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23. Pianeti

È il dieci dicembre. Domani è il compleanno di mio fratello ed io sono in camera intenta a preparare una piccola valigia con qualcosa da portarmi per tre giorni a Milano. Ne ho parlato con i miei genitori e, grazie ad una piccola ed innocente bugia hanno acconsentito a mandarmi da Lorenzo nel capoluogo lombardo. La versione che ho raccontato a loro è quella che saremo solamente io e Benedetta, con alcuni amici di Lorenzo, a raggiungerlo. In realtà non c' nessun amico, né Benedetta sarà lì con noi. Ci saremo soltanto io e Niccolò, che al momento mi aspetta di sotto pronto per un lungo viaggio fino al nord Italia.

Saluto i miei genitori con un bacio mentre mi prendo qualche minuto per stringere forte il mio fratellino che mi ha consegnato un disegno da dare a Lorenzo da parte sua. Anche Anna mi saluta con un abbraccio, che ricambio ma non riuscendo a guardarla negli occhi senza provare un enorme senso di colpa. Lei, alla quale ho sempre raccontato tutto da quando sono bambina come fosse una seconda madre, è allo scuro del fatto che io stia trascorrendo tutto questo tempo assieme a suo figlio.
Metto da parte i sensi di colpa giusto il tempo di sentire le ultime raccomandazioni per poi chiudermi il portone alle spalle e avviarmi verso l'auto di Niccolò, stavolta più lontana del solito per non attirare l'attenzione di qualche vecchia pettegola.

«Stellì, pronta a trascorrere sette lunghe ore insieme a me?» domanda sorridendo mentre carica la mia valigia nella bauliera, da vero gentiluomo. Mi domando come faccia ad essere così energico e scattante alle otto del mattino, io a malapena mi reggo in piedi.

«Prontissima.» rispondo ironica allacciando la cintura mentre mi stendo sul poggiatesta, chiudendo gli occhi. «Tu fai quello che vuoi, io dormo.»

«Non credo proprio, stellì. Non ho intenzione di farmi Roma-Milano da solo.» dice poco prima di mettere la mano sullo stereo, già acceso a volume moderato per girare la rotellina e alzare il volume al massimo. Una musica decisamente allegra riempie l'auto e lui si scatena come fossimo in discoteca, di fronte a me che presa alla sprovvista, mi tappo le orecchie cercando disperatamente di abbassare quel suono incessante.

Quando poi ci riesco sbuffo, ha vinto. «Va bene, non dormirò. Però troviamo qualcosa di interessante da fare.» affermo incrociando le braccia, facendo scorrere il mio sguardo sul panorama fuori dal finestrino. Siamo sul raccordo, stiamo per lasciare Roma ed il vero viaggio sta per iniziare. Non so come la prenderà Lorenzo, se sarà arrabbiato per aver mentito a mamma e papà oppure se sarà semplicemente felice di vedermi, e di rivedere Niccolò.

«Tu l'hai mai sentita una mia canzone?» domanda ed io mi sento avvampare. E ora come glielo dico che io le sue canzoni le so tutte a memoria?

«Un paio, quando le passavano in radio.» rispondo vaga, mentendo spudoratamente. Non gli darò mai questa soddisfazione, mai. Improvvisamente allunga un braccio per aprire lo sportello di fronte a me, dal quale estrae due custodie, che mi porge.

«Se vuoi, qua ci sono i miei dischi. Odio ascoltare la mia voce, ma per te posso fare un'eccezione.» il mio cuore perde un battito a queste parole e senza perdere altro tempo inserisco il suo primo disco, Pianeti. Cercando di smascherare la mia incontenibile felicità nel poter ascoltare le sue canzoni insieme a lui, cerco di rimanere sull'indifferente.

«Non sapevo scappassi da scuola a quindici anni.» dico con una punta di ironia nella voce, girandomi la custodia del cd tra le mani. Non l'avevo mai vista, ho sempre ascoltato la sua musica tramite il cellulare ma non ho mai tenuto un suo disco fisicamente in mano. Ed è bellissimo, in copertina c'è lui, presumibilmente seduto su una sedia con in mano un paio di occhiali da sole. All'interno ci sono altre foto che lo ritraggono, molte di queste al pianoforte.

«Già. In seconda liceo sono stato bocciato due volte, facevo il linguistico. Me ce vedi a parlà tutte quelle lingue, io che manco parlo l'italiano?» domanda ridendo, con il suo pungente accento romano che scompare solo quando canta.

«No, direi di no.» affermo continuando ad esplorare il disco mentre le note de Il capolavoro riempiono l'auto. La mia attenzione viene catturata da un libretto inserito all'interno del disco. La copertina è la stessa del cd, e non appena lo apro davanti a me si para un lungo testo di ringraziamenti. Inizio a leggerli, uno per uno. Sorrido nel vedere come ringrazia i suoi amici, ricordandoli non per quello che hanno fatto nella sua carriera, ma nella sua vita. Li ricorda con semplici episodi della vita quotidiana.
Dopo gli amici si passa allo studio, a tutti coloro che hanno contribuito invece nella sua carriera e all'aspetto più tecnico. Ovviamente non può mancare la sua famiglia: Anna per il pianoforte, suo padre per le 'critiche" e i suoi fratelli. Ma c'è una frase che attira particolarmente la mia attenzione, una frase che fa scomparire il sorriso che mi si era creato in volto. Una frase che, inevitabilmente, mi procura una piccola crepa sul cuore.

Infine grazie al blu negli occhi di Wendy per avermi ispirato in più di una canzone.

Sapevo benissimo che le sue canzoni sono scritte per una ragazza, è inevitabile, ma vederselo scritto così davanti agli occhi mi ha fatto male, tanto. Un male a cui però non trovo giustificazione. Ormai nemmeno io posso più scappare ai sentimenti che provo per Niccolò, ma alla fine tra noi non c'è niente, non stiamo insieme, perché mi dà così fastidio che lui si sia ispirato agli occhi blu di un'altra?

«Che te sei incantata?» domanda Niccolò rivolgendomi uno sguardo divertito. Mi ero talmente persa nei miei pensieri che siamo già arrivati alla quinta canzone, Sabbia. Chiudo velocemente il libretto rimettendolo all'interno del disco che ripongo nel cassetto da dove era stato tirato fuori. «Te piace vè?» chiede conoscendo già la risposta.

«Sì, ho letto anche quel testo di ringraziamenti. I tuoi amici devono essere persone davvero speciali.» affermo, e non appena pronuncio questa frase noto il suo sguardo spegnersi, farsi più cupo. Nessuno meglio di lui sa cosa c'è scritto all'interno di quel libretto, e adesso lo so anch'io. Ma se tra noi non c'è niente, come mai anche lui sembra essere dispiaciuto del fatto che io l'abbia letto?

«Lo sono, senza di loro non sarei mai riuscito ad arrivare dove sono.» dice, stringendo il volante. La tensione in questa macchina è diventata tanta, forse anche troppa. Io mi appoggio al finestrino con le braccia conserte. «Vorrei tanto farteli conoscere, ma non trovo mai il momento adatto.» ah Niccolò, se solo sapessi che sono io quella che ogni volta fa in modo di far saltare i piani per la paura che ho di conoscerli.

«Avremo modo.» mi limito a dire, non ricevendo risposta. Voglio solo rilassarmi e cercare di eliminare quelle righe dalla mia mente, anche se quest'impresa sembra impossibile dato che continuano a rimbombare nella mia testa in maniera incessante.

Ludovica e Niccolò partono ma nemmeno il tempo di lasciare la regione che già si respira un'aria di tensione e negatività...Ludovica si trova infatti a fronteggiare il fatto che le canzoni di Niccolò, che lei ha sempre ascoltato, sono dedicate ad una ragazza, la quale è stata citata da Ultimo in un testo di ringraziamenti. Senza riuscire a darsi una spiegazione un senso di fastidio si fa spazio in lei, e nemmeno il ragazzo al suo fianco sembra da meno...riuscirà la nostra protagonista a dimenticarsi quelle parole? A domani!! 🤍

Piccola Stella | UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora