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7. Pranzo coi nonni


Poso una mano sulla mia bocca, cercando di coprire lo sbadiglio che ho trattenuto per fin troppo tempo, è domenica e come da consuetudine abbiamo i nonni come ospiti pranzo.

È passata quasi una settimana dal giorno in cui dopo la mia estenuante lezione di danza ho accompagnato Niccolò a Trastevere sul mio motorino e da quella sera non faccio altro che pensare alle braccia tatuate del ragazzo che mi cingevano la vita mentre cercavo di rimanere concentrata per le strade di Roma, oltre a quell'abbraccio in cui mi ha avvolta come segno di riconoscenza. 

Una settimana che non ho più notizie di Niccolò dato che non si è più fatto vivo in questa casa.
«A che pensi Ludo?» chiede Riccardo, dondolandosi sulla sedia di fianco a me.

Riccardo è mio fratello più piccolo, ha sette anni e frequenta la seconda elementare. È di una dolcezza immensa, sempre pronto a confortare chi gli sta attorno anche solo con un abbraccio, ma quando si intestardisce su qualcosa, che sia un gioco o altro, nessuno è in grado di smuoverlo da lì, un po' come me.
Possiamo dire che Riccardo è stato un fulmine a ciel sereno: c'eravamo già io e Lorenzo, mio fratello più grande, ma per un incidente, o meglio sprovvista, dopo nove mesi è nato Riccardo, che penso tutti considerano  lo sbaglio più bello di sempre. È un vortice di gioia, illumina la casa in qualsiasi stanza entri con la sua vivacità e la sua risata decisamente contagiosa, e ad essere sinceri questo posto ha tanto bisogno di vedere un po' di sole.
Anna stravede per lui, anche se ogni volta mi ripete che sono io la sua preferita dato che ha già avuto tre figli maschi e le sono bastati oltre che avanzati, mentre Sergio pare essere il suo prediletto: quando gli hanno regalato la macchina giocattolo Jeep trascorrevano intere giornate in giardino. Sergio si dilettava a insegnarli come girare il manubrio mentre Riccardo sembrava divertirsi un mondo, illuso del fatto di essere veramente lui a guidare il veicolo mentre Sergio teneva dietro la schiena il piccolo telecomando cercando di far coincidere ogni sua mossa con i pulsanti.

«A niente.» rispondo semplicemente, con la testa poggiata sul palmo della mano e gli occhi che stanno lottando per non chiudersi.
«Non si può non pensare a niente.» per l'età che ha è un bambino decisamente intelligente, alle volte anche troppo dato che cerca di ficcare il naso ovunque, soprattutto nelle cose che non lo riguardano.
«Il tuo cervellino lavora troppo.» ridacchio, scompigliandogli i morbidi capelli castani prima di venire interrotta dalla voce di mio nonno.

«Come va la scuola, Ludovica?» domanda mio nonno con un sorriso caldo.
«Tutto bene.» rispondo semplicemente alzando le spalle, cerco sempre di rispondere nella maniera più garbata possibile dato che la mia famiglia è una di quelle che tengono molto all'educazione e soprattutto al modo di rivolgersi agli altri.
«Quest'anno avrai la maturità, come ti senti?» chiede questa volta mia nonna con una punta di eccitazione nella voce, lei più di tutti tiene al nostro andamento scolastico e non desidererebbe altro che vederci tutti con la corona d'alloro sulla testa e saperci felicemente sistemati nelle nostre case con le nostre nuove famiglie.
«Preferisco pensarci il più in là possibile.» ironizzo, mettendo in bocca una piccola forchettata di gnocchi.
«E cosa ti piacerebbe fare dopo?» continua sempre lei. Non è rimasta contenta della mia risposta precedente, l'ho visto dal modo in cui i suoi occhi si sono leggermente aperti dato lo stupore e dalla piccola risata fuoriuscita per sbaglio dalla bocca di mio padre, seduto di fronte a me mentre al suo fianco siede mia madre con lo sguardo terrorizzato sempre verso la mia direzione. Ha paura di quello che possa rispondere.

Entrambi i miei genitori sono, ovviamente, a conoscenza della mia passione per la danza e spesso abbiamo parlato di un mio eventuale futuro in questo campo. Ho molte volte espresso ciò che è il mio sogno di diventare una ballerina e nonostante le loro aspettative per il mio futuro fossero ben diverse hanno trovato giusto non tarparmi le ali e permettermi di coltivare la mia passione per le punte, considerando che un lavoro fatto controvoglia è un lavoro sprecato e fatto male.

Piccola Stella | UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora