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42. Chiacchierata con papà

Starnutisco, per la decima volta nel giro di otto minuti. Dopo la serata trascorsa al lago insieme a Niccolò mi sono ritrovata con il naso chiuso e un terribile mal di gola. Forse avremmo dovuto pensarci due volte prima di uscire alle prime luci del mattino con solo due misere felpe addosso
Ma nonostante le conseguenze disastrose rifarei tutto da capo, è stata la serata più bella della mia vita. Ho ballato, ho trascorso una bellissima cena insieme alla mia famiglia, ho visto mio padre scherzare con Niccolò, sono tornata nella casa sul lago a Bracciano, Niccolò ha detto di amarmi e abbiamo guardato l'alba abbracciati dopo aver fatto l'amore.
Sento qualcuno bussare alla porta. Sono le quattro di pomeriggio ma in casa non c'è nessuno, Benedetta è a Tivoli con sua madre, Anna è di festa e Niccolò è impegnato in studio per l'imminente uscita dell'album. Leggermente spaventata sussurro un avanti, nascondendomi di poco con la coperta, quanto basta per riuscire a vedere chi sta entrando nella mia stanza. Lancio un sospiro di sollievo nel vedere la figura alta di mio padre, vestito in abiti da casa, fare il suo ingresso con il suo solito sorriso.

«Papà, cosa ci fai tu a casa?» domando tirandomi su a sedere. Dovrebbe essere a lavoro, di solito stacca sempre non prima delle sei e mezza.

«Finito presto di lavorare, di questi tempi sempre meno persone ricorrono all'aiuto degli avvocati.» fa spallucce, sedendosi poi sul mio letto. «Allora, come ti senti?»

«Meglio rispetto a ieri, ma ho ancora un forte mal di testa.» dico in un lamento mentre mi porto la mano sulla tempia. È da questa mattina appena sveglia che pulsa, la tachipirina ha alleviato il dolore solo per qualche ora.

«È normale. Vorrei capire però come hai fatto a beccarti un'influenza del genere.»

«Te l'ho detto, qualche sera fa quando sono rimasta da Benedetta la mattina ci siamo alzate presto per andare a correre. Mi ha implorata e alla fine ho ceduto, devo aver preso una frescata.» molto tempo a letto con i dolori influenzali mi è servito ad elaborare una scusa plausibile per giustificare il mio male stare.

«E Benedetta come sta?» continua, interessato.

«Sta bene, lei è abituata...esce a correre quasi ogni mattina.» è da quando avevamo tredici anni che Benedetta almeno tre volte alla settimana si alza alle prime luci dell'alba ed esce a correre prima di andare a scuola. Ha iniziato per tenersi allenata per l'atletica, ma poi è diventata una vera e propria abitudine. Lei infatti da anni frequenta l'Acquacetosa, una società di atletica in cui sono iscritti sia principianti che agonisti. Benedetta è sempre stata una tipa sportiva, come io ho la danza lei ha l'atletica. E seppur i suoi genitori non siano al settimo cielo, il suo più grande è quello di partecipare alle olimpiadi e diventare un'atleta di successo.

«E invece con Niccolò, come va? Ricordo che non ti stava molto simpatico...mi è sembrato strano vederlo al tuo spettacolo.» mio padre cambia argomento e non appena sento quel nome mi blocco. Qua c'è qualcosa che non mi torna.

«Quando eravamo più piccoli no, ma negli ultimi tempi l'ho conosciuto meglio e siamo diventati amici.» faccio spallucce, come per fargli capire che non lo considero importante. «Poi quando ho invitato Anna c'era anche lui con noi, mi sembrava brutto tagliarlo fuori...»

«Amici? Quindi vi vedete anche fuori?» chiede energico, sembra davvero interessato alla risposta.

«No, solo quando viene a trovare Anna qua a lavoro. Un paio di volte è venuto a prendermi a lezione di danza perché non c'era nessuno a casa che poteva, ma niente di più.» mento spudoratamente. Non mi piace questa situazione, mi sembra di essere sottoposta ad un interrogatorio, è l'atteggiamento di mio padre è alquanto strano, decisamente non da lui.

Piccola Stella | UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora