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47. L'ultima scogliera

30 giugno, ore 9:21

Tra un'ora e dieci minuti avrà inizio il mio orale di maturità, che andrà definitivamente a chiudere il mio esame iniziato otto giorni fa con la traccia di Italiano, sei ore di agonia e angoscia. Dopo aver sostenuto le due prove scritte ho iniziato a studiare come una matta tutto il programma, fin troppo vasto. Dentro quelle buste ci potrebbe essere di tutto, dall'immagine di un sasso a quella di Albert Einstein, ed io non ho la minima idea di cosa possa capitarmi.
Sono passati quattro giorni dall'ultima volta che ho visto Niccolò, dopo i suoi quattro concerti nella capitale. Non ci siamo sentiti più di tanto, io sono sempre impegnata a studiare e lui lo è con il tour. Sembra essere diventato impossibile conciliare le nostre vite, ed ogni volta che ci penso e un senso di energia negativa mi assale, penso che è solo una fase. Quando questa maturità sarà finita, potrò dedicarmi a lui e alla sua musica. In questi ultimi giorni mi sono limitata ad un messaggio prima dell'inizio di ogni concerto, andando a dormire poco dopo per il sonno arretrato. Sono continuamente in movimento tra la scuola, casa e la biblioteca dove mi riunisco con Benedetta ed altre nostre compagne di classe per studiare.

Oggi però tutto questo finirà, oggi chiudo per sempre i libri. Guardo con aria malinconica il vialetto di ingresso che da cinque anni percorro con astio. Ho sempre odiato questa scuola e la sua targhetta di riconoscimento su quelle divise maledettamente scomode che ho sempre detestato. Ho sempre odiato chi la frequenta, i volti stanchi dei ragazzi per le ore piccole fatte in chissà che club esclusivo a farsi di chissà quali droghe, le ragazze che piangevano per un'unghia spezzata e gli inseganti che guardavano dall'alto in basso ciascuno di noi, prendendo puntualmente di mira il ragazzo meno ricco che era entrato grazie ad una borsa di studio.
Ho sempre odiato questa scuola e tutto ciò che la riguardava, eppure vedere tutti quei ragazzi all'esterno che esultano imbevuti di spumante, genera in me un senso di fastidio immenso. Cosa farò una volta uscita da qui con il diploma in mano? Devo seguire il mio cuore ed essere felice o fare ciò che gli altri si aspettano da me e rendere felici loro?

Torno a guardare di fronte a me. Benedetta, Gianmarco e Lorenzo parlano tranquillamente tra loro. Benedetta sorride raggiante, è nella più totale tranquillità in quanto ha affrontato l'esame ieri ed ha fatto una splendida figura, com'era da immaginarsi. Gianmarco, il quale è tornato a parlarmi da circa una settimana, è nella mia stessa condizione in quanto avrà l'orale poco dopo di me, la D e la F nell'alfabeto sono vicine. Ci eravamo organizzati per una giornata di studio, ma tutti hanno dato buca all'ultimo e perciò siamo rimasti solo noi e, volendo o no, ha dovuto parlarmi. Mi ha chiesto come andasse con Niccolò e mi ha parlato di una sua frequentazione con una persona, ma non ha voluto dirmi chi, probabilmente per scaramanzia. Lorenzo invece nonostante sia in piena sessione è tornato a Roma per un paio di giorni, giusto il tempo della mia maturità. Ha detto che non se la sarebbe persa per niente al mondo, a costo di non presentarsi all'esame.

«Ho paura.» dico, con le mani sul volto. Per quanto ami i miei amici e mio fratello al momento non sono le persone giuste per infondermi il coraggio e la sicurezza di cui ho bisogno. Quando Niccolò è tornato a Roma mi ha detto esplicitamente che non sarebbe potuto essere presente oggi. Come biasimarlo, ieri ha suonato a Napoli e domani sarà a Torino, è matematicamente impossibile che sia qui. Di fronte a lui ho cercato di fare la parte della comprensiva, nonostante dentro stessi morendo.

«Lo so, ma quanto entri lì dentro passa tutto, fidati.» mi si avvicina Benedetta, afferrandomi per le spalle. Le sorrido, fingendo che le sue parole mi abbiano rassicurata. In questo momento solo una persona può farlo, e quella persona non è qui.
Noto Lorenzo che batte il piede a terra, più nervoso di me. Si guarda intorno controllando ogni tre per due il suo cellulare. Siamo nel cortile della scuola, è ancora presto per entrare, mi verrebbe solo più ansia.

Piccola Stella | UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora