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14. Maritozzi, ricordi e incomprensioni 

Se hai voglia di una sigaretta, io sono qua fuori.

«Non fumo, lo sai.» dico una volta scavalcato il muretto che divide la nostra proprietà col suolo pubblico, stando attenta a non farmi vedere da nessuno.
Niccolò è a pochi passi da me, illuminato dalla fioca luce della luna e dei lampioni con una sigaretta tra le labbra mentre fissa il vuoto. Mi stava aspettando perché sapeva già che lo avrei raggiunto?
Fa un piccolo salto non appena sente la mia voce, ruotando subito il capo verso di me, incapace di trattenere un sorrisetto. «Non è mai tardi per provare, lo sai.»
«Perché mi hai chiesto di venire qui, Niccolò?» domando abbandonando i giochi. Mi avvicino sempre più a lui stringendomi nella mia felpa, decisamente troppo leggera per una serata di metà dicembre, nonostante sia imbottita di lana calda.
«Io non ti ho chiesto niente, ti ho semplicemente detto che ero fuori. Sei tu che mi hai raggiunto.» dice lui gettando a terra la sua sigaretta seppur non del tutto terminata, guardandomi avanzare sempre più nella sua direzione.
Alzo un sopracciglio, stupita. «In tal caso posso anche andarmene, non ho niente da dirti.» mi volto, già in cammino per andarmene, fino a che non sento la sua presa sul mio polso. Il suo tocco, contrariamente a quello di Gianmarco è dolce e delicato, nonostante mi urli disperatamente di restare.
«Resta, ti prego.»
In risposta sbuffo, incapace di dire di no a quegli occhioni così grandi. «Dimmi cosa vuoi, una volta per tutte.» questa volta sono decisa, non può sempre prendere tutto alla leggera per poi diventare serio tutto insieme.
«Voglio trascorrere un po' di tempo con te.» questa frase, già sentita, riesce sempre a scaturire qualcosa di nuovo dentro di me.
«A mezzanotte, su un muretto?» soffoco una risata. Va bene che domani è domenica, ma stare su un muretto al buio se non per la luce debole emanata dai lampioni, per di più al freddo di dicembre mi sembra un po' eccessivo.
«Possiamo andare ovunque tu voglia.» dice, indicando con un cenno del capo la sua Jeep poco distante da noi, al che mi lascio sfuggire un sorriso. Ha sempre la soluzione pronta a tutto.
Il mio sorriso però si spegne non appena mi ricordo di essere una ragazza appena maggiorenne, che vive ancora in casa con i suoi genitori dai quali, seppure la sua carta d'identità dice il contrario, dipende sempre. «Non penso proprio, se i miei non mi trovano in camera mi taglierebbero la testa.»
«Fatti coprire da Lorenzo, è un tipo adatto per 'ste cose.» alza le spalle lui, pronunciando quelle parole come la cosa più ovvia al mondo. Dopotutto per lui è tutto semplice, perfino i sentimenti.
Sbuffo per l'ennesima volta, mio fratello in un'ora sembra aver legato con Niccolò più di quanto abbia fatto io. «Avete parlato mezz'ora e già sembrate sapere tutti e due tutto sull'altro?» mi lascio scappare, pentendomene poco dopo nel vedere i suoi occhi illuminarsi.
«Lorenzo ti ha detto che abbiamo parlato?» annuisco alla sua domanda. «Allora parlate di me!» esclama con un sorriso soddisfatto, facendomi diventare paonazza. Se Dio vuole almeno è notte.
Fingendomi offesa, metto il broncio. «Smettila, o con te non vengo da nessuna parte.»
«Stai dicendo che accetti il mio invito?» domanda ammiccante, è stupido o cosa?
Metto una mano avanti, mentre con l'altra afferro il telefono dalla tasca della felpa. «Non farmi cambiare idea prima del dovuto, ti prego.»

Messaggio a Lorenzo
Ho bisogno che tu mi copra con mamma e papà, sono uscita dalla porta sul retro e devo andare in un posto con una persona.

Messaggio da Lorenzo
La stessa persona che fino a poco fa stava mangiando alla nostra tavola, quella con i capelli mori, l'orecchino e parecchi tatuaggi?

Messaggio a Lorenzo
Sì, lui. Allora, puoi?

Messaggio da Lorenzo
E me lo chiedi pure? Certo! Io tifo per lui, molto meglio di quel montato di Gianmarco.

Piccola Stella | UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora