6. non farlo più
Niccolò's pov
La cena è finita da circa venti minuti e Cocco e Alessandro sono dovuti scappare via data la sveglia presto di domani mattina mentre Adriano che ha il turno pomeridiano questa settimana, si è offerto di accompagnarmi a casa dato che per stasera sono a piedi.
«So finiti i bei tempi che le madri nostre c'aspettavano sveglie fino alle cinque de mattina mentre noi stavamo a fumà ner parcheggio giù.» dico sospirando con aria malinconica io, ripercorrendo con la mente tutte quelle notti passate con i ragazzi sui tetti delle macchine parcheggiate nel piazzale principale del quartiere vicino a quell'albero gigante che avevo da sempre associato a casa mia.
«Già.» si limita a dire Adriano, continuando a camminare con la testa bassa e le mani nelle tasche dei jeans verde militare.
«Che c'hai stasera Adrià? Da quando so arrivato avrai detto sì e no tre frasi in croce.» constato. Nel momento in cui mi sono seduto a tavola ed abbiamo iniziato a parlare delle cause del mio ritardo lui non si è mai espresso, a differenza degli altri che mi hanno fatto un interrogatorio da fare un baffo alle serie poliziesche.
«Nulla Nì, stavo a pensà.» risponde vago, senza fermarsi.«Non dì cazzate Adrià...o almeno non a me, che te conosco come le tasche mie.» è vero, io e Adriano ci conosciamo come nessun altro al mondo. Sappiamo tutto l'uno dell'altro e questo, in certi casi, non è sempre un bene. «Pe tutte le volte che m'hai aiutato famme provà a aiutatte almeno una.» insisto, alludendo a tutte quelle volte in cui avevo un problema e lui si è sempre offerto di darmi una mano e provare a risolverli insieme.
«La ragazza de stasera Nì, quella che t'ha accompagnato a Trastevere...» domanda con una calma disarmante, alzando per la prima volta gli occhi, incrociando il suo sguardo cupo col mio angosciato. «È Ludovica?»
Mi congelo sul posto, rimanendo immobile. Apro la bocca per rispondere ma non esce alcun suono.Adriano è l'unico che sa di Ludovica, l'unico a cui ho parlato delle strane emozioni che suscitava dentro di me da ragazzino. Gli altri ragazzi non lo sanno, dato che non la ritenevo una cosa così importante da occupare un'intera conversazione, ma con Adriano nemmeno le cose più superflue ci sfuggivano. Eppure lui non ha mai considerato Ludovica superflua ma anzi, mi spronava continuamente a mettermi in gioco, ma nonostante questo io non l'ho mai ascoltato.
«Sì, è lei.» affermo con un sospiro, riprendendo a camminare verso il parcheggio dove Adriano ha sistemato la sua auto.
«Dopotutto è stata lei a portarti qua?» chiede ancora, alludendo probabilmente a tutte quelle volte in cui gli raccontavo di come la trattavo.
«Adrià, l'ho scarrozzata pe tutto il giorno da casa a scuola e da scuola a casa, non è che se sciupava se faceva du passi anche lei.» esclamo esasperato, come seccato.«Ma era liberissima di non farlo, dato il modo in cui la tratti. Di certo non gliel'ha imposto su madre, e se non l'avesse fatto anche la tua con te non l'avresti mai accompagnata.» rimango zitto di fronte alle parole di Adriano, che sono un dato di fatto. È vero, se mia madre non mi avesse chiesto, o meglio imposto, di portare Ludovica a scuola di danza il pensiero di farlo non mi sarebbe passato nemmeno per l'anticamera del cervello a differenza di lei, a cui nessuno ha imposto di superare il limite di velocità rischiando un incidente ed una multa che sicuramente le arriverà.
«Da quant'è che non la vedevi?» chiede poi, vedendomi in difficoltà a contestare le parole della sua risposta precedente.«Un annetto forse.» rispondo vago calciando col piede un sassolino sulla strada, dritto fino ad un tombino nel quale cade giù. È stato un anno pazzesco. Dopo la vittoria a Sanremo ho fatto uscire il mio secondo disco che mi ha tenuto impegnato per tutto l'anno tra firmacopie, vari incontri, interviste da una parte all'altra della penisola con tutte le radio che da bambino ascoltavo per aspettare una canzone di Vasco. E poi un tour che ha visto alcune date sold out. Vedere tutta quella gente lì per me, per cantare a squarciagola le mie canzoni non ha avuto prezzo. Tornavo a Roma tra una data e un'altra, ma l'ultima cosa che facevo era quella di andare a trovare mia madre a lavoro. Mi accontentavo di quelle poche ore che trascorrevamo insieme quando la raggiungevo a casa o lei veniva da me la sera per stare insieme e cenare anche con tutti gli altri.
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Piccola Stella | Ultimo
FanfictionLudovica de Santis ha diciannove anni e la vita che tutti desiderano: una bella casa nel quartiere più bello di Roma, una famiglia abbastanza unita e ottimi voti a scuola. Pratica danza da ormai dodici anni eppure questa sembra essere l'unico spirag...