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26. Ritrovarsi

Sbuffo per l'ennesima volta di fronte al libro di filosofia che oggi più che mai sembra scritto in arabo, buttandomi con la testa sul cuscino prima di soffocare un grido di lamento.

È passato un mese e mezzo dalla festa di Lorenzo, un mese e mezzo dall'ultima volta che ho parlato con Niccolò.
Quella sera Alessio mi ha aspettata fuori dall'albergo, ho recuperato la mia valigia e mi ha accompagnata in stazione dove ho preso il primo treno diretto per Roma. L'ho ringraziato svariate volte e l'ho incaricato di dire a mio fratello di non preoccuparsi, che gli avrei raccontato tutto io di lì a poco. In realtà gliene ho parlato solamente a Natale, dopo ben più di due settimane proprio perché non me la sentivo. Solo a pensare a Niccolò e Federica sentivo lo stomaco bruciare, se ne parlavo avevo paura di esplodere. Negli ultimi tempi ho fatto qualche ricerca, ho guardato i profili Instagram di entrambi andando a scovare vecchie foto insieme, risalenti a poco meno di un anno fa. Quindi la cosa è abbastanza recente. Migliaia di commenti di fan che li amano, che dicono quanto sono belli e anche alcuni, più recenti, che chiedono disperatamente un ritorno di fiamma tra i due. Fidati, arriverà molto presto.

Non ho incaricato nessuno di parlare con Niccolò, non so cos'abbia pensato quando ha lasciato la festa ed è tornato in albergo senza di me. O magari l'ha lasciata con Federica, lei lo ha portato a casa sua e lui si è completamente scordato di noi due. Quella sera, intorno alle due del mattino, mentre cercavo di prendere sonno seduta a bordo di un Italo in direzione della capitale mi sono arrivati circa un centinaio di messaggi: una decina da mio fratello che pretendeva subito di sapere cosa fosse successo e dove io fossi, un paio da Alessio che mi chiedeva se il viaggio stesse andando bene e di avvisarlo non appena sarei tornata, uno di mia madre per sapere come stesse andando la serata e i restanti ottantasette erano da parte di Niccolò, che mi chiedeva in ogni lingua dove fossi finita.

Gli ho risposto con un semplice sto tornando a casa, a cui lui ha replicato sverniate volte la mattina seguente ma senza mai ricevere risposta. Dopo quella sera non so bene cosa sia successo, appena scesa dal treno ho preso uno dei pochi taxi notturno fuori dalla stazione che mi ha portata fino a casa di Benedetta, la quale era già stata avvisata del mio imminente arrivo mentre ero in treno. Fortunatamente i suoi erano in viaggio di lavoro e perciò almeno quel problema lo abbia scampato. Sono rimasta lì per un paio di giorni, giusto il tempo che avevo previsto di stare a Milano, così da non far preoccupare inutilmente i miei genitori. Da casa della mia amica dopo un lungo riposo e a mente fredda ho chiamato mio fratello, scusandomi infinitamente e pregandolo di non dire niente a mamma e papà. Ero andata fino a Milano per stare insieme a lui e festeggiare il suo compleanno, e alla fine sono scappata con le lacrime agli occhi a causa di un ragazzo. A quanto ho capito anche Niccolò è tornato nella capitale appena la mattina seguente, non so come facesse a sapere che mi trovavo da Benedetta ma è venuto a suonare insistentemente il campanello, svegliandomi. A quel punto vedendo che non aveva alcuna intenzione di andarsene nonostante nessuno gli stesse aprendo, ho fatto scendere la mia amica che in toni gentili gli ha detto che non avevo alcuna intenzione né di vederlo, né di sentirlo, né tantomeno di parlarci. Non ha dato altre spiegazioni, e finalmente il ragazzo che poi si è rassegnato ed è andato via. Anche volendo non avrei saputo proprio cosa dirgli, così come non lo saprei adesso se me lo trovassi davanti. Come giustificherei la mia fuga? Ti ho visto con la tua ex, ho dato per scontato ci fosse di nuovo qualcosa, sono esplosa di gelosia e sono scappata? Non se ne parla. Quello che ho fatto non ha una giustificazione plausibile e rivelarla equivarrebbe ad ammettere i miei sentimenti nei confronti di Niccolò che ora più che mai devo tenere per me, ed impegnarmi pian piano affinché sfumino, fino ad eliminarli del tutto.

Quando sono tornata a casa dopo qualche giorno, inventandomi storie fantastiche sulla festa di compleanno di mio fratello e sui giorni trascorsi a Milano, la situazione è diventata ancora più difficile. Temevo che da un momento all'altro Niccolò piombasse davanti ai miei occhi con la scusa di venire a trovare sua madre. Per questo mi tenevo il più lontana possibile dal piano terra, e soprattutto dalla cucina così che se mai fosse entrato avrei sentito la sua voce ed avrei avuto tutto il tempo necessario per chiudermi in camera, lontana da lui. E qualche volta è anche capitato. Così ho iniziato a mangiare in salone dove mi ero sempre rifiutata, e la parte più difficile era stata mentire ad Anna, guardarla negli occhi e raccontarle menzogne su menzogne, lasciarla da sola in cucina mentre io pranzavo in salone, dove lei non poteva farmi compagnia a causa di tutte le cose che aveva da sbrigare nell'altra stanza e inventandomi ogni giorno una scusa diversa che potesse giustificare il mio improvviso cambio di comportamento. Non solo il pensiero di Niccolò insieme a Federica mi angosciava, bensì anche tutto ciò che stava causando intorno a me. Piano piano però, vedendo che non stava risolvendo niente nemmeno cercandomi in casa, ha smesso di far visita a sua madre, limitandosi solamente ad aspettarla fuori dal cancello in macchina quelle sere in cui cenavano tutti insieme.

Piccola Stella | UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora