37° CAPITOLO

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Pov's Emily

"Poi ci siamo rivisti in ospedale, quando mio padre, James e Sirius hanno avuto dei problemi durante la luna piena" 

"Ed io che c'entravo?"

"Tu ti sei preoccupato per loro: eravate in buoni rapporti, te l'ho detto" 

Eravamo ancora nel giardino ed io ero seduta sull'altalena mentre lui era poggiato all'albero, con le braccia incrociate senza distogliere gli occhi dai me. 

Se avessi potuto, avrei bloccato il tempo lì, quella sera.

Solo io e lui, come se nulla fosse successo prima. 

"E poi?" mi chiese ancora e io riflettei mentre dondolavo dolcemente.

"Non saprei da dove continuare...forse quando tua madre e la professoressa McGrannit ci hanno chiuso dentro una camera, in casa, al piano di sopra" 

"In questa storia, qualcuno si è fatto gli affari suoi?" mi chiese inarcando un sopracciglio e io risi, scuotendo la testa: "Beh, non pensi sia pretendere troppo?" 

"Un po' di privacy? No, penso sia pretendere il minimo" 

Lo guardai divertita, ridendo di cuore: "Non cambierai mai" 

"No, assolutamente" disse e lo vidi  sorridere, per poi togliersi la giacca e avvicinarsi a me; la poggiò sulle mie spalle dopo aver fermato l'altalena e mi accarezzò i capelli, baciandomi la fronte. 

Se quello era un sogno, avrei sperato non svegliarmi mai: era tutto perfetto, lui lo era.

Da come era iniziata la serata, avevo già immaginato che non sarebbe andata a finire bene, ed invece stava terminando come non mi sarei aspettata.

A parte ciò di cui avevamo parlato poco prima, era proprio una bella serata. Infondo sapevo che non rientrava nelle sue aspettative un matrimonio o una famiglia e che queste si sarebbero scontrate con ciò che volevo io, un giorno; ovviamente non tutto in una volta, ma le voci sembravano correre molto.

O forse io dovevo smetterla di sognare troppo. Ma, in qualsiasi caso, ero disposta a rinunciare a questo per stare con lui: era tutto quello di cui avevo bisogno. Inoltre, avevamo altri problemi da risolvere ancora: tra la perdita di memoria e mio padre, non c'era motivo di aggiungerne altri. 

Lui, nonostante tante cose, era lì per me ed io volevo fare qualcosa per lui, finalmente: un po' per riscattare anche i miei sensi di colpa per essermene andata in America ed averlo lasciato, ma soprattutto perché lo amavo.

E sentivo che lui ricambiava, anche se non me lo aveva ancora detto, ma tutto a suo tempo, no? 

"Sento le rotelle del tuo cervello girare, che cosa pensi?" mi chiese e dovetti voltare di poco la testa per notare che nel frattempo si era spostato dietro l'altalena, facendomi dondolare lentamente. 

"Che sta andando tutto bene" risposi e mi voltai, tenendo la sua giacca sulle spalle.

"Ma non senti freddo?" 

"No, tu ne hai più bisogno di me" 

"Potresti ammalarti"

"Non mi ammalo mai" 

"Mai dire mai, mio caro" dissi divertita guardando poi il cielo e lo sentì sospirare, ma anche se non lo vedevo, ero sicura stesse sorridendo. 

"Suoni il piano" disse d'un tratto alle mie spalle "Mi ricordo di questo particolare"

"Cos'altro ricordi?" 

"Penso sia il ballo che c'è stato ad Hogwarts, tu avevi un abito del colore della tua casa" 

"Oh, si...è stato quando siamo arrivate qui per la prima volta. Per me e Rose era inconcepibile, poi sono successe molte cose una dopo l'altra" 

"Hai scoperto che Lupin era tuo padre"

"Già...che quelli che credevo fossero i miei genitori, erano i miei zii, che Lily e James erano i miei padrini e Sirius uno zio acquisito" 

"Ed io sto con te? Ironia della sorte" chiese allora e percepii del sarcasmo, così mi voltai e lo guardai fintamente offesa, sapendo dove volesse andare a parare: 

"Guarda che non sei obbligato, eh" 

"E fare un favore a tuo padre così facilmente? Sia mai" disse divertito facendomi l'occhiolino e io roteai gli occhi, nascondendo un sorriso. 

"Sei perfido" 

"Mi lusinghi, ma non lo pensi" 

"E se invece lo pensassi?" chiesi io alzandomi e voltandomi a guardarlo dall'altro lato dell'altalena. Lo vidi inarcare un sopracciglio e avvicinò il suo viso al mio: 

"Non lo pensi" ribadì con calma e sicurezza, tanto che sentii la sua voce entrarmi dentro "mi hai appena confessato quello che provi per me" 

"Hai fatto centro" ammisi sorridendo non potendo dargli torto e lui assunse quell'espressione classicamente fiera di chi ha ragione.

"Sarà il caso di rientrare, andiamo" 

"Se è così necessario..." mormorò e mi affiancò facendomi segno di andare avanti mentre mi seguiva qualche passo indietro. Salimmo le scale e notai subito le tende spostarsi e varie ombre allontanarsi:

"Te lo dicevo: almeno il minimo" mi disse Severus e io sospirai, arresa mentre mi apriva la porta per farmi entrare. 

C'erano sua madre, la professoressa, mio padre e James che, non appena ci videro, ci guardarono spostando lo sguardo da me a lui e viceversa.

Le due donne si scambiarono uno sguardo, come di chi la sa lunga mentre gli altri due fissavano me e lui. Io mi schiarì la voce , togliendomi la giacca per ridarla a Severus, ma notai come non staccava lo sguardo da mio padre. 

In quel momento ripiombai nella realtà: come potevo sistemare questa situazione?

Capivo la preoccupazione un genitore, ma non contava per lui anche la felicità della propria figlia? 

Severus distolse poi lo sguardo e lo spostò su di me, prendendo la giacca che avevo tra le mani e guardò la madre:

"Possiamo andare" disse solamente ed Eileen annuì, nascondendo un sorriso compiaciuto. 

Stavano proprio per cominciare a salutare, quando dal piano di sopra sentimmo Tonks richiamare mio fratello per andare a dormire, ma quest'ultimo non ne aveva proprio intenzione perché lo vidimo sfrecciare in salotto correndo mentre tra le mani agitava...una bacchetta?

"Teddy, torna qui. Posa quella bacchetta e vieni a dormire" disse sua madre mentre arrivava in salotto con il fiatone neanche avesse partecipato ad una maratona.

"Remus, dii qualcosa a tuo figlio" 

Mio padre sospirò scuotendo la testa guardando mio fratello, che se ne stava dietro al tavolo:

"Teddy, è tardi. Vai a dormire" 

"Ma non ho sonno!" disse lui, battendo un piede per terra e scuotendo la bacchetta, dalla quale uscì improvvisamente un fascio di luce andando a colpire il vaso di fronte e a quel punto ci allertammo un po' tutti. 

"Di chi è la bacchetta?" chiese James a Tonks e lei mi guardò, indicandomi. improvvisamente ebbi tutti gli sguardi addosso e a mia volta guardai mio fratello:

"Sei entrato in camera mia!" 

"Non penso sia quello l'importante" disse Severus alle mie spalle, ma non gli diedi molto ascolto. 

"Era aperta" si giustificò Teddy, agitando ancora la mia bacchetta e lanciando un altro fascio di luce, che avrebbe colpito James se non si fosse scansato in tempo. 

"Teddy, dammi la bacchetta. Non vedi che stai facendo dei guai?" dissi avvicinandomi a lui e lui si rattristò, guardando James e poi me:

"Ma non lo faccio apposta.." 

"Lo so, ma non muoverla. Dammela" 

Lui sospirò e io feci il girò del tavolo per arrivare da lui, poi fu tutto abbastanza veloce: nel darmi la bacchetta, l'agitò e ne scaturì un altro fascio di luce.

Mi abbassai in tempo, finendo sul pavimento, ma subito dopo sentii un tonfo. 

Light On Truth 3: ɪʟ ʀɪᴛᴏʀɴᴏ ᴅᴇʟʟᴀ ᴠᴇʀɪᴛÀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora