44° CAPITOLO

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Pov's Emily

"Non ho mai conosciuto persona più sdolcinata di te" 

"Ei! Non sono sdolcinata, sono...realista" 

"Beh, confondere realista con lo sdolcinata: tu abusi della cioccolata di tuo padre" 

Gli diedi una gomitata, che non ebbe l'effetto sperato perché non si sbilanciò di un millimetro, anzi mi gettò uno sguardo divertito. 

"E tu ne mangi troppo poca" ribattei guardandolo e scossi la testa, ridendo mentre attraversavamo per andare al parco, gremito di bambini. 

"Io la detesto: troppo dolce" 

"Si  vede" 

Sentii i suoi passi dietro di me, di poco, ed capii che si stava guardando intorno come a proteggersi da qualche agguato. Risi senza poterne fare a meno, andando verso l'altalena libera e sedendo Emma in quella più adatta per lei, chiusa da tutti i lati con gli spazi per fare passare le gambette. La bambina mi guardò, cominciando a battere le manine, sputando il ciuccio che teneva in bocca, il quale fortunatamente non cadde perchè era agganciato al suo bavaglino dalla catenella. Feci il giro e cominciai a farla dondolare dolcemente, sistemandole il cappellino. 

Alzai poi lo sguardo e lo vidi avvicinarsi verso di me, mettendosi al mio fianco e si appoggiò con le spalle all'asse di legno che reggeva l'altalena, puntando il suo sguardo su di me. Potevo percepire i suoi occhi attraversare ogni fibra del mio essere. 

"Dobbiamo parlare di qualcosa, io e te" disse fissandomi ed allora mi voltai verso di lui, confusa. 

Di cos'altro dovevamo parlare? 

"Ho sentito quello che ti ha detto mia madre" 

"Oh" 

Sbattei le palpebre, sentendo il cuore farsi più pesante: io non ne volevo parlare più. Avevo scelto di mia volontà di rinunciare ad un matrimonio e a dei figli, per stare con lui, che era l'unica cosa che contava. Era stata una scelta difficile, mi era costata molto per me che sognavo una vita felice ed era già abbastanza difficile per me abituarmi ad aver abbandonato quei sogni. Ma tutti sembravano mettere il dito nella piaga ogni tre per due e ormai risultava difficile non pensarci. 

"Ho fatto la mia scelta, preferirei non parlarne ancora" dissi poi sentendo il suo sguardo studiarmi, così mi voltai nell'esatto momento in cui ad Emma cadde il ciuccio a terra. Sospirai e mi chinai a riprenderlo: bisognava lavarlo. Guardai il parco e scorsi una fontanella poco più lontana da dove eravamo noi, così mi voltai verso di lui, che sembrava piuttosto contrariato: 

"La tieni d'occhio il tempo che vado a lavarlo?" chiesi guardandolo e lui annuì, senza dire una parola avvicinandosi all'altalena ed io mi allontanai. 

Quando arrivai alla fontanella del parco,dovetti aspettare prima che arrivasse il mio turno e così mi voltai a guardarli da lontano.

Severus dondolava la bambina per farla calmare perché sembrava in preda ad un pianto da mancanza di ciuccio.
Sospirai e cercai di sbrigarmi,conoscendo quanto fossero pazienti entrambi i soggetti.

Quando arrivò il mio turno, lavai il ciuccio e tornai sui miei passi,affrettandomi per tornare.

E fu proprio quando ormai ero vicina, che lo vidi sollevare gli occhi al cielo e prese in braccio Emma,la quale si calmò man mano mentre lui la stringeva, un po' goffamente dovetti ammettere, tra le braccia. La vidi quasi scomparire tra le sue braccia, con gli occhi grandi che lo guardavano e lui ne sembrò quasi rapito: lo vidi osservare quel piccolo corpo tra le braccia con attenzione, tanto da vedere stilare una sorta di pro e contro di un bambino.

Light On Truth 3: ɪʟ ʀɪᴛᴏʀɴᴏ ᴅᴇʟʟᴀ ᴠᴇʀɪᴛÀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora