20. Ma tu sei Ultimo?
Io e la mia famiglia siamo arrivati a casa dei nonni da ormai una buona mezz'ora. È una classica villetta vecchio stile in cui trascorrono l'inverno giusto per rimanere in città, seppur sempre poco lontano dal traffico del centro, il resto delle tre stagioni lo trascorrono nella casa al mare. Il viaggio in macchina è stato alquanto spassoso: mio fratello e Niccolò occupavano i posti anteriori, obbligandomi perciò ad accontentarmi dei sedili inferiori dai quali mi è stato dato il permesso di scegliere la musica. Lorenzo avendo invitato Niccolò all'ultimo secondo e perciò privo di un abito appropriato per l'evento, gli ha prestato una delle sue tante camicie accuratamente piegate in uno scompartimento dell'armadio dedicato alle occasioni importanti come questa. È una semplice camicia bianca con le maniche leggermente arricciate quanto basta per mettere in mostra alcuni dei suoi numerosi tatuaggi e i primi due bottoni aperti, accostato da un semplice paio di pantaloni neri. Occhiali da sole sempre sugli occhi e sguardo fisso sulla strada. Ho chiesto circa una ventina di volte a mio fratello che cosa avesse detto nostra madre riguardo alla presenza di Niccolò, ma lui non mi ha mai dato una risposta ben chiara, è rimasto sempre sul vago abbandonando subito l'argomento. Ho scoperto la verità solo una volta scesi di macchina, quando ci siamo riuniti con il resto della famiglia. Riccardo non appena ha visto Niccolò gli si è gettato al collo abbracciandolo, felice di rivederlo. Mio padre mi ha rivolto un sorriso che poi ha spostato sulla figura del ragazzo, decisamente intimorito dalla presenza di mio padre che invece, contrariamente alle sue aspettative, lo ha salutato calorosamente con una pacca sulla spalla ed un abbraccio veloce. Mia madre è rimasta in piedi sui suoi tacchi vertiginosi con un'espressione confusa di fronte a tutto l'affetto che la mia famiglia stava dimostrando a Niccolò. Quando tutti hanno finito con i saluti si è avvicinata a lui e con un piccolo cenno che sembrava somigliare ad un sorriso gli ha detto semplicemente "Ciao Niccolò, non mi aspettavo di trovarti qui. Spero tu possa trascorrere una bella serata." io e Lorenzo non sapevamo come trattenere le risate vedendo nostra madre così impettita di fronte ad un Niccolò tremendamente impaurito più da lei che da mio padre, il quale si era subito dimostrato molto aperto nei suoi confronti. Ed io me lo aspettavo, mio padre è un tipo che parla molto poco ma non so in che modo riesce sempre a notare tutto, anche quei piccoli dettagli a cui nessuno farebbe caso. Per questo con il modo in cui ha salutato Niccolò non me la racconta giusta.
Camminiamo tra i corridoi dell'enorme villa, alla ricerca dei miei genitori. Io e Niccolò ci siamo infatti allontanati con la scusa di mostrargli la casa giusto per prendere un po' d'aria dall'atmosfera pesante che si respira in quel salone. I nonni erano sommersi da gente che voleva fargli gli auguri e perciò abbiamo pensato di tentare più tardi pensando di trovare meno persone. Un po' come si fa nei locali in cui c'è molta fila, l'unica differenza è che qui si tratta di parlare con i miei nonni e non con un cameriere per chiedere se si è liberato un tavolo. Riccardo è scomparso da qualche parte a giocare con i nostri cuginetti della sua stessa età, Lorenzo sembra parlare animatamente con una ragazza nei pressi del buffet mentre i miei genitori sono attualmente dispersi dal momento che nel salone dove è stato allestito il ricevimento dove li abbiamo lasciati, non ci sono più.
«Me sa tanto che li abbiamo persi.» dice Niccolò guardandosi intorno smarrito. Da quando abbiamo messo piede qua dentro non ci siamo mai separati, siamo sempre stati l'uno al fianco dell'altro. Sia perché Niccolò teme un po' questo mondo a cui non è abituato, sia perché anche io ho una dannata paura di serate del genere, nonostante le frequenti da quando ero in fasce. Ho paura delle domande che mi possono rivolgere alcuni invitati riconoscendomi, ho paura di non avere la risposta pronta così come ho paura di fare figuracce davanti a mia madre. La verità è che vivo in questo mondo da diciannove anni e non so ancora come comportarmi.
«Impossibile, erano qua appena dieci minuti fa.» affermo sicura, imitando il suo gesto di guardarci intorno, finché i miei occhi si focalizzano su una persona specifica, anzi due. «Sentiamo se Lorenzo li ha visti.» per quanto odi interrompere la conversazione apparentemente interessante tra mio fratello e la ragazza misteriosa, non ho altra scelta.
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Piccola Stella | Ultimo
FanfictionLudovica de Santis ha diciannove anni e la vita che tutti desiderano: una bella casa nel quartiere più bello di Roma, una famiglia abbastanza unita e ottimi voti a scuola. Pratica danza da ormai dodici anni eppure questa sembra essere l'unico spirag...