38°CAPITOLO

54 5 0
                                    

Pov's Emily

Il tonfo e poi il silenzio.

Non sentii nulla per un tempo che mi parve indefinito, sentii solo il battito accelerato del mio cuore e una consapevolezza aggrovigliarmi le viscere.

Nessuno aveva detto nulla,ma quando sentii il rumore di quel corpo cadere, sapevo che era il suo. Sapevo che era lui.

Avevo lo sguardo velato dalle lacrime e tutto quello che sentivo erano solo voci confuse.

Quando sentii la voce di mio padre chiamarmi, fu allora che sembra risvegliarmi. E il mio unico pensiero fu lui.

"Severus"

Mi rialzai velocemente,non badando a ciò che mio padre mi stava dicendo e mi avvicinai al suo corpo a terra, scansando James.

Dall'altro lato Eileen lo scuoteva dal petto,mentre la professoressa McGranitt la sorreggeva,con una faccia pallida.

Guardai loro e poi spostai lo sguardo su di lui: il tavolinetto si era capovolto, facendo cadere il vaso che si era frantumato in una miriade di cocci di vetro che adesso stavano attorno alla sua testa,tutti sporchi di sangue.

Non ebbi tempo di pensare alla tristezza,
ci fu solo la rabbia e la frustrazione in quel momento.

Diamine,non avevamo il diritto di essere finalmente felici?

"No,tu non mi lasci, Severus Piton." mormorai e gli controllai il battito cardiaco,notando che era debole.

Guardai tutto il sangue che si era riversato e capii che poteva avere una commozione cerebrale. 

"Dobbiamo portarlo in ospedale, al San Mungo" dissi con una voce autoritaria che non sembrava la mia.

Dovevo comportarmi e avere la stessa forza in quel momento di quando ero davanti a qualche scena del crimine.

"Chiamate qualcuno,forza!" gridai allora visto che nessuno parve muoversi.

Mi guardarono come se fossi un'altra persona,ma nessuno fece domande,anzi cominciarono a seguire i miei ordini.

"Eileen, respira,non preoccuparti. Non se ne va,non adesso. " dissi guardandola mentre feci cenno alla professoressa McGranitt di spostarla e farla alzare.

Riportai la mia attenzione su Severus, inerme sul pavimento e sentii il mio respiro tremare.

"Se mi lasci, giuro non te lo perdonerò mai" sussurrai spostando il vetro intorno al suo viso, notando qualche taglio anche su di esso.

Non badai al suo sangue sulle mie mani o sulle mie ginocchia, dato che mi ero accovacciata proprio dove si stava creando una pozza di sangue.

Sentii alle mie spalle James che tranquillizzava Lily, o almeno ci provava perché sembrava non riuscire a calmarsi.

"Qualcuno mi aiuti a sollevarlo" dissi poi spostandomi e prendendolo con attenzione dalle spalle, quando alzai lo sguardo vidi mio padre di fronte a me che lo stava sollevano dalle gambe.

Mi feci forza e, ringraziai l'avvicinarsi della luna piena, lo sollevammo mettendolo su una barella che la professoressa McGranitt aveva fatto apparire,trasfigurando il divano.

Da lì poi, fu portato al San Mungo e portato di corsa in sala operatoria.
Fu quando chiusero le porte davanti a me che capii che non potevo più fare nulla,ora era tutto nelle sue mani.

Posai le mani sui fianchi e cominciai a camminare avanti e indietro mentre James si passava le mani tra i capelli lasciandosi cadere su una sedia, accanto a dove stava seduta Eileen,sotto costrizione della professoressa.

In piedi, accanto al marito, stava Lily e di fronte stava mio padre,appoggiato al muro.

Io ero rimasta a passeggiare avanti e indietro davanti alla porta, qualche volta mi sporgevo per guardare,ma non potevo vedere nulla.

"Emily perché non ti siedi un po'?" mi chiese mio padre,avvicinandosi e poggiandomi una mano sulla schiena.

"No" ribadì solamente "devo aspettare che esca il dottore"

"Ci vorrà del tempo,Emily...è appena entrato"

"Non mi importa,aspetterò tutta la notte qui,se è necessario. Non mi siedo,resto in piedi" dissi e mi voltai a guardarlo con rabbia.

"Andrà tutto bene" mi disse allora lui accarezzandomi la schiena guardandomi negli occhi,ma in modo diverso.

Era strano.

Ma non ci badai, non mi importava. Nulla aveva un senso, nulla aveva valore se non Severus in quel momento, che doveva lottare per tornare da me.

"Sembri quasi dispiaciuto" dissi "come se non mi avessi costretto a scegliere tra me e lui fino a poche ore fa."

"Non ti ho costretto a fare nulla..."

"NO." gridai,ma poi cercai di regolare la voce "lo hai fatto e non ti puoi rifilare la scusa del genitore preoccupato perché posso comprendere fino ad un certo punto. Per un genitore ha importanza anche quando i figli sono felici,papà, e tu mi hai visto con lui? Papà, hai visto come sono contenta con lui? Di questo ti sei preoccupato? O hai visto solo la sofferenza che abbiamo dovuto patire? Si,perché non ho sofferto solo io,ma anche lui. Abbiamo sofferto entrambi e costringermi a scegliere non sistemerebbe un accidenti!"

Gli gettai addosso tutta la frustrazione di quel momento, accecata dalla rabbia e dalla paura.

"Io lo amo,ma a te questo sembra non importare perché pensi che mi farà soffrire,ma non è così! Ci siamo riavvicinati,lui si sta aprendo, fino a poche ore fa lo stavo aiutando a ricordare,lo stavo aiutando a tornare da me. E tornerà. " dissi puntandogli un dito contro il petto "perché non può lasciarmi di nuovo,non così, hai capito? E tu capirai di aver sbagliato, gli chiederai scusa e tutto tornerà come prima"

Mio padre mi guardò, senza dire una parola,poi prese il mio braccio e mi tirò a sé, stringendomi forte.

Restai immobile, con le braccia aperte ancora sporche di sangue,ma a lui sembrò non importare.

"Tornerà" disse "tornerà, non preoccuparti"

Sentii in quel momento gli occhi pizzicare,ma non potevo lasciarmi andare,no.

Dovevo essere forte.

Le mie lacrime non avrebbero sistemato la situazione, non dovevo piangere.

Ingoiai quel groppo alla gola,ma non ricambia l'abbracciò di mio padre.

"Dov'è? Com'è successo? Che vi hanno detto?"

Era la voce di Sirius.

Mi staccai e vidi Rose correre verso di me,così mio padre dovette allontanarsi mentre io la bloccai prima che potesse abbracciarmi.

"Non toccarmi: ho il suo sangue addosso"

"Non mi interessa" disse e poi mi guardò negli occhi,perdendo la parola.

Cos'avevano i miei occhi?

Erano gonfi? Troppo rossi?

Non riuscivo a capire.

Non volevo capire.

Non in quel momento.

"Come...stai? Com'è successo?"

"Sto bene. Teddy aveva in mano la mia bacchetta e la stava agitando,poi un fascio di luce lo ha colpito ed è caduto, ha battuto la testa perché il tavolinetto si è capovolto e il vaso di vetro si è rotto in mille pezzi" spiegai con una calma che non mi apparteneva.

Lei mi guardò dispiaciuta e annuì come per dire di aver compreso la spiegazione.

"Vuoi lavarti le mani? O ti vuoi sedere?" mi chiese poggiandomi una mano sulla schiena ed io scossi la testa,risoluta:

"No,resto qui. Devo aspettare che il dottore mi dica che stia bene"

Light On Truth 3: ɪʟ ʀɪᴛᴏʀɴᴏ ᴅᴇʟʟᴀ ᴠᴇʀɪᴛÀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora