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35. Questione privata

Servizi in porcellana, discorsi ben formulati, cravatte e lunghi abiti da sera. Non partecipavo a questo tipo di eventi da tempo, tanto che mi ero quasi scordata di come fossero. Ma non mi sono di certo dimenticata l'effetto che hanno su di me: disgusto.

Fortunatamente oggi non ho dovuto far uscire Niccolò dalla finestra come un ladro, ma come un normalissimo ragazzo dieci minuti prima che i miei rientrassero. Avrei fatto di tutto per rimanere con lui ma, cena o no, non sarebbe stato comunque possibile visto che prima o poi i miei sarebbero pur sempre tornati a casa. Ci siamo salutati con un bacio e la promessa di rivederci domani dopo la mia lezione di danza, l'ultima prima del grande spettacolo. Sorrido al pensiero mio e del ragazzo insieme. Solo ricordarlo mi trasporta lontano dalla realtà, lontano da questo mondo in cui lui sembra essere diventato l'unica fonte di luce.

A riportarmi coi piedi a terra è la voce di mio fratello, che tira la manica della mia maglia. Ho deciso di essere più semplice possibile, indossando una gonna grigia con sopra una maglietta nera a collo alto. Ai piedi ho i miei soliti anfibi, volevo star comoda.

«Ludo, c'è quel tuo amico di scuola.» alle parole di Riccardo alzo la testa incrociando lo sguardo di Gianmarco che mi sorride mentre agita una mano nella mia direzione. Come ho fatto a dimenticarmi che anche il padre di Gianmarco lavora nella stessa azienda di mio padre? Grazie al rapporto di amicizia molto stretto che lega le nostre madri suo padre ormai parecchi anni fa è riuscito a entrare nella stessa ditta in cui da poco lavorava anche il mio.

Ricambio il suo saluto da lontano, sbuffando quando lo vedo avanzare verso di me. La cena non è ancora iniziata, è stato servito solo un piccolo aperitivo mentre le portate vere e proprie arriveranno tra minimo un'ora. Giusto il tempo di far scambiare agli invitati quattro chiacchiere sugli ultimi affari e alle donne di parlare dell'ultima borsa di Celine.

«Ciao Ludo, sei molto bella stasera.» afferma il ragazzo ormai di fronte a me, salutandomi con due baci sulla guancia. Gli sorrido. Anche lui è molto bello con questo completo elegante che lo fascia alla perfezione. Ma non sarà mai bello come Niccolò nei suoi semplicissimi jeans leggermente strappati e la t-shirt con la sua firma sopra. Si piega leggermente per salutare mio fratello che non va oltre ad un semplice Ciao detto anche con un po' di astio. Trattengo una risata, non gli è mai andato a genio Gianmarco, sin da quando era piccolo e lui e sua madre trascorrevano i pomeriggi a casa nostra.
Fortunatamente però dopo aver scambiato due parole trova dei ragazzi della sua età, anch'essi figli di papà con una puzza sotto al naso decisamente evidente. Dopo aver rifiutato generosamente il suo invito ad unirmi con loro rimango finalmente sola insieme a mio fratello, che mi guarda divertito.

«Cos'hai da ridere sotto i baffi?» gli domando alzando un sopracciglio.

«Non lo sopportavi più, si vedeva lontano un chilometro.» stavolta sono io a ridere. Questo bambino mi stupisce ogni giorno di più. «Tu sopporti solo il tuo fidanzato.» mi faccio improvvisamente seria, abbassandomi alla sua stessa altezza così da averlo davanti agli occhi.

«E chi sarebbe il mio fidanzato?» aggrotto la fronte. So benissimo cosa intende.

Alza le spalle. «Niccolò.» dice come se fosse scontato, come se fosse la cosa più naturale al mondo.

«Niccolò non è il mio fidanzato.» lo correggo, ridacchiando. «È un mio amico.» sto dicendo una mezza bugia, Niccolò non è un amico, ma nemmeno è il mio ragazzo.

«Gli amici non si sbaciucchiano come fate voi.» a questa affermazione spalanco gli occhi. Com'è possibile che ci abbia visti?

«E tu cosa ne sai?» domando, volendo far luce sulla questione.

Piccola Stella | UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora