31. Sanremo, prima serata
Mi trovo seduta sul divano del salone in casa di Niccolò, intenta a conversare con gli altri ragazzi dopo aver mangiato delle ottime pizze da asporto prese nella pizzeria di fiducia del padrone di casa il quale, al momento, non è presente.
Alessandro si è offerto gentilmente di passare a prendermi e con la scusa di una cena con alcuni miei vecchi compagni delle medie me la sono svignata in quella bellissima casa in mezzo al verde per trascorrere una serata con gente che fondamentalmente nemmeno conosco. Oltre ai ragazzi, tutti presenti tranne Adriano che è partito assieme a Niccolò alla volta di Sanremo, sono rimasta sorpresa, ed anche un po' intimorita quando, appena entrata in casa, la figura di tre ragazze mi si è presentata davanti. Un improvviso senso di ansia è entrato in me, peggio di quella che avevo prima di conoscere gli altri ragazzi. Il giudizio delle ragazze mi spaventava di più.
Tutta la mia paura è svanita quando una di loro, una bellissima ragazza alta e mora si è avvicinata e con un sorriso mi ha stretta in un abbraccio.
«Io sono Priscilla, la ragazza di Gabriele. Tu devi essere Ludovica, sentiamo tanto parlare di te!» le mie guance si sono immediatamente tinte di rosso. Sentivano parlare di me? E da chi, da Niccolò? Dopo di lei anche le altre mi si sono avvicinate: una ragazza castana chiara, Chiara, la ragazza di Alessandro e una bionda dagli occhi azzurri che invece si chiama Federica ed è la ragazza di Adriano.
Abbiamo trascorso tutta la serata a conoscerci, parlando di noi e delle nostre vite fino a che i ragazzi non ci hanno urlato di stare zitte quando la sigla del sessantanovesimo festival di Sanremo appare sul grande televisore del salone.
Ci sorbiamo una lunga introduzione da parte del direttore artistico Claudio Baglioni e dopo un'oretta, dopo otto esibizioni ed ospiti vari, con il codice 09 viene annunciato Ultimo e in salone cala un silenzio che non avevo mai sentito prima.
Le voci dei ragazzi che hanno commentato tutte le esibizioni precedenti si arrestano quando il loro amico compare sullo schermo. Sento il battito accelerare quando lo inquadrano, seduto al suo pianoforte con una giacca nera che lo rende bellissimo. Un piccolo sorriso si fa spazio sul mio volto, tre giorni che non ci vediamo e mi manca da morire quella sua faccia da schiaffi che bacerei ogni istante. Il volume viene alzato al massimo e una melodia inedita riempie la casa, mentre la mia pelle si cosparge di brividi non appena inizia a cantare. La sua voce roca, quella voce che mi fa impazzire e che, nonostante ormai lo veda quasi tutti i giorni, non ho mai sentito cantare dal vivo. Non ci sono infatti mai stati momenti in cui Niccolò abbia cantato una sua canzone, l'ho sempre ascoltato tramite i suoi dischi. Non guarda mai il pianoforte, i suoi occhi sono puntati sulla telecamera, come a voler comunicare col suo pubblico mentre le mani si muovono con leggerezza sul pianoforte, sapendo esattamente dove andare, quasi come se fosse naturale.
Ascolto attentamente ogni parola della canzone, e nonostante sappia che è stata scritta per Federica non riesco a pensare ad altro se non a lui e alla sua voce che potrebbe incantarmi anche solo nel leggere la lista della spesa. Dopo il primo ritornello lascia il pianoforte, stacca il microfono dall'asta e si alza in piedi. La canzone cresce e con lei anche Niccolò inizia ad essere più espressivo, si muove su quel palco come se fosse una cosa da tutti i giorni. Non mi rendo conto nemmeno più di dove sono, la sua musica mi ha rapita, non riesco a staccare lo sguardo dai suoi occhi ma soprattutto non riesco a smettere di sorridere. Credo che quella paralisi di cui parlavo sia arrivata veramente.
Quando poi, dopo aver ricevuto i fiori, abbandona il palco un boato esplode nel salone. I ragazzi saltano e si abbracciano, urlando come fossero ad un suo concerto, come se Niccolò li potesse sentire. Gabriele riprende tutto con il telefono, probabilmente per inviarlo a Niccolò. Improvvisamente però si avvicina a me e con un braccio attorno alla mia spalla guarda in camera iniziando a parlare.
«Sta pischella nun faceva che sorridè, l'hai proprio stregata Niccolì!» esclama facendomi diventare paonazza.
«Non penserai di mandarglielo, vero?» domando con tono minaccioso rivolgendo uno sguardo atroce a Gabriele di fronte a me con ancora il telefono intento a registrare e un sorriso sornione in volto. Ormai c'è poco da nascondere, ma non voglio che l'ultimo briciolo di dignità sfumi in quel video dove ho ancora con gli occhi a cuoricino dalla sua esibizione.
«Certo che sì.» non faccio in tempo a sfilargli il telefono dalle mani che interrompe la registrazione e preme il tasto invio, recapitando il messaggio direttamente a Niccolò.
«Ma de che te preoccupi, Ludovì? Vi morite dietro, l'hanno capito anche i muri qua!» sorrido alla sua esclamazione. Se i suoi sentimenti sono evidenti tanto quanto i miei allora penso di piacergli parecchio.
«Vado un attimo in bagno.»
«Tanto sai già dove sta.» risponde il ragazzo con un occhiolino, facendomi alzare gli occhi al cielo. Niccolò è peggio di noi ragazze, avrà sicuramente raccontato tutto ai suoi amici.
Salgo le scale allontanandomi dal frastuono che i ragazzi stanno facendo al piano di sotto. Ne approfitto per entrare nella stanza di Niccolò, passandoci davanti. La prima volta che ci sono stata non mi sono soffermata molto, l'unico pensiero che avevo era quello di raggiungere il moro in cucina più in fretta possibile. Ora che invece di tempo ne ho a sufficienza mi prendo qualche minuto per guardarmi intorno. Le pareti sono blu notte, un colore che rispecchia a pieno la sua personalità. L'arredamento è minimo: un grande armadio e un letto matrimoniale al centro della stanza con di fianco un comodino su cui non c'è altro se non un quadretto che lo raffigura assieme alla sua famiglia. Sulle pareti invece ha diversi quadri: un puzzle che raffigura il Colosseo di notte, una foto di lui sul palco ed una cornice con all'interno la maglia di Totti firmata dal numero dieci stesso. C'è anche una cornice con all'interno parecchie foto che ritraggono lui e i suoi amici, tutti coloro che stasera erano qua presenti, tranne forse alcuni. Foto al parchetto con una bottiglia di vino tra le mani, allo stadio con la fascia della Roma e anche nel backstage di un suo concerto con dei sorrisi da fare invidia al mondo. C'è anche uno spazio vuoto, e non ci vuole molto per immaginarmi che foto prima ci fosse. Sorrido nel vedere che Niccolò ha tolto tutto ciò che potesse ricordare Federica dalla sua stanza.
Una scrivania non eccessivamente grande occupa il lato della parete opposto al letto. C'è qualche foglio sparso e un paio di penne, oltre ad una maglietta che probabilmente ha dimenticato nella fretta di partire. È leggermente disordinata ma comunque perfetta. Sui fogli c'è la sua mano, la calligrafia che utilizza per scrivere i testi delle sue canzoni. Non mi soffermo molto sul contenuto di quei fogli, se non fosse per due parole che attirano un maniera disperata la mia attenzione. Ho già violato la sua privacy introducendomi nella sua stanza, non voglio anche impicciarmi nei testi che sta scrivendo. Ma per quanta buona volontà io ci possa mettere, la curiosità vince e mi avvicino ai fogli misteriosi. Spalanco gli occhi. Avevo visto bene.
Piccola Stella, aprile 2012.
I miei occhi non riescono a leggere altro. Mi volto di scatto uscendo dalla stanza e chiudendomi la porta alle spalle con il cuore che batte a mille.
Piccola Stella, non può essere una sua canzone. È certamente una coincidenza. Ma poi, 2012? Nel 2011 aveva quindici anni, mentre io undici. La prima volta che l'ho visto, tra le braccia di sua madre in lacrime. La prima volta che i nostri occhi si sono scontrati.
Basta, mi sto facendo troppi viaggi con la mente. Forse è meglio tornare dagli altri e dimenticarmi di questa stupida cosa.
✰
Scusate per l'assenza, prometto che d'ora in poi tornerò attiva come sempre!!! Ludovica a causa della sua curiosità sembra aver scoperto qualcosa che ha colmato di domande la sua testolina, cosa significa il titolo Piccola Stella, e perché di fianco c'è scritto 2012? 🤷🏼♀️
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Piccola Stella | Ultimo
FanfictionLudovica de Santis ha diciannove anni e la vita che tutti desiderano: una bella casa nel quartiere più bello di Roma, una famiglia abbastanza unita e ottimi voti a scuola. Pratica danza da ormai dodici anni eppure questa sembra essere l'unico spirag...