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50. Come fa un poeta

«Non fa' così, che poi nemmeno io voglio andarmene più.» sussurra Niccolò sull'uscio della porta. Adriano lo sta aspettando in macchina, dopo avermi avvolta in un abbraccio in segno di saluto si è allontanato così da lasciare a me e Niccolò la possibilità di salutarci. Senza dire niente lo attiro a me. Dopo aver trascorso questi quattro giorni intensi, seppur brevi, insieme a lui non sono pronta a vederlo andare via di nuovo.
Ormai il tempo è scaduto, Niccolò deve arrivare a Napoli prima possibile e non posso di certo essere io a rallentarlo.
«Chiamami quando arrivi.» tiro su col naso, allontanandomi dalla presa del ragazzo che mi guarda con aria intenerita.
Mi accarezza dolcemente la guancia, abbozzando un sorriso prima di lasciarmi un bacio a fior di labbra.
«Ci vediamo all'Olimpico, stellì.»

4 luglio
Roma, stadio Olimpico

Roma è invasa, oggi. Alberghi pieni, gente in tenda accampata davanti allo stadio da ieri mattina e locali pieni di turisti che indossano almeno un capo del merchandising di Ultimo. Roma oggi è invasa ed è tutta di Niccolò, è riuscito a conquistarla.

Quando è tornato nella nostra città, reduce dal suo primo stadio a Lignano Sabbiadoro non abbiamo avuto nemmeno il tempo materiale per vederci. È rimasto chiuso in casa da solo per tutta la mattinata e verso le tre e mezza si è diretto allo stadio per fare le prove generali e provvedere alle correzioni dell'ultimo minuto. Io sono arrivata più tardi, intorno alle sette insieme a Priscilla, Gabriele, Chiara, Alessandro, Federica, Benedetta e Tiziano. I due hanno finalmente ufficializzato la loro frequentazione che per il momento non è niente di più. Adriano è stato tutto il giorno insieme a Niccolò nei camerini dello stadio, insieme al suo manager e a tutto lo staff che si è preso cura di questo tour, dalla prima data a Vigevano alla grande conclusione allo stadio Olimpico.

Adriano, vedendoci entrare dal grande cancello riservato allo staff dal quale si può accedere solamente col pass, liquida l'addetto alle luci con cui stava parlando per venire verso di noi. «Ciao ragazzi, Niccolò è negli spogliatoi...non vuole vedere nessuno, forse solo tu Ludo riesci a farlo ragionare.» ha il tono stanco e nervoso, è visibilmente preoccupato per l'amico che si sa, in questi momenti diventa difficile da gestire.

Senza pensarci due volte annuisco, seguendo il ragazzo, il quale mi fa strada nell'immensa struttura che da piccola vedevo solamente proiettata in televisione quando mio padre guardava le partite. Dopo aver attraversato una parte dello stadio per cui molte persone pagano anche un biglietto per visitarlo arriviamo davanti ad una porta chiusa, con sopra lo stemma della Roma.

«È qua dentro, è andato in paranoia...sai com'è, lo conosci.» mi informa Adriano prima di bussare lentamente sulla superficie bianca, oltre la quale si sente solo un lamento che però non frena il ragazzo da spalancare la porta. «Nic t'h portato qualcuno con cui forse hai voglia di parlare.» con la mano poggiata sulla mia schiena mi invita a fare un passo avanti, entrando nella sala. Lungo le pareti sono esposte tutte le maglie giallorosse dei giocatori, mentre al centro c'è un grande divano con due lampade ai lati ed un tavolino nel mezzo. Niccolò è steso sul sofà con una mano a coprirgli il volto mentre nell'altra tiene la macchinetta della pressione.
Quando sente le parole di Adriano scosta due dita in modo da vedere chi ha portato il suo amico e quando si rende conto che si tratta di me, diversamente da come avevo pensato, torna a coprirsi l'intera faccia.

«Portala via, non voglio che mi veda in queste condizioni.» sento una voragine aprirsi dentro al petto quando pronuncia questa frase, ignorando completamente la mia presenza, come se io non fossi lì ad ascoltare.

Per la prima volta prendo una presa di posizione. Mi volto verso Adriano annuendo, voglio fargli capire che va tutto bene, che adesso nonostante le parole del suo amico rimarrò con lui. Fortunatamente il ragazzo capisce al volo e si allontana, chiudendosi la porta alle sue spalle lasciandoci da soli.
Quando Niccolò sente il rumore della porta chiudersi libera il volto dalle sue mani tirandosi su a sedere. Rimane però di sasso quando nota la mia figura ancora in piedi, fissa dove prima intenta a guardarlo.

Piccola Stella | UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora