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2. voi dei parioli siete tutti uguali

«Ludo, ferma!» la voce di Gianmarco mi raggiunge, impedendomi di fare ancora un passo per uscire dal cancello. L'ultima campanella è suonata e non ho alcuna intenzione di trascorrere un minuto in più qua dentro, ma a quanto pare mi tocca rivedere i miei piani.
«Ehi!» mi volto verso il ragazzo, sfoggiando uno dei miei sorrisi meno sinceri.
«Volevo renderti questa.» estrae la mano dalla tasca del suo piumino bianco allungando poi verso di me una penna, o meglio, la mia penna blu. «L'avevi lasciata sul banco e ti cercavo per restituirtela.»
Gli rivolgo uno sguardo interrogativo, mentre afferro dubitante la penna dalle sue mani.
«Oh, grazie...» il mio, più che un ringraziamento, esce dalla mia bocca come una domanda. Gianmarco non me l'ha mai raccontata giusta e non me la racconta giusta nemmeno adesso, anzi, soprattutto adesso.
Sono in piedi di fronte a lui in imbarazzo, vorrei allontanarmi e raggiungere Sergio in macchina ma non so come abbandonare la conversazione, ora completamente muta che rende tutto ancora più spiacevole, fino a quando non è lui a salvare entrambi dal grande imbarazzo in cui eravamo caduti.
«Figurati, se ti va possiamo andare a mangiare qualcosa insieme.» pensandoci bene era meglio rimanere in silenzio come prima, lo preferivo di gran lunga. Come immaginavo la penna era solo una scusa per raggiungere il suo secondo fine, tanto che inizio a pensare che sia stato proprio lui a toglierla dal mio astuccio apposta.
Se prima mi trovavo in imbarazzo per non sapere come salutarlo adesso mi sento ancora peggio nel dover rifiutare il suo invito. Gianmarco è senza dubbio un bel ragazzo, ma al momento non è ciò di cui ho bisogno io.
«Grazie dell'invito Gian, ma mi stanno aspettando in macchina...se vuoi facciamo un'altra volta.» lo sbaglio più grande che si possa fare è quello di proporre una prossima volta a qualcuno che si ha appena rifiutato, ed è quello che ho appena fatto io.
«Certo che voglio, non ti preoccupare!» esclama sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi, a differenza del mio. «Ti lascio andare allora, a domani e saluta tua madre!» detto ciò mi fa un cenno con la mano e senza darmi, fortunatamente, il tempo di rispondere, si volta e torna indietro.

Anche io mi volto, tirando un sospiro di sollievo nell'aver appena terminato quell'imbarazzante conversazione. Con passo molto svelto, senza però correre dato che inciamperei subito su queste scarpe che maledico ogni mattina, esco definitivamente dal cancello, attraverso la strada e mi tuffo in macchina dove c'è Sergio ad aspettarmi occupando, ovviamente, il sedile del passeggero.
«Chi era quel ragazzino, signorina? Il vostro Flynn?» scoppio a ridere nel constatare che Sergio ricorda ancora il nome del fidanzato di Rapunzel: da piccola ogni giorno durante il tragitto per andare a scuola gli raccontavo la storia di Rapunzel essendo la mia preferita, iniziavo menzionando anche i minimi dettagli restringendo poi tutto all'estrema sintesi dato che arrivavamo davanti alla scuola. Non c'era mattinata in cui non terminassi la mia storia con il classico ma eterno e vissero tutti felici e contenti. Il fatto che Sergio ricordi ancora queste piccolezze mi fa sorridere, significa che mi ascoltava anche quando gli raccontavo le cose più stupide, cosa che c'è chi non fa neanche con quelle più serie.
«Direi che si avvicina più alla bestia di Belle.» dico tranquilla allacciando la cintura, alludendo al fatto che da piccola tutti mi paragonavano a quella principessa.
«Come sei cattiva!» mi rimprovera, girando le chiavi nel quadro della macchina.
«Scherzo, lo sai. È solo che è un tipo che non mi ha mai convinto, diciamo così...mi ha chiesto anche di salutargli la mamma.» spiego mentre la voce della radio fa da sottofondo per la strada verso casa.
«La mamma?» domanda lui, stupito.

Gianmarco è figlio di vecchi amici dei miei genitori, o meglio, le nostre madri sono sempre state molto amiche anche, e soprattutto, quando si sono sposate con i rispettivi mariti, ovvero i nostri padri. Inevitabilmente anche loro hanno stretto amicizia, "costretti" a vedersi ogni qualvolta le due decidessero di uscire. Con il fatto che si frequentano da sempre, quando eravamo più piccoli si portavano dietro anche me e Gianmarco e per questo siamo stati costretti a passare del tempo insieme, anche se non appena siamo diventati più grandi evitavamo le lunghe uscite noiose delle nostri madri. Nonostante questo però ho sempre avuto l'impressione che Gianmarco provasse qualcosa per me, da quando era piccolo e mi portava i fiori fino ad ora che inventa scuse ridicole per invitarmi ad uscire. È un bel ragazzo e nessuno lo può negare, ma fin troppo perfetto e narcisista per una come me, che di questo mondo dei parioli ne ha già abbastanza. A scuola è abbastanza conosciuto per le bellissime feste che organizza nella sua casa a Fregene insieme ai suoi amici. L'élite di una scuola già piena di élite, in pratica. Questa mia teoria non ha fatto altro che essere alimentata anche da mia madre che per anni ha provato a buttarmi tra le sue braccia spendendo solo buone parole sul suo conto al contrario di mio padre che invece lo ha sempre sminuito, poiché lo considera tutto fisico e poco cervello.

Piccola Stella | UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora