Chapter 53

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Federico's pov

Il sole mattutino mi strappò via dal mondo dei sogni.

"Cazzo, Cico è mattina." Sussurrai. Accarezzai i miei dintorni cercandolo, ma non riuscii a sentire la sua presenza accanto a me. Quando fui finalmente abile di aprire un occhio, notai che non ero più nella macchina di Nicola. Aprii anche l'altro occhio, e li sfregai con il dorso delle mie mani. Mi sedetti freneticamente sul mio letto.

Il mio letto? Ma che? Il mio specchio, il mio comò, il mio armadio, il mio letto. Che ci faccio qui? 

Mi grattai la nuca cercando di mettere insieme i pezzi, ma non ci riuscii. Era giorno, il sole era alto nel cielo, non c'era neve a coprire le finestre. Tutto ciò che successe la notte precedente sembrava come se fosse stato solo un incubo. Spostai lo sguardo sul comodino, presi velocemente il mio telefono e chiamai Nico, che rispose al terzo squillo.

"Pronto?" La sua voce assonnata era quasi paradisiaca, profonda, intontita e ruvida.

"Cico?"

"Oh, hey."

"Buongiorno, cos'è successo ieri sera?" Gli chiesi, insicuro di tutto quello che pensavo fosse accaduto.

"Beh." Iniziò schiarendosi la gola. Sentii suoni scombinati di sottofondo, segnalando che si stava sedendo.
"In primis, ho preso a pugni quello stronzo. Poi ti ho scopato sui sedili posteriori della mia auto, dove tu hai urlato di piacere come se non ci fosse un domani." Al sentire le sue parole, tutto il sangue che avevo in corpo affluì alle mie guance, colorandole di un rosso acceso.
"Ti ho fatto mio, facendoti strepitare il mio nome. Penso che tu abbia perfino svegliato il vicinato, considerando la quantità di luci che si sono accese dall'interno delle case attorno a noi." Boccheggiai al suo commento. Riuscivo quasi a vederlo sorridere dall'altro lato.

"Stai mentendo!" Urlai nel telefono.

"Scherzo, scherzo." Ridacchiò lui.

"Quando mi hai riportato a casa? Pensavo ti fossi addormentato."

Nicola's pov

"Quando mi hai riportato a casa? Pensavo ti fossi addormentato." Mi chiese lui dall'altro lato del telefono.

"Infatti, ma mi sono svegliato prima di te. D'altro canto sembrava che tu fossi svenuto, oddio non svenuto ma hai il sonno pesante. Ho dormito per qualche ora e poi ti ho accompagnato a casa. E sì, ho mentito a tua madre riguardo a cosa è successo e sul perché si fosse fatto così tardi. Non avrei mai pensato che tua madre sarebbe stata felice di vedermi portarti a casa nel bel mezzo della notte. Anche se mi ha chiesto cosa avessimo fatto, non le ho detto la verità tranquillo." Mentii. Non mi ero mai addormentato, feci solo finta. Sentii il bisogno di vederlo dormire, qualcosa che desideravo vedere da un po'. 
Il modo in cui le sue ciglia s'incurvarono mentre dormiva, un lieve russare proveniva dalle sue labbra.
La maniera in cui le sue sopracciglia si alzavano come se stesse parlando con qualcuno, come grinzava il naso quando ci passavo un dito sopra stuzzicandolo.
Tutto di lui era paradisiaco, era come avere un angelo tra le braccia per la prima volta. Era un momento di cui avrei tenuto cura per sempre, non mi importava fosse in una macchina con i finestrini appannati e l'aria spessa. Ne valeva la pena, lui ne valeva la pena. 
Lo guardai dormire per un'ora più o meno prima di controllare che ora fosse, e realizzare che si era fatto più tardi di quando mi sarei aspettato.
Inizialmente non volevo fare altro che non fosse restare sdraiato lì con lui, ma sapevo che sua madre era preoccupata, e che se non lo avessi riaccompagnato lo avrebbe fatto a pezzi. Quindi feci ciò che era giusto e lo riportai a casa, dove dovetti mentire ad Elisa.
Lo presi in braccio e, istintivamente, allacciai le sue gambe attorno alla mia vita e le sue braccia attorno al mio collo. Lui si mise comodo e accoccolò il viso nell'incavo tra il mio collo e la mia spalla. Mi avviai al portone d'ingresso e suonai il campanello una volta una volta arrivato. Sua madre aprì la porta assonnata, stava già dormendo. Rimpiansi la mia decisione di riportarlo a casa, magari ad Elisa non importava in fin dei conti?
Inventai una scusa per giustificare l'orario. Le dissi che facemmo un giro in macchina in città e lui si addormentò in auto, più o meno come fanno i bambini. Lei non si fece domande e mi fece strada dentro casa, e nella stanza di Fede. Elisa si strofinò gli occhi e tornò nella sua camera, senza mai proferire parola. Appena lei scomparve dietro la porta, sdraiai Stre sul suo letto, lo coprii con il suo piumino bianco, e gli rimboccai le coperte. 
La vista era ancora più preziosa. Pensai per un po' se restare lì con lui, ma sapevo che mia madre sarebbe impazzita se non fossi tornato a casa.
Sulla strada di casa, l'unica cosa che avevo in mente era come avevo rischiato di perderlo per colpa di quella merda di Nathan. 
Non avrei lasciato che niente e nessuno si mettesse tra me e il mio gattino, avrei fatto di tutto per tenerlo al mio fianco.

Locker 17 ~ strecico💜❤️ [DISCONTINUED]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora