5. accettabile
Niccolò's pov
Corro veloce per le vie di Trastevere, scansando i vari ostacoli che mi si presentano davanti. Tra ragazzi, bambini, passeggini, donne incinta e cani al guinzaglio riesco ad arrivare, seppur col fiatone, di fronte al locale che avevamo prenotato per stasera.
Noto dalla vetrata i miei amici seduti al solito tavolo e Adriano intento a discutere con la cameriera che molto probabilmente starà insistendo per mandarli via. Senza perdere altro tempo mi catapulto all'interno, scatenando urla di disapprovazione dalla gente in fila da chissà quanto tempo, presentandomi subito di fronte alla cameriera che mi guarda alquanto accigliata, mentre tiene le braccia incrociate attorno al suo petto.«Sono il pezzo mancante, ora possiamo ordinà.» dico tranquillo prendendo posto di fianco al mio migliore amico e dando un'occhiata veloce al menù pur sapendo già cosa prendere.
La ragazza in piedi di fronte a noi però non sembra avere alcuna intenzione di prendere le nostre ordinazioni, dato che rimane ferma nello stesso punto incenerendosi con lo sguardo. «Dovevate aver ordinato cinque minuti fa.» mi comunica con tono fermo, tenendo in mano il suo taccuino ma senza alcuna intenzione di volerlo aprire.
«Signorì, mo so qui, che dice se ce fa ordinà? È il compleanno dell'amico mio, che senso c'ha sbatterci fori e prendersi pure 'na brutta recensione?» a dire la verità non so neanche come si scriva una recensione, è solo un modo per convincerla a prendere le nostre ordinazioni. E per di più non è nemmeno il compleanno di Cocco, è una scusa che abbiamo sempre usato nei locali quando avevamo qualche problema e ci volevano buttare fuori.
«E dai, ventitré anni capitano 'na volta solo nella vita, me li vole rovinà?» dice lui con lo sguardo da cane bastonato, cercando di intenerire la cameriera che sembra impassibile, fino a quando non alza gli occhi al cielo sbuffando. Gabriele è sempre stato il più abile a recitare, perciò tutte le volte che raccontavamo cavolate nei locali lo lasciavamo fare sempre a lui, dato che era così bravo che iniziavamo a chiederci noi stessi se fosse la verità.
«Okay d'accordo, ma ordinate adesso oppure vi butto fuori sul serio.» io e i ragazzi ci rivolgiamo un sorriso, non è la prima volta che veniamo qua anzi, è il nostro luogo di fiducia quando vogliamo incontrarci in un posto che non sia il solito parcheggio di San Basilio, perciò si può dire che ormai conosciamo il menù a memoria tanto che non abbiamo bisogno di stare troppo a pensare su cosa prendere a differenza di ciò che pensava la cameriera, rimasta alquanto sorpresa nel vederci già pronti.Dopo aver segnato le nostre quattro birre e i nostri quattro panini se ne va, seppur contrariata, lasciandoci finalmente da soli.
«Se po' sape 'ndo stavi invece che esse ar compleanno mio?» domanda con una punta di ironia Cocco, pur con un fondo di sgridata.
«Lo so regà e nun potete capì quanto me dispiace de esse così in ritardo.» dico io questa volta facendomi serio. Non sono tra i ragazzi più puntuali del mondo, spesso e volentieri sono in ritardo ma mai era capitato un ritardo del genere.
«Nun te preoccupà Nì, l'importante è che ora stai qui e semo tutti insieme.» mi tranquillizza Adirano con l'intento di liberarmi da qualsiasi senso di colpa, cosa che gli riesce solo in parte. «Però ce devi dì dov'eri e con chi stavi, perché quella vocina l'avemo sentita tutti.» era un discorso troppo innocuo per non nascondere qualche trappola.Mi gratto la nuca, so che se raccontassi loro di Ludovica inizierebbero a fantasticare su qualcosa che non esiste ma che non è da escludere il fatto che non sia mai esistito- La loro domanda è comunque più che lecita, dopotutto hanno sentito la voce di una ragazza nella mia macchina mentre mi avevano chiamato per dirmi che ero in ritardo per la nostra uscita, anche io mi sarei fatto qualche domanda fossi stato in loro.
«A Nì te conosco, quando ce metti così tanto tempo a rispondere è perché te stai a inventà qualche scusa stupida, quindi mo sbrigate e dicce che stavi a fà.» sbuffo nel sentire le parole di Alessandro, a volte non sopporto il fatto che ci conosciamo così bene perché non mi permette di avere nemmeno un segreto.
«La voce che avete sentito è della figlia della famiglia per cui lavora mi madre, m'aveva chiesto di andarla a prende fori dalla scuola de danza e semo rimasti imbottigliati nel traffico.» mi arrendo, sapendo di non poter mantenere segreti con loro. «Se so qui adesso è solo grazie a lei.» aggiungo, forse sbilanciandomi anche troppo ma per quanto mi costi ammetterlo, è la verità.
«E com'avete fatto scusa, vola 'sta pischella?» Cocco come sempre riveste al meglio il ruolo dello svampito, con queste sue uscite che ci fanno sempre ridere ma che non stanno né in cielo né in terra.
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Piccola Stella | Ultimo
FanfictionLudovica de Santis ha diciannove anni e la vita che tutti desiderano: una bella casa nel quartiere più bello di Roma, una famiglia abbastanza unita e ottimi voti a scuola. Pratica danza da ormai dodici anni eppure questa sembra essere l'unico spirag...