Pov's Emily
Passammo lì tutta la notte ed io non mi sedetti un momento, ma restai a camminare avanti e indietro davanti la paura quando sentivo le gambe farmi male.
Qualcuno era tornato a casa, altri si erano dati il cambio, qualcun altro era arrivato quando aveva saputo.
Erano le 6 del mattino quando la porta si aprì ed uscì il medico.
Fui la prima ad avvicinarmi, seguita da Eileen e tutto il resto dei presenti:
"Come sta?" chiesi subito mentre mi torturavo le mani.
Doveva dirmi che stava bene.
Doveva stare bene.
Il medico mi guardò con una serietà che non sembrava non promettere nulla di buono, poi chiese:
"Lei è molto vicina al preside? Ho bisogno di parlare con un familiare"
Mi voltai verso Eileen, che mi stava guardando a sua volta e poi guardai il medico, facendo un passo indietro.
Eileen mi accarezzò le spalle prima di guardare il medico: "Sono sua madre".
Lui annuì e le fece cenno di seguirlo un po' più lontano da noi, così che potessero parlare ed io pregai vivamente, stringendo la collana che avevo al collo, che lui stesse bene.
Li guardai e , consapevole che non dovevo ascoltare la loro conversazione, lo feci ugualmente aguzzando le orecchie.
"L'operazione è stata abbastanza lunga: la botta che ha preso è stata molto forte e ad aggravare la situazione anche la perdita di memoria che aveva subito"
"Ma adesso come sta?" chiese Eileen, temendo quello che il medico potesse dirle.
"E' stabile, non posso dirle più di questo: ha perso del sangue e la forza magica era carente durante l'operazione. Non le nego che abbiamo rischiato di perderlo due volte"
Il labbro inferiore mi tremò, così come cominciarono a tremarmi le mani, gli occhi iniziarono a pizzicare e la forza che aveva avuto per tutta la notte mi stava abbandonando.
Avevano rischiato di perderlo?
Si stava arrendendo?
"Posso vederlo?" chiese sua madre dopo svariati secondi in cui era rimasta in silenzio per metabolizzare ciò che il medico le aveva detto.
"Si, ma vede...se suo figlio non si sveglia entro oggi, c'è il rischio che potrebbe non svegliarsi più. Non possiamo spostarlo in stanza e non possono entrare"
Sentii la testa girare e tutti cominciarono a chiamare il mio nome, ma fu come un eco lontano, che svanì man mano perché le mie gambe sembrarono muoversi da sole.
"Severus"
Attraversai la porta, fregandomene del divieto e con il cuore angolo cominciai a camminare per il corridoio alla ricerca di dove fosse lui.
Doveva svegliarsi.
Doveva farlo.
"Signorina che ci fa lei qui? Non può entrare" mi disse un infermiere, al quale badai poco e andai comunque avanti mentre sentivo dietro di me qualcuno chiamarmi per fermarmi.
Non mi importava, dovevo vederlo.
Non doveva andarsene.
Cominciai a correre a perdifiato, cercando di lasciarmeli più indietro possibile e facendo cadere qualche carrello per rallentarli.
Avrei fatto fuoco e fiamme se fosse stato necessario per vederlo.
Arrivai davanti la camera in cui era stato portato proprio in quel momento e mi fermai a fissare la sua figura dal vetro: era immobile, coperto fino a metà busto e il suo volto era molto pallido.
Sentii una lacrima scendermi sul viso e il mio respiro si spezzò: se non mi fossi abbassata...avrei preferito ci fossi io al suo posto in quel momento.
"Emily!"
Era mio padre ed io mi voltai di scatto, guardandolo: era a pochi passi da me e con lui c'erano Sirius e James.
Li guardai, restando immobile per qualche momento, poi spostai lo sguardo su Severus e proprio in quel momento la porta si aprì e ne uscì un'infermiera.
Ne approfittai ed entrai, chiudendo la porta.
L'odore di medicinali fu la prima cosa che sentii, poi il costante rumore dei macchinari e restai ferma sulla porta prima di avvicinarmi a lui.
Presi un camice che era appeso lì vicino e lo infilai, almeno per coprire i vestiti sporchi di sangue e feci qualche passo verso il suo letto.
Non c'erano sedie, così dovetti inginocchiarmi al suo fianco e guardai il suo viso, restando con le mani incrociate al grembo.
"So che puoi sentirmi" dissi dopo qualche istante di silenzio mentre la mia voce usciva spezzata e le lacrime cominciarono a scendere, senza che io riuscissi più a trattenerle.
Lui restava impassibile e portai una mano sulla sua, che aveva davanti e la strinsi, ignorando quanto fosse fredda.
"Devi svegliarti...devi recuperare la memoria, Sev...devi tornare da me...ti prego" dissi con la voce rotta dai singhiozzi "Non lasciarmi di nuovo, sono qui. Non sono andata via, non ho fatto lo stesso errore di un anno fa, svegliati e qualsiasi cosa accada, sarò qui. Al tuo fianco. Mi hai capito? Però devi svegliarti, devi essere forte ancora una volta e devi vivere, con me"
Avevo la vista appannata dalle lacrime e mi asciugai gli occhi con la manica del camice, prendendo un respiro profondo, stringendo la sua mano come per trasmettergli tutto il calore di cui aveva bisogno.
"Mi hai detto che...non mi costringeresti a scegliere perché saresti stato un egoista, perché non volevi che rinunciassi a mio padre o ai miei sogni" cominciai, ma dovetti fermarmi per respirare ancora e cercare di calmare la voce.
All'esterno della stanza sembrava che tutti si fossero calmati, erano davanti al vetro e sembrava aspettare il momento giusto per entrare.
"Non saresti un egoista, amore mio...perché la scelta è mia ed io scelgo te. Sceglierò sempre te perché sei ciò che desidero e perché ti amo. Ti amo, capito? Anche se sei scorbutico, se fai l'indifferente e cerchi di nasconderti sotto tutto quelle maschere, perché amo anche quelle. Ma soprattutto amo quello che sei veramente: ogni tua paura, ogni tua debolezza, ogni tua cicatrice che ti porti dentro."
"Sev, svegliati perché devi viverti questa seconda possibilità: non credere di non meritartela, non credere che l'unica opzione giusta per te era la morte, non continuare a credere di essere l'assassino di Silente. Hai fatto tanto per rimediare a tutti gli errori che hai commesso, ma chi non ne ha commesso? Tutti hanno sbagliato, ma tu più di tutti meriti questa opportunità. Perciò, ti prego, apri gli occhi"
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Light On Truth 3: ɪʟ ʀɪᴛᴏʀɴᴏ ᴅᴇʟʟᴀ ᴠᴇʀɪᴛÀ
FanfictionÈ passato un anno da quando è cambiato tutto. Da quando la storia è cambiata ed è finita. Ognuno ha intrapreso la propria strada. Lasciandosi indietro dolori e sofferenze. Oramai tutto è solo un ricordo lontano. Ma se queste strade avessero un pun...
