51° CAPITOLO

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Pov's Severus 

Se c'era qualcosa che potesse stupirmi da qualche anno a questa parte, quello era lei. Ogni volta che la vedevo sembrava più bella della precedente e io pensavo sempre che lei avrebbe meritato di meglio che il mio amore. 

"Allora come stai? Come sta andando ad Hogwarts?". Voltò lo sguardo verso di me mentre continuava a camminare e io mi presi qualche istante prima di rispondere. 

"Come sempre: capre incapaci di fare anche le cose più basilari" 

"Sei troppo duro con i tuoi studenti, sai?" 

"No"

"Accantoniamo l'argomento, ho capito" disse lei divertita camminando qualche passo avanti a me. 

"Sei uscita di recente? Ci sono ancora giornalisti in giro?" 

"Non di recente, ma penso che non se ne vedranno per un po' dato il modo di come ti sei occupato della faccenda" 

"Pensi che avrei dovuto lasciarli parlare?" chiesi arrivandole di fianco e voltandomi verso di lei.

 Si fermò e mi guardò, con un sorriso divertito e scosse la testa "Avresti preferito vestirti di bianco piuttosto". 

Roteai gli occhi e avvolsi un braccio intorno alla sua vita, la attirai a me e puntai i miei occhi nei suoi: "Non ti volevo vedere per parlare di questo, ad essere sincero". 

Sentii il suo battito cardiaco aumentare mentre le sue guance si dipinsero di rosso: "E per cosa allora?" 

"Perché ho sentito la tua mancanza" sussurrai e le spostai i capelli dal viso, poggiando poi il palmo della mano sulla sua guancia e la accarezzai con il pollice, tastando la morbidezza della sua pelle. Mi focalizzai sui suoi occhi, ma poi il mio sguardo sfociò man mano sulle sue labbra e spostai la mano dalla sua vita all'altra guancia. 

"Anch'io ho sentito la tua mancanza" sussurrò e non potei non sorridere guardando le sue labbra pronunciare quelle parole, dopo annullai completamente la distanza baciandola delicatamente. 

Percepii il suo corpo avvicinarsi al mio, il suo petto contro il mio anche attraverso tutta la stoffa e le sue labbra rispondere al mio bacio: avevo lei ed era tutto quello di cui avevo bisogno d'ora in poi. 

Quando ci staccammo, si strinse a me, poggiò la testa sul mio petto e guardò il riflesso della luna sulle acque del Lago Nero. Guardai lei e le accarezzai i capelli, tenendola stretta a me: "Mi hai reso un'idiota, ragazzina..." mormorai. 

"Ti dispiace?" 

"Purché tu lo tenga per te, no" 

"Mi crederebbero in pochi, tranquillo" rise di nuovo. 

"Oltre ad essermi mancata, ti volevo vedere perché penso sia arrivato il caso di parlarne..." 

"Di cosa?". Mi guardò curiosa. 

Mi schiarì la gola "Penso sia il caso...di vivere insieme, se sei disposta a farlo anche tu"

Per un momento temetti che la mandibola le sarebbe caduta a terra mentre aspettavo una sua risposta: "Tu...cioè...mi stai chiedendo di venire a vivere con te?" chiese incredula staccandosi da me e passandosi le mani sul viso, che le tremavano. 

"Se vuoi..." 

Sorrise mentre si voltò un momento per riprendersi e allora ripresi a parlare: "Vorrei che venissi a vivere con me...come mia moglie". 

Quando i suoi occhi si voltarono di scatto a cercarmi, mi trovarono in ginocchio davanti a lei mentre prendevo il cofanetto con l'anello, aprendolo. Da quando ne avevamo parlato, non avevo fatto altro che rimuginarci tutto il tempo e se avremmo mai dovuto convivere, avevo pensato, tanto valeva farlo come lei desiderava. 

I suoi occhi mi guardavano tra lo stupiti, confusi e mille altre emozioni mentre le si riempivano di lacrime: "Cosa...?" 

Presi coraggio e la guardai: "Emily...da quando sei entrata nella mia vita, sei stata un tornado: hai stravolto ogni cosa nel mio ordine, hai colorato di mille colori le pareti bianche o nere della mia anima, hai disinfettato ferite che non avevo neanche creato. Sei andata oltre le mie maschere, mi hai visto per come sono realmente e non hai avuto paura, non sei scappata: mi hai accettato e per la prima volta dopo tanto, qualcuno mi ha preso la mano per tirarmi fuori dal baratro. Non ti sopportavo, ti detestavo per questo: per la gentilezza che mi dimostravi, per la testardaggine che ostentavi, per il coraggio con il quale sapevi tenermi testa e per mille altri motivi. Non so come, non so quando, non so perché, ma mi sei entrata dentro: dentro la testa e dentro al cuore. Sei arrivata al cuore, al mio, quando io pensavo di averlo sepolto ormai da tempo: lo hai riparato e lo hai fatto battere di nuovo. Se adesso sento di poter essere capace di amare ancora una volta, è merito tuo. 

Non mi perdonerò mai per tutto il male che ti ho fatto in questi anni: quando ti ho dimenticata, quando sei andata via,  per ogni lacrima che i tuoi occhi hanno versato e per ogni sofferenza che ho arrecato al tuo cuore, facendolo cadere in mille pezzi. Ma anche quando ti ho dimenticata, sei stata dirompente più di prima e hai stravolto ogni cosa ancora una volta purché io mi ricordassi di te, di quanto ti amassi. E quanto tu amassi me. Hai rinunciato ad ogni tuo sogno per stare con me, ti sei messa contro tutto e tutti per stare con me, dalla mia parte: finalmente, qualcuno ha scelto me, ho pensato. E voglio farlo: voglio scegliere te anch'io. Te, per tutta la mia vita. Non riesco più ad immaginarne una senza la tua presenza perché quando stavo crollando mi hai dato un motivo per non lasciarmi andare e questo motivo sei tu. Ti chiedo di diventare mia moglie, non soltanto perché voglio ridarti tutto ciò che ti stavi portando via, ma perché senza di te non sono niente: sarei solo un pupazzo, incapace di provare la minima emozione. Hai reso tutto un niente. 

Per questo, giuro che proverò a renderti la donna più felice di tutta la Terra, ogni giorno fin quando non esalerò il mio ultimo respiro e fino a quel giorno io ti amerò. Quindi, ti chiedo ancora una volta: Emily, vuoi sposarmi?"

Le sue ginocchia cedettero e lei cadde davanti a me, con le lacrime che le scorrevano come un fiume in piena e le labbra piegate in un sorriso che andava sempre di più ad allargarsi: "Si, si...si!" lo ripeté più volte e mi gettò le braccia al collo. 

Non mi ero reso conto neanch'io che fino a quel momento avevo trattenuto il fiato ed ero rimasto in balia di una sua risposta: chiusi il cofanetto e la strinse a me più forte che riuscì, lasciandomi sfuggire una lacrima di gioia. 

Le baciai la testa, stringendola sempre di più e nascondendola nella stoffa del mio mantello come per proteggerla e lo avrei fatto: ero consapevole che, per lei, avrei raso a suolo il mondo intero. 

Light On Truth 3: ɪʟ ʀɪᴛᴏʀɴᴏ ᴅᴇʟʟᴀ ᴠᴇʀɪᴛÀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora