Avvertenza: questo capitolo contiene le descrizioni di tentativo di suicidio che potrebbe scatenare!
Le gambe di Jimin si piegarono sotto di lui, fece due passi indietro stropicciandosi gli occhi e pizzicandosi il palmo, ma quella faccia era immobile qui, come la più vera allucinazione.
"Jungkook che ci fai qui?" La voce di Jimin si incrinò, il suo mento iniziò a tremare.
Alcune lacrime fecero rotolare gli occhi di Jungkook lungo il suo viso.
"Il mio vero nome è Jeon Jungkook e io... mi dispiace tanto Jimin. Avrei dovuto dirtelo, ma non avevo idea di come. Mi dispiace tanto," sussurrò Jungkook avvicinandosi ma Jimin fece altri passi indietro. tutto il corpo tremante.
"Non sta succedendo," sussurrò.
"Per favore, Jimin lasciami spiegare..."
"No! Non avvicinarti a me!" Jimin alzò la mano.
"Jimin, per favore..."
"No! Non voglio vederti mai più!" Urlò Jimin voltandosi correndo lungo il corridoio con le lacrime che gli annebbiavano la vista, stava sbattendo contro i muri.
No, non poteva essere vero. Non poteva succedere. Si è appena addormentato nell'auto di Suga ed è stato un incubo. No, non poteva essere vero. Il signor Jeon era Jungkook. Jungkook era il signor Jeon.
"Mr. Jimin," urlò il maggiordomo vedendolo.
"Non toccarmi nessuno di voi!" Gridò Jimin guardando Suga dritto. "E tu! Lo sapevi! Pensavo fossi mio amico!"
E Tae, anche Tae lo sapeva. Come devono aver riso dello stupido Jimin.
Suga abbassò lo sguardo imbarazzato.
"Jimin ti porterò io..." iniziò.
"No! Non voglio più vedere nessuno di voi!" Urlò Jimin precipitandosi fuori dalla villa nella notte, due righe bloccate come un terrificante mantra nella sua testa.
Il signor Jeon era Jungkook. Jungkook era il signor Jeon.
Jimin non ricordava mai come fosse riuscito a trovare la casa dei suoi genitori, c'era solo quella linea che lo spingeva in avanti, il più lontano possibile dal signor Jeon. Cosa ha pensato Jungkook? Come poteva fingere tutto? Interpreta solo un ragazzo innocente, che stava lottando per baciarlo mentre ogni notte era... dietro quella benda... Il corpo di Jimin soffriva così tanto, desiderava grattarsi via la pelle per dimenticare ogni singolo ricordo del signor Jeon .
C'era una luce accesa in casa che ignorò cadendoci dentro lasciando le scarpe in corridoio.
"Sei tornato, figlio indegno!" Urlò suo padre accendendo la luce nell'ingresso in modo che lo confondesse.
Jimin sussultò vedendo l'uomo che si avvicinava scrutandogli viso e collo.
"Sgualdrina! Sei stata di nuovo in giro a zappare!" Urlò schiaffeggiandolo in faccia così dolorosamente che sembrava che il mondo intero si fosse fermato.
L'elettricità statica dentro Jimin fermò le lacrime che fino ad ora gli scorrevano sul viso.
Non disse nulla superando suo padre che correva al piano di sopra cadendo nella sua stanza per aprire i cassetti della scrivania e afferrare un paio di forbici, il corpo tremante, ma era abbastanza, abbastanza. Questo inferno doveva finire qui e ora. Doveva finire, le mani di Jimin tremavano così follemente che era difficile aprire le forbici mentre cercava di trovare un modo per metterle al polso, ma la porta della stanza si spalancò.
"Davvero! Vengo nel bel mezzo della notte! Voi ragazzi non vi vergognate!" Urlò sua madre quando Jimin cadde in ginocchio di fronte alla porta con la schiena. "Jimin! Un compagno di classe è qui per vederti," disse quando tutti i peli del suo corpo tremarono.
"Non voglio vederlo!" Urlò premendo le forbici sulla sua pelle.
"Tratta il tuo ospite con rispetto!"
"Signora, non rimarrò a lungo, ho solo bisogno di discutere del progetto. Se non lo finiremo prima di lunedì, prenderemo una F," disse una voce che Jimin non riuscì a riconoscere.
Era così sbalordito che girò la testa per vedere Hoseok in piedi sulla porta che lo guardava con una faccia pallida.
"Fai in fretta," sibilò sua madre lasciando entrare Hoseok e poi sbattendo la porta.
"Jimin, scusa per essere venuto ma stavo portando a spasso il mio cane e ti ho visto correre a casa. Stavi male, così sono venuto a che... Ah! Jimin cosa stai facendo! Mettilo giù!" Urlò Hoseok notando le forbici nella sua mano.
"Almeno lasciami morire in pace!" gridò Jimin.
"Jimin, per favore... perché," sussurrò Hoseok diventando così pallido.
"Lasciami in pace," sibilò Jimin.
"Almeno dimmi perché?" Pregò Hoseok. "Tuo padre... ti ha picchiato," il ragazzo stava esaminando preoccupato il suo viso contuso.
Jimin annuì mordendosi il labbro inferiore, le forbici che gli tremavano in mano.
"È perché..."
"Il signor Jeon è Jungkook, Jungkook è il signor Jeon," sussurrò sentendo lacrime fredde che gli rigavano le guance, bruciando contro il livido.
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Blindfolded by Mr. Jeon
FanfictionBullizzato a scuola e costantemente sgridato a casa, Jimin non si è mai sentito amato, quindi quando un timido miliardario Mr. Jeon manda il suo lavoratore da lui, sostenendo di essere il ragazzo dei suoi sogni, Jimin accetta di diventare il suo ama...