4. Fidati di me
Il mio piccolo motorino sfreccia per le strade di Roma, seguendo tutte le varie scorciatoie che tanti anni in giro per le strade insieme a Sergio mi hanno insegnato. Niccolò dietro di me si tiene forte alla mia vita mettendo a dura prova la concentrazione del mio cervello non del tutto lucido. Dopotutto è la prima volta che i nostri corpi sono in contatto così diretto.
Quando sono uscita di casa in sella al motorino inizialmente non capiva, ma quando ho allungato la mano porgendogli il casco di mio fratello color verde salvia tutto nella sua mente si è fatto più chiaro ed immediatamente ha sbarrato gli occhi.
"Non se ne parla, io su quer coso con te che guidi non ce monto." aveva detto gategorico, mettendo già le mani avanti scuotendo la testa in segno di negazione. Quando però gli ho messo davanti la realtà dei fatti, ovvero che non sarebbe mai riuscito ad arrivare a Trastevere in meno di dieci minuti ho notato qualcosa cambiare nel suo sguardo, ma era comunque diffidente dalle mie capacità di guida, tanto che si era offerto di accettare solo a condizione che sarebbe stato lui al volante.
"Diversamente da come pensi io questa patente non l'ho comprata, bensì guadagnata.l" gli avevo poi detto estraendo dalla tasca della giacca la mia patente.
Niccolò consapevole che sapessi perfettamente a cosa si stava riferendo aveva abbassato lo sguardo, concentrandolo principalmente sulle punte delle sue Nike.
"Fidati di me Niccolò, ti prometto che staserà sarà la prima ed ultima volta che avrai a che fare con me, non mi vedrai neanche più, ma permettimi di rimediare ad un errore che hai fatto per colpa mia." il tono della mia voce era sincero, il senso di colpa ormai abbondava dentro di me e lui sembrava essersene accorto dal momento che mi lanciò uno sguardo diverso da tutti quelli precedenti, avevo visto nei suoi occhi una luce che non gli apparteneva, qualcosa di diverso ma, comunque, molto bello. Senza dire altro aveva afferrato il casco prendendo posto nella parte inferiore del veicolo, seguito da me che dopo un grande respiro avevo preso in mano il manubrio.Nel giro di pochissimi minuti mi fermo di fronte a uno degli ingressi per Trastevere, mentre il passeggero dietro di me sorride con gli occhi spalancati dall'incredulità di essere riuscito ad arrivare in tempo.
Velocemente scende dal motorino, togliendosi il casco che mi offro di prendere scendendo poi anche io per riporto nel bauletto sotto il sedile.
«Non ce credo, grazie ragazzì.» esclama Niccolò senza smettere di sorridere e, dettato sicuramente dall'eccitazione per essere riuscito ad arrivare in tempo, mi attira a sé in un abbraccio che a differenza di come credevo non dura poco, ma anzi, sento le braccia di Niccolò stringere le mie spalle e il suo mento far pressione sulla mia spalla. Ricambio per quanto mi è possibile dato il casco ingombrante che tengo tra le dita, ma riesco comunque a stringerlo a mia volta.
È una sensazione strana, ma comunque molto piacevole.
«Figurati, ma forse è meglio che vai sennò non è servito a niente rischiare di fare un incidente.» rido, alludendo alla velocità con cui siamo arrivati qua ma che, se continua a tenermi stretta a sé in mezzo ad una strada, non sarà servita a niente.Di scatto si allontana da me, schiarendosi la voce alquanto in imbarazzo. «Hai ragione, grazie ancora ragazzì davvero.» mi rivolge queste ultime parole accompagnate da un sorriso per poi sparire a corsa tra la gente ammucchiata di fronte ai piccoli locali.
Tirando un sospiro di sollievo dal fatto di essere arrivati sani a salvi estraggo il telefono dalla tasca, notando un paio di messaggi da parte di mia madre in cui mi chiede che fine io abbia fatto. L'orario sul display segna le nove e mezza, per un pelo Niccolò è arrivato in tempo. Decido di non rispondere dato il mio imminente arrivo a casa e, agganciandomi di nuovo il casco color bianco panna riprendo la strada questa volta verso i Parioli, viaggiando ad una velocità nettamente sotto la media dato che, almeno per questa volta, non devo correre contro il tempo.
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Piccola Stella | Ultimo
FanfictionLudovica de Santis ha diciannove anni e la vita che tutti desiderano: una bella casa nel quartiere più bello di Roma, una famiglia abbastanza unita e ottimi voti a scuola. Pratica danza da ormai dodici anni eppure questa sembra essere l'unico spirag...