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30. Supereroi

È il quattro febbraio, ieri Niccolò è partito e domani inizierà Sanremo. La sera prima della partenza è venuto a salutarmi, mi ha aspettato in macchina e ci siamo fatti tutto un giro per Roma, finendo al Gianicolo dove abbiamo parlato di tante cose, ma non della nostra situazione.
Il giorno prima ci eravamo baciati e nonostante nessuno dei due lo potesse dimenticare, così facevamo sembrare. Eravamo i soliti due ragazzi che trascorrevano del tempo insieme, c'era stato poco contatto fisico e l'episodio della sera precedente non si è più verificato, nemmeno un accenno, né tantomeno qualcuno aveva provato a prendere in mano l'argomento.

Almeno così è stato per quelle due ore in giro per la città. Quando si è fatta l'ora di tornare verso casa ed ha parcheggiato l'auto di fronte al mio vialetto, mi ha guardata negli occhi e mi ha stretto forte a sé, come se non volesse lasciarmi andare, e da lì è iniziata la nostra lunga conversazione. Tutto quello che non ci eravamo detti durante quelle due ore in giro per Roma era piano piano venuto fuori in quei quindici minuti sotto casa mia.

*

«Mi mancherai, tantissimo. Non sono abituato a starti lontano.» sussurra, facendomi ridacchiare ma allo stesso tempo riesce a darmi un senso di sicurezza che nessuno, a parte la mia famiglia, mi ha mai dato.

«Ma se siamo stati lontani per quasi un mese!» esclamo, alludendo all'episodio accaduto a Milano, dopo il quale mi sono rifiutata di vederlo e sentirlo per un mese intero a causa del fraintendimento.

Stringe gli occhi, portando una mano avanti come per farmi cenno di stare zitta. «Ti prego, non me lo ricordare, è stato un inferno.» dice come a volersi dimenticare di quel momento. «Facciamo come se non fosse mai esistito, va bene?»

Annuisco alla sua proposta, felice di accantonare quello che forse è stato il periodo peggiore della mia vita negli ultimi mesi. Da quando ho conosciuto Niccolò, infatti, tutto sembra aver preso la piega giusta, tutto sembra in salita diversamente da prima quando tutto era un'alternarsi continuo di sali-scendi.

«Ora però me sa che devo andare, domani parto presto e prima devo passare dal parcheggio a salutare i ragazzi.» un sonoro sbuffo lascia le mie labbra alle sue parole, mentre lui mi guarda compiaciuto della reazione che ho avuto. «Che c'è stellì, nun me vuoi proprio lasciare andare?» domanda accarezzandomi la testa, ancora poggiata sul suo petto per l'abbraccio da cui non ci siamo più staccati e da cui non vorrei staccarmi mai.
Prendo un respiro, ora o mai più.

«Perché mi chiami sempre stellì?» domando con l'intento di togliermi il dubbio che da mesi mi assilla.
Lo vedo stupito. Non si aspettava di certo questa mia domanda. È impreparato, ma come sempre lo maschera più che bene.

«Non lo so, mi ricordi tanto una stella, è come se tu illuminassi le mie giornate. È come se tu fossi la mia piccola stella.»

Adesso ho la mano attorno al suo collo e i miei occhi puntati nei suoi. Un sorriso incontenibile nasce sul mio volto. Le emozioni che mi regala questo ragazzo sono indescrivibili, ed io non mi sono mai sentita così importante per nessuno. Nessuno mi ha mai detto quello che mi dice lui. Nessuno mi ha mai fatto sentire così speciale.
Mi getto al suo collo per stringerlo in un abbraccio che vorrei non finisse mai. Qualche lacrima riga il mio volto ma poco m'importa. L'unica cosa a cui penso sono ancora le sue parole. E penso che mi rimarranno impresse per sempre. Con ancora la testa sulla sua spalla e dopo essermi calmata inizio a parlare.

«Anche se tutti voi pensate che la vita qui sia facile e senza alcun ostacolo posso assicurarti che non è così, di ostacoli ce ne sono tanti e uno di questi è proprio il fatto di vivere qui, che rende difficile il rapporto con tutto il resto della gente.» se vivi ai Parioli vieni subito etichettato come quello diverso, come quello snob e il che rende difficile instaurare un rapporto anche di semplice amicizia o conoscenza con chi viene da fuori dato che hanno già un'idea ben chiara su di te. «Prima di conoscerti non ricordo neanche com'era la mia vita, ricordo solamente un lungo e noioso loop di azioni che svolgevo tutto il giorno, tutti i giorni. Poi sei arrivato tu e hai portato novità, mi hai insegnato a trasgredire alle regole e a mentire ai miei genitori. E non perché sei un cattivo ragazzo, ma per farmi vivere. Niccolò, io con te ho imparato a vivere, e te ne sarò per sempre grata.» Niccolò mi ha salvata da questo mondo. Con lui ho fatto cose che fino a un anno fa ritenevo impensabili, con lui ho imparato veramente a vivere.
Noto nei suoi occhi un velo di lucidità, mentre continua ad accarezzarmi dolcemente la testa prima di attirarmi verso di sé.

Piccola Stella | UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora