13. Lorenzo
Guardo attentamente il tabellone che segna l'arrivo dei treni, decisamente nervosa. Il treno di mio fratello sarebbe dovuto arrivare almeno un quarto d'ora fa, ma per un brusco incidente sui binari ha ritardato e come se non bastasse il cellulare di Lorenzo è staccato, perciò nemmeno i messaggi o le chiamate gli arrivano, aumentando così il mio stato di ansia e nervosismo.
Quando finalmente vicino al nome del treno compare un puntino verde sorrido sollevata, il treno è giunto a destinazione e con lui anche mio fratello maggiore, che cerco di individuare tra la folla sollevandomi seppur di poco sulle punte delle mie scarpe da ginnastica.
Non appena riconosco la sua testa riccia e castana inizio a correre a perdifiato, fino a trovarmelo di fronte gettandomi immediatamente tra quelle braccia che per me sono sempre state casa, da quando avevo pochi giorni di vita. Inevitabilmente sento gli occhi diventare lucidi, mentre la mano di mio fratello accarezza dolcemente i miei capelli, come a farmi capire che lui è veramente qui con me.
Dopo qualche secondo ci stacchiamo, ed io non posso fare a meno di sorridere. «Non ti vedo da qualche mese e sei sempre più bella, com'è possibile?» mi domanda, guardandomi con un enorme sorriso. «Mi immagino la fila che c'è fuori di casa...» anche lui è cambiato, seppur di poco: ha tagliato i capelli dall'ultima volta che l'ho visto su Facetime e finalmente gli sono cresciuti due otre peli in più di barba.
«Puoi già smettere di immaginartela, fidati.»
«Ma come, nessuno spasimante?» domanda in un lamento, facendomi ridere.
«Sei arrivato da appena cinque minuti e la cosa che più ti preme è la mia situazione sentimentale?» è da quando avevo sette anni e il mio primo fidanzatino alle elementari che la mia vita sentimentale gli va a cuore forse quasi più della sua. «Dai andiamo a casa che Anna ti ha preparato le sue lasagne!» dico afferrandogli la mano iniziando a camminare verso l'uscita della stazione Termini.
«Quanto mi è mancata Anna! Non aveva anche un figlio poco più grande di te, Niccolò?» alzo gli occhi esasperata di fronte al suo ennesimo tentativo di estorcermi qualcosa sulla mia vita amorosa. E poi, tra tutti, come gli è potuto venire in mente proprio Niccolò?
«Dai, andiamo» sbuffo non riuscendo però a trattenere un sorriso, riuscendo finalmente a trascinarlo fuori dalla stazione per salire in macchina con papà, che per l'occasione si è offerto di presentarsi lui stesso alla stazione per venire a prendere suo figlio.
Io e Niccolò non ci sentiamo né vediamo da cinque giorni, quando tra noi è avvenuta quell'interazione che ancora oggi non riesco bene a descrivere . Forse siamo entrambi troppo imbarazzati e non ancora pronti ad affrontare quell'argomento e di conseguenza non siamo nemmeno pronti a vederci perché, volendo o no, senza risolvere quella questione non riusciremmo ad avere di nuovo un rapporto.
Il mio sorriso dovuto al pensiero di passare una serata con tutta la mia famiglia di nuovo riunita dopo tanto tempo si spegne non appena, entrata in cucina insieme a mio fratello, di fronte a me seduto a tavola insieme a mia madre e a Riccardo trovo proprio Niccolò, intento a conversare con mio fratello minore. Immediatamente sbianco, lui allo stesso tavolo di mia madre che ride e scherza alle sue parole? Qualcosa mi puzza, non è possibile.
Come se fatto a posta rimaniamo in poco tempo da soli, uno di fronte all'altra a guardarci come due ebeti dato che gli altri due sono letteralmente saltati addosso a Lorenzo, emozionati di rivederlo dopo mesi di lontananza.
Niccolò abbozza un piccolo sorriso agitando appena la mano come forma di saluto, mentre io mi limito a ricambiare il sorriso sparendo subito nel salone per poggiare la giacca all'appendiabiti, prima di fare una serie di respiri profondi per calmarmi, così come mi aveva insegnato mia madre quando ero piccola.
«Tesoro, per l'occasione ho deciso di far cenare insieme a noi anche Anna e Niccolò. Anna è da tutto il giorno che cucina per il ritorno di Lorenzo e perciò mi è sembrato giusto invitarla ad aggiungersi, mentre Niccolò è capitato proprio a pennello!» ridacchia mia madre, facendo sorridere il ragazzo di fronte a noi, decisamente imbarazzato in quanto non abituato a questo genere di contesto. Come per dargli forza gli sorrido, poco prima dell'arrivo di Anna con la sua teglia di lasagne fumante che posa davanti a noi per poi raggiungere Lorenzo e stringerlo tra le sue braccia.
«Ma quanto sei diventato bello, Lorè?» dice stringendolo forte a sé, mentre lui si piega per ricambiare il suo abbraccio, la differenza di altezza è molta, dopotutto Lorenzo è un gigante.*
«Allora Niccolò, come va? Lavoro, amore?» domanda Lorenzo dopo un bel po' dall'inizio della cena, probabilmente ha notato quanto in realtà il moro si senta in soggezione ed anche un pesce fuor d'acqua, nonostante nel mio piccolo io cerchi di farlo sentire più a suo agio possibile incrociando tutte le volte che posso il suo sguardo per regalargli un sorriso.
«Tutto bene grazie, il lavoro fa a gonfie vele. Sono rientrato qualche mese fa dal tour e adesso mi sto dedicando al mio prossimo album. Per l'amore forse è meglio cambiare discorso.» ridacchia sull'ultima frase alla quale però non presto molto ascolto, tanto che sono concentrata sulla prima parte della frase, non abbiamo mai parlato della sua carriera.*
Anna mi stringe in un forte abbraccio, accarezzandomi i capelli prima di augurarmi una buonanotte, ringraziare mia madre per l'invito a cena e sparire dietro la porta insieme a Niccolò, che in tutta la serata non mi ha prestato la minima attenzione, limitandosi ad un semplice ciao prima di uscire. Ha passato molto tempo invece con i miei fratelli, tra Riccardo che gli chiedeva quale fosse il suo Pokemon preferito e Lorenzo con il quale l'ho beccato un paio di volte a fumare una sigaretta sulla terrazza del piano superiore, dato che se mia madre lo avesse visto probabilmente lo avrebbe ucciso.
Salutati i nostri ospiti do anche io la buonanotte alla mia famiglia dirigendomi poi in camera dove vengo immediatamente seguita da mio fratello maggiore che, chiudendosi la porta alle spalle, prende posto a sedere sul mio letto, iniziando a guardarsi intorno.
«Non è cambiata, devo dire.» constata, notando la mia camera nelle stesse condizioni in cui l'aveva lasciata pochi mesi fa.
«Non è che in quattro mesi cambio drasticamente personalità tanto da rivoluzionare tutta la mia camera.» ridacchio, sono sempre stata una ragazza statica e semplice, e ciò si è sempre riflettuto nelle mie azioni, nel mio modo di vestire e anche nella mia stanza: le pareti sono di un rosa chiarissimo, il letto da una piazza mezzo con spalliera bianca così come il comodino di fianco, la cassettiera e la scrivania su cui studio che nel weekend diventa anche la mia zona trucco.
«Stasera ho avuto modo di parlare con Niccolò.» cambia discorso, ed io gli rivolgo uno sguardo confuso, non capendo né cosa centri adesso, né tantomeno perché me lo stia dicendo.
«E quindi?»
«È un bravo ragazzo, ha la testa sulle spalle e dei progetti ben chiari per il futuro.» spiega, lasciandomi come prima, contraddetta.
«Lore, non capisco perché tu mia dicendo queste cose.» ammetto, cercando una spiegazione a questo strano comportamento da parte di mio fratello.
«Perché credo che ti piaccia.» sento il sangue ghiacciarmi nelle vene e il mio volto sbiancare. Come ha fatto ad accorgersene? Se l'ha capito mio fratello che ci ha visto per la prima volta insieme questa sera per poche ora non oso immaginare cosa pensi Niccolò.
Che poi, a me Niccolò piace? Dannazione se mi piace. Non gli avevo mai dato più di tanto peso, ma a pensarci bene quando mi è vicino o semplicemente quando penso a lui ho tutti i sintomi di una perfetta cotta, la stessa di qualche annetto fa.
Ma questo mio fratello non lo deve sapere, forse. Almeno per ora posso riuscire a nasconderlo.
«E sentiamo, perché lo pensi?» domando facendo la finta sostenuta, nonostante dentro tremi come una foglia per paura che i miei sentimenti siano così evidenti.
«Da dove cominciare...» si porta una mano sul mento. «Innanzitutto quando siamo entrati in sala e l'hai visto ti sei bloccata ed entrambi vi siete salutati in modo più che imbarazzato, sei stata tutta la sera a sorridergli per farlo sentire a suo agio quando si vedeva perfettamente che non è abituato a tutto ciò, quando lui è venuto su con me o quando parlava con Riccardo il tuo umore è andato completamente a terra e quando se n'è andato ci sei rimasta a dir poco di merda per il modo scarso in cui ti ha salutata e per finire appena ho ipotizzato che ti piacesse sei sbiancata.»
Ascolto il monologo di Lorenzo attentamente senza perdermi nemmeno una parola. Ha capito più lui in una sera che io stessa in un mese. Mi domando se tutti questi miei gesti però siano pervenuti anche al diretto interessato come a mio fratello.
«Sì è vero, forse un pochino mi piace.»
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Piccola Stella | Ultimo
FanfictionLudovica de Santis ha diciannove anni e la vita che tutti desiderano: una bella casa nel quartiere più bello di Roma, una famiglia abbastanza unita e ottimi voti a scuola. Pratica danza da ormai dodici anni eppure questa sembra essere l'unico spirag...