50° CAPITOLO

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Pov's Emily 

Le voci cominciarono a correre e da lì a poco tempo tutti seppero che il cinico, temuto preside di Hogwarts era stato visto in dolce compagnia: la Gazzetta del Profeta era piena di articoli di ogni genere sull'argomento e ovviamente Severus non ne fu per nulla contento. Anzi, avrebbe messo le mani addosso ad ogni giornalista che gli si avvicinava. Ci volle un bel po' di tempo prima che la notizia scemasse e perdesse un po' di popolarità,  circa due mesi. 

Una mattina, mentre ero sotto la doccia, sentii un rumore familiare provenire dalla finestra della mia camera. Spensi velocemente il getto dell'acqua ed uscii dalla doccia, avvolgendomi nel mio accappatoio per poi uscire quasi di corsa dal bagno, rischiando di rompermi l'osso del collo. Ma quando arrivai in camera, mi bloccai sul colpo: "Papà?" 

Il diretto interessato sussultò, voltandosi di scatto verso di me con in mano una lettera e una rosa rossa mentre dietro di lui un gufo nero lasciava il davanzale della finestra. Sapevo che era una lettera di Severus: non ci vedevamo da un po' perchè lui era stato impegnato. 

"Tesoro..." disse lui per poi guardare ciò che aveva tra le mani e poi me "Questo è tuo" 

Sbattei le palpebre guardandolo ancora confusa, poi mi avvicinai e presi la lettera e la rosa sorridendo. Feci per aprire la lettera, ma mi accorsi di sentirmi osservata così alzai lo sguardo su mio padre, decidendo di leggere dopo ciò che mi aveva scritto. 

"Che ci fai in camera mia? Mi cercavi?" 

"Si, ma ho sentito che eri sotto la doccia così stavo andando via. Poi è arrivato il gufo, ma non avevo intenzione di frugare tra le tue cose" disse lui con le mani in tasca e un sorriso dolce. 

"Non preoccuparti, so che non sei il tipo...come mai mi cercavi?" 

"Niente, volevo parlare un po' con te"

"Mi devo preoccupare?" chiesi allora scherzosa. 

"No, nulla di cui preoccuparsi. Finisci di sistemarti che ti aspetto giù in salotto" disse lui sorridendo e mi accarezzò il volto prima di uscire dalla mia camera, senza darmi il tempo di rispondere. Guardai ancora la porta, ormai chiusa, per poi spostare lo sguardo sulla rosa e la lettera: sorrisi immediatamente e aprì la lettera, leggendola. 

Ti aspetto stasera al castello. Ore 21:00. Sii puntale.

Severus 

Risi leggermente: puntiglioso anche su un foglio di carta. Sentii il cuore perdere un battito per la felicità perché quella sera lo avrei rivisto e mi era mancato molto. E a quanto pare anche io a lui. 

Poggiai tutto sulla scrivania e andai a sistemarmi in bagno, canticchiando nel frattempo. Una volta finito, scesi di sotto in soggiorno quasi saltellando e andai a sdraiarmi sul divano mentre mio padre, seduto sulla poltrona di fianco, senza neanche abbassare il libro, disse: "Appuntamento?" 

Arrossì involontariamente, sapendo che il mio viso parlava da sé: "Si...tu di cosa volevi parlarmi?" 

"Della persona che ti ha chiesto l'appuntamento" disse per poi posare il libro sul tavolinetto davanti. Io lo guardai e mi misi comoda, aspettando che continuasse e sperando che i problemi fossero finiti. 

"Negli ultimi mesi, ho notato...anzi abbiamo notato, in molti, un cambio in Severus che non ci saremmo aspettati e anche tu sei cambiata: sei molto più contenta, più serena ed è questa l'unica cosa che veramente conta per me. "

"Sento che c'è un ma" 

"No, non c'è nessun ma. Solamente, non abbandonare quell'uomo perché, dopo tanto tempo, è tornato a vivere, ma soprattutto ha fatto entrare qualcun altro nel suo cuore. Ne soffrirebbe molto" 

Quelle parole mi stupirono e non poco. 

"Non lo farò: non commetterò lo stesso errore ancora una volta." dissi e gli sorrisi. 

"Lo so, ti conosco" mi sorrise "Ma oltre ad essere suo amico, se così possiamo definirci, sono anche tuo padre e sai che, alla prima lacrima che scenderà dai tuoi occhi per causa sua, non la passerà liscia. Per nulla al mondo e tu non sarai capace di impedirmelo: io ti sto affidando lui, mi sto fidando di tutti e due dopo tutti gli spiacevoli eventi che sono successi. Spero soltanto di star facendo la scelta giusta" 

"Papà, sta tranquillo...andrà tutto bene, adesso". Mi alzai e mi sedetti sulle gambe, abbracciandolo "Sono in buone mani"

"Sii felice, solo questo". Mi strinse forte e dovetti trattenere le lacrime mentre ricambiavo quell'abbraccio. 

Lo avevo odiato così tanto quest'uomo quando mi aveva abbandonata, quando non era venuto mai da me, quando aveva deciso di non dirmi la verità su chi fosse realmente fin dall'inizio. Ma adesso era l'uomo più importante della mia vita: era mio padre e non aveva importanza quanto tempo fosse stato lontano da me, ora che ero tra le sue braccia, era come se ci fossi sempre stata. Adesso lui c'era. Il mio papà c'era. E mi stava dicendo che non aveva importanza se ero grande ormai, ero sua figlia e lui mi avrebbe sempre tenuto la mano per guidarmi e proteggermi. Pensavo che non avrei mai avuto bisogno di lui prima, ma adesso non riuscivo ad immaginare una vita senza di lui. 

Dopo quella breve, ma intensa chiacchierata pomeridiana con mio padre, passai tutto il tempo con lui, Teddy ed Emma prima di andare a prepararmi per vedere Severus. Misi un pantalone nero a vita alta, un dolce vita bianco, un paio di scarpe basse e comode e lasciai i capelli sciolti; dopo uscì di camera e scesi le scale, gettando un'occhiata all'orologio della cucina per accertarmi che fossi in orario. Presi il cappotto e salutai tutti i presenti in salotto prima di uscire, infilare il cappotto e smaterializzarmi davanti i cancelli del castello. 

Trovai il cancello socchiuso e mi accigliai, aprendolo un altro poco per entrare mentre mi guardavo intorno, ma era buio per scorgere qualcosa. Così presi la bacchetta per fare luce e mi incamminai lentamente mentre dietro di me i cancelli si chiudevano con un cigolio e una voce mi fece sobbalzare di colpo: "Sei in ritardo di un minuto". 

Gettai un urlò sorpresa e mi voltai di scatto, trovandomi Severus alle spalle che mi fissava con uno sguardo divertito. Quasi non riuscivo a vederlo, tra il buio e i suoi vestiti. 

"Ma sei impazzito?!" dissi io con una mano sul petto, cercando di calmare il mio battito cardiaco che era aumentato per la paura. 

"Che io sappia, già da tempo e la colpa è tua" rispose alzando le spalle come se niente fosse, abbassando lievemente la luce della bacchetta che gli avevo puntato. "Non era mia intenzione spaventarti, comunque"

Lo guardai e sospirai, sorridendo e annuì: "lo so, non preoccuparti" 

Uscì poi di più dalla penombra e mi affiancò: "Camminiamo?" 

Riposi la bacchetta guardandolo e annuì: "Camminiamo". 



Light On Truth 3: ɪʟ ʀɪᴛᴏʀɴᴏ ᴅᴇʟʟᴀ ᴠᴇʀɪᴛÀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora