17. La casa che sognavo da bambina
In una ventina minuti abbiamo raggiunto un vialetto sterrato, al termine del quale ci siamo trovati davanti ad un cancello imponente. Non ero mai stata in questo posto, né tantomeno in questa zona, ma immediatamente ho percepito l'atmosfera di tranquillità che si respirava. Siamo immersi nel verde, lontano dal centro caotico della capitale. Il viaggio è stato molto piacevole, siamo stati in silenzio cullati dalla musica leggera in sottofondo e dal paesaggio interamente naturale intorno a noi, ben raro da trovare in una città come Roma.
Quando Niccolò al mio fianco ha estratto dal cassetto dell'auto un telecomando ho capito subito che si trattava di casa sua, e mi sono domandata come avessi fatto a non capirlo subito. Gli ho lanciato uno sguardo sorpreso, mi potevo aspettare qualsiasi cosa tranne che mi portasse proprio nella sua abitazione. Senza aprire bocca è entrato all'interno della residenza, che all'esterno si è mostrata a dir poco meravigliosa, ha parcheggiato l'auto ed insieme siamo scesi dalla vettura. Non appena ho messo piede fuori dall'auto ho preso una boccata d'aria ed immediatamente mi sono rilassata, respirando un senso di libertà che non provavo da molto tempo.«Non volevi tornare a casa tua, perciò ti ho portata a casa mia.» mi dice una volta aperto la porta d'ingresso, conducendomi all'interno della casa. «Non è come la tua ma è...» inizia a dire ma immediatamente lo fermo.
«Perfetta, a dir poco perfetta. La casa che sognavo quando ero piccola, immersa nel verde e lontano dal caos. È bellissima.» la casa di Niccolò è nettamente più bella della mia. Con un ampio giardino con tanto di piscina interrata, lontana dallo smog cittadino e immersa nella pace e nella tranquillità. Io amo vivere in centro a Roma ed amo la mia casa, ma a volte diventa tutto troppo pesante, sembra di avere tutti gli occhi addosso dal momento che non appena faccio qualcosa c'è un vicino che mi vede ed inevitabilmente le voci iniziano a girare.
Lui mi rivolge uno sguardo dolce, sorridendomi. Dopo aver appeso la giacca all'appendiabiti lo seguo su per le scale, dove a intuito dovrebbe trovarsi la zona notte. Inizio ad avvampare quando arriviamo di fronte a quella che presumo essere la sua stanza ed un senso d'ansia mi pervade, non so come comportarmi.
«Là c'è il bagno.» mi informa, indicando una porta in fondo al corridoio. «Mi avevi detto di aver bisogno di farti una doccia, perciò se vuoi qua ho dei pantaloni e una felpa...non so quanto ti possano stare ma non ho altro.» dice impacciato, grattandosi la nuca. Non l'ho mai visto così e, ad essere sinceri, non mi dispiace affatto questa versione di Niccolò. Gli sorrido, grata del fatto che sia così disponibile nei miei confronti ed anche leggermente sollevata nel sapere che in casa sua non c'è nemmeno l'ombra di abiti femminili.
«Vanno benissimo, grazie Nic.» lo rassicuro, ed immediatamente vedo il suo volto rilassarsi.
«Allora ti aspetto giù, nel cassetto del bagno trovi tutti gli asciugamani puliti, ed anche un accappatoio nuovo.» mi spiega, prima di scendere al piano inferiore. Lo ringrazio un'ultima volta prima di raggiungere il bagno ed infilarmi sotto il getto sentendomi riavere dopo questa giornata estenuante. Dentro di me intanto sta avendo luogo un mix di emozioni: da una parte sono al settimo cielo di poter condividere tutti questi momenti con Niccolò, ma soprattutto del fatto che anche lui sembri aprirsi sempre di più con me, mentre dall'altro non riesco a togliermi dalla testa il pensiero dei miei genitori, che scusa trovare questa volta perché per quanto mi piaccia trascorrere del tempo con Niccolò non potrò raccontargli per sempre bugie su bugie.Quando raggiungo anche io il piano di sotto Niccolò mi accoglie con una risata, vedendomi indossare i suoi vestiti che ho trovato accuratamente piegati sul letto di camera sua una volta terminata la mia doccia rigenerante. La prima cosa che ho fatto è stata quella di annusarli, e quando ho percepito il suo odore il mio cuore ha aumentato leggermente la frequenza, facendomi ridere come una stupida.
«Sai che quasi quasi stanno meglio a te?» domanda con un sorrisetto. Dopo aver girovagato qualche secondo per la casa che non conosco affatto l'ho trovato in cucina, impegnato tra un fornello e un altro a fare non so cosa di misterioso.
«Avevi dubbi?» alzo un sopracciglio, poggiandomi allo stipite della porta dal quale lo osservo con un sorriso.
«Ehi, ho detto quasi.» mi risponde a tono rivolgendomi uno sguardo, per poi tornare concentrato sulle sue pentole.
«Che stai facendo?» domando raggiungendolo, mentre mi alzo in punta di piedi per sbirciare cosa contiene la misteriosa pentola.
«È una sorpresa.» afferma lui, coprendo i contenitori con il braccio tatuato, in modo da coprire così la mia visuale. Al che sbuffo, sedendomi su un panchetto della penisola di fronte a lui, arresa al fatto di non sapere cosa sta bollendo in quella pentola. In poche ore ho scoperto due nuovi lati di Niccolò, e devo dire uno migliore dell'altro, infatti Niccolò versione cuoco non è per niente male. Quando mi rendo conto di starlo letteralmente mangiando con gli occhi divento rossa in viso, distogliendo immediatamente lo sguardo mentre ringrazio il cielo che non se ne sia accorto tanto è impegnato alle prese con la cucina. Devo imparare a controllare i miei pensieri, ma come faccio se ti ho proprio qui davanti a me, più bello che mai mentre cucini per noi due?Passano i minuti e tra una spadellata e un'altra, discorsi vari ed uno sguardo forse di troppo ci sediamo a tavola. Solitamente ho lezione di danza nel pomeriggio, il che vuol dire che torno a casa poco prima dell'ora in cui ceniamo, il tempo di farmi una doccia e siamo tutti già a tavola. La stessa cosa è successa stasera con Niccolò, solo che non mi sono trovata davanti uno dei piatti spaziali di Anna, bensì di suo figlio.
Quando poggia il piatto di carbonara fumante di fronte a me rimango stupita, già all'aspetto si presenta ottima, per non dire perfetta. Ma io non gli darò mai questa soddisfazione.
«Mi sorprendi Moriconi.» alzo un sopracciglio, mentre lui prende posto di fianco a me. «Vediamo se hai preso le manine d'oro di mamma tua.» dico inforchettando una manciata di spaghetti.
«Credime stellì, so mille volte meglio le mia.» spalanco gli occhi alla sua affermazione, il cibo di Anna è sacro, e molto difficile da battere.
Ma quando mando giù la prima porzione inizio a mettere in dubbio il mio pensiero. Non sono mille volte meglio, ma è già un degno rivale al suo stesso livello, o meglio, quasi al suo stesso livello.Quando entrambi abbiamo finito la nostra porzione di carbonara e nella padella non c'è rimasto altro che qualche rimasuglio, entrambi ci gettiamo a pancia all'aria sul divano. Ho insistito tanto per aiutare Niccolò a sparecchiare e lavare i piatti ma non ha voluto sentire ragioni, ha detto che penserà lui a tutto quanto domani, quando questa giornata estenuante sarà finita.
Ci stendiamo entrambi sul divano, o meglio, io mi stendo mentre Niccolò si siede con la schiena appoggiata allo schienale, mentre la mia testa è comodamente messa sulla sue ginocchia e la sua mano accarezza in maniera dolce i miei capelli.
All'improvviso però mi alzo, interrompendo il magnifico contatto che si era creato tra i nostri corpi. «Nic devo tornare a casa, i miei genitori mi daranno per dispersa...» mugolo, un po' assonnata a causa delle sue carezze sula mia testa a dir poco rilassanti che mi hanno fatto chiudere gli occhi per un secondo, prima di riaprirli terrorizzata al pensiero dei miei genitori a casa ad aspettarmi senza avere mie notizie, un pensiero che avevo completamente accantonato.
Con un sorriso allunga la sua mano verso il mio volto, scostandomi una ciocca di capelli dietro la nuca. «Stai tranquilla, mi sono permesso di chiamare tuo fratello e spiegargli la situazione. Ti ho vista alquanto scossa e non pensavo fosse il caso di farti tornare a casa oggi, Lorenzo ha capito e ha detto ai tuoi che dormi da Benedetta.» mi spiega senza mai allontanare la sua mano dal mio volto, ormai siamo vicinissimi. «Scusa se non ti ho detto niente, è che ti ho vista così tranquilla da quando siamo qui che non volevo rovinare il tuo stato d'animo.» leggo nei suoi occhi la preoccupazione e la paura di aver fatto la cosa sbagliata, di avermi fatta arrabbiare o chissà quali altre stupidaggini.
Immediatamente allaccio le mie braccia attorno al suo collo, stringendolo in un forte abbraccio. «Non devi scusarti per nessun motivo, era esattamente ciò che mi serviva. Grazie, grazie, grazie.» mi rilasso ancora di più quando sento le sue braccia stringermi a sua volta, segno che sta ricambiando il mio abbraccio. Mi allontano leggermente, quanto serve per poter trovarmi di fronte il suo meraviglioso viso, a pochi centimetri dal mio, che afferra con le sue mani calde prima di depositare un sonoro bacio sulla mia fronte, seguito da tanti altri ancora.
Il cuore mi martella dentro il petto, e sembra non avere alcuna intenzione di fermarsi tanto che temo esca da un momento all'altro dalla gabbia toracica. Una volta finita la sessione di baci sulla mia fronte mi circonda le spalle con un braccio tirandomi di fianco a sé mentre con l'altra mano afferra il telecomando per accendere la televisione e far partire un film.
Le avventure di Peter Pan.
Gli rivolgo un sorriso, per poi poggiarmi con la testa sul suo petto e, cullata dal battito del suo cuore, mi addormento felice tra le sue braccia.✰
Ciao! Niccolò si è spinto oltre un limite molto importante per lui e di fronte alle insicurezze di Ludovica l'ha portata a casa sua, cucinandole anche un'ottima carbonara che, secondo la ragazza, è quasi al pari di sua madre nonostante per lei il cibo di Anna sia unico e inimitabile...🤐 Ovviamente anche la casa di Niccolò è puramente frutto della mia fantasia, scorrendo tra le immagini di Pinterest ho trovato questa casa magnifica ed ho pensato che fosse perfetta per il nostro protagonista!! Intanto io sto continuando a scrivere ed ho quasi terminato la storia. Non so se ci sarà il sequel, le probabilità sono parecchio basse, ma è ancora tutto da vedere! A domani col prossimo capitolo 🤍
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Piccola Stella | Ultimo
FanfictionLudovica de Santis ha diciannove anni e la vita che tutti desiderano: una bella casa nel quartiere più bello di Roma, una famiglia abbastanza unita e ottimi voti a scuola. Pratica danza da ormai dodici anni eppure questa sembra essere l'unico spirag...