10

1.7K 49 2
                                    

10. Lo adorerai

«Ci vediamo domani, ciao!» sorride dolcemente Letizia uscendo dal grande portone dell'accademia.

Letizia è una delle mie compagne di danza, l'unica con cui sono riuscita a costruire un rapporto solido che va oltre le ore che trascorriamo con le punte ai piedi. A volte infatti usciamo insieme per andare a fare un aperitivo con anche le sue amiche ed abbiamo trascorso parecchie serate assieme in qualche discoteca di Roma, o semplicemente a fare una passeggiata in giro per il centro.
Letizia è una ragazza molto estroversa, riesce a fare amicizia con tutti ed è molto probabilmente per questo che siamo diventate amiche, se non fosse stata lei a venire a parlarmi la prima volta io non lo avrei mai fatto, e per questo le sono davvero grata.

«A domani Leti.» le sorrido anche io agitando la mano in segno di saluto. Domani è venerdì, Alessia e Lucrezia hanno il diciottesimo di una loro compagna di nuoto e Benedetta è a Torino con i suoi per il weekend. Sono sola a Roma e Letizia mi ha gentilmente invitata a ballare insieme a lei e alle sue amiche.

Sono passati tre giorni dall'ultima volta che ho visto Niccolò, non si è più fatto vedere a casa ed Anna non ha aperto bocca riguardo il figlio.
Deve essere un suo vizio quello di sparire e poi riapparire all'improvviso senza una spiegazione. D'altra parte però, perché me la dovrebbe dare, una spiegazione?

La testa è appoggiata al finestrino dell'auto, Sergio al mio fianco mi racconta delle avventure della giornata per le strade romane ma la sua voce mi arriva come ovattata. Sono stanca e senza forze dalla lezione estenuante di danza, non mi sento più le gambe né tantomeno i piedi, è come se camminassi sugli spilli. L'unico suono che mi arriva pulito è quello della radio, che sta trasmettendo Fabrizio Moro con la sua Portami via. Sorrido nel sentire la voce del cantante, pensare che anche lui proviene da San Basilio proprio come Niccolò, ma che nonostante le loro origini sono riusciti entrambi a farsi spazio nel mondo della musica, e sono anche ottimi amici.

«Cosa ne pensi?» faccio un salto alle parole d Sergio, tornando nel mondo reale.
«La penso esattamente come te.» rispondo, grattandomi nervosamente la nuca. Sono in panico, mi sento mortificata per non averlo ascoltato mentre lui ha parlato per chissà quanto tempo di chissà che argomento, che poteva essere molto più interessante di guardare gli alberi alternarsi ai lampioni.
«Ludovica, ho appena detto che rapinerei una banca per vedere se mi stavi ascoltando.» dice ironico l'uomo al mio fianco, facendomi sentire ancora più in colpa.
«Scusa, scusa, scusa! È che sono davvero stanca, prima la scuola, poi la danza...non ci sto più con la testa, scusa.» Sergio sembra molto divertito nel vedermi così in panico.
«Non ti preoccupare, capisco perfettamente quanto sia affollata la testa di una ragazza di diciott'anni e capisco perfettamente quanto possa essere stanca, ti ho sempre detto che queste giornate qui finiranno per ucciderti.»

Sin da quando ero piccola ero sempre indaffarata. Praticavo danza, nuoto e andavo a lezione di pianoforte due volte alla settimana, non avevo mai tempo di andare a casa delle mie compagne delle elementari quando mi chiedevano di andare a fare merenda insieme. Forse è per questo che non ho mai avuto amiche fino a quando sono entrata al liceo e a causa dello studio ho dovuto rinunciare a molti di questi impegni, scegliendo di mantenere il mio preferito, ovvero la danza.

Sergio, così come Anna, mio padre e mio fratello mi hanno sempre detto che quello che facevo non era sano, che avrei dovuto darmi una regolata ma io volevo rendere mia madre orgogliosa di me e credevo che per farlo le avrei dovuto dimostrare che sapevo conciliare perfettamente tutte queste cose insieme. Mi riuscì anche, almeno fino a un certo punto della mia vita in cui è stata proprio lei a dirmi di smetterla. Era lo stesso periodo in cui ricaddi nel mio disturbo alimentare, la scuola, lo sport e il pianoforte occupavano tutto il mio tempo, non uscivo più se non per andare a scuola o in palestra mentre i miei coetanei passavano pomeriggi insieme a vivere esperienze che ogni adolescente dovrebbe vivere, tranne a quanto pare me, che ero sempre a corsa da un luogo all'altro con il costante pensiero di non poter deludere nessuno. Dovevo essere io quella che saltava più in alto con le punte, quella a percorrere l'intera vasca nel minor tempo possibile e quella che azzeccava tutte le note senza mai sbagliarne una: dovevo essere la migliore.

Piccola Stella | UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora