You promised the world and I fell for it

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Weid


▶️ Be Alright - Dean Lewis



<< stai bene? >>

<< benissimo >> risponde accennando un debole sorriso << ma tu no >>

Mi prende il viso tra le mani e chiudo gli occhi a quel fantastico contatto: quell'incubo era così reale che temevo non l'avrei più rivista.

<< dimmi che succede >> mi esorta

Dovrei dirglielo? dovrei raccontargli che ho sognato di perderla e al solo pensiero mi è mancato il fiato?

<< stanotte... ho avuto un incubo >>

aspetta pazientemente che continui, senza mettermi fretta

<< ho sognato la morte di mia madre e alla fine tu te ne andavi come ha fatto lei, lasciandomi solo >>

Il senso di abbandono al mio risveglio... non dimenticherò mai quella sensazione terrificante.

<< ehi >>

Mi volto dall'altra parte, cercando di sfuggire al suo sguardo indagatore con il quale riesce a leggermi dentro con tale facilità da far paura, come non è riuscito a fare mai nessuno.

<< ehi >>

Mi costringe a guardarla e mi fissa con intensità, come a voler rafforzare il significato delle parole che sta per dirmi.

<< io non ti lascerò mai >>

* * *


Io non ti lascerò mai...

Quella promessa, quelle parole ormai vuote per me, sono l'ultimo residuo del sogno a rimanere nelle mia mente annebbiata dall'alcool al mio risveglio.

<< cazzo >> mormoro coprendomi la faccia dai raggi del sole che filtrano dalla tenda socchiusa.

Per un attimo un ondata di rabbia verso Jean-Pierre mi inonda, pensando che sia stato lui a mettere piede nella mia stanza e aver toccato le mie cose, comprese le tende socchiuse che mi hanno svegliato per non aver fatto il loro lavoro. (Per una frazione di secondo mi viene voglia di alzarmi e strapparle con forza.)
Ma poi ricordo che il mio domestico non osa mettere piede nella mia stanza da quando... da quando sono diventato intrattabile: lo fa solo quando è sicuro che non sia in casa, ovvero quando esco, cosa che ultimamente accade di rado.                              

Ormai sveglio mi alzo a sedere sul letto. In effetti la mia stanza è un casino: bottiglie vuote di birre, superalcolici e qualsiasi cosa non sia acqua, giacciono dappertutto sul pavimento, i cassetti aperti sono vuoti e il contenuto riversato sul pavimento, cartoni di pizza e cibo d'asporto fanno compagnia alle bottiglie ai piedi del letto.
Se la stanza è ridotta in questo stato vuol dire che Jean-Pierre non ci entra da un bel po', ovvero non è potuto entrarci per un bel po' e in tutto questo la mia mente annebbiata riesce a generare una domanda più che sensata e legittima: da quanti giorni sono chiuso qui dentro? Mi prendo la testa fra le mani e cerco di ricordarmelo, ma nella mia mente giorni e notti si fondono, impedendomelo. Riesco solo a ricordare il motivo per cui bevo fino a stordirmi, fino a svenire.
Non è un buon segno se ci riesco, vuol dire che presto tornerò a sentire... e all'improvviso accade: tutti i ricordi che ho di lei degli ultimi mesi, le risate, le litigate, il suo corpo nudo contro il mio, i suoi baci, le sue carezze, si riversano su di me come una valanga, seguita dal dolore che ormai da non so quanto tempo cerco di mettere a tacere.   
Mi manca il fiato, i battiti del cuore aumentano... Cerco di respirare, di calmarmi, ma niente riesce a farmi dimenticare questo dolore. Mi alzo velocemente alla ricerca dell'unica cosa che può aiutarmi. Vedo la stanza vorticare: cerco di afferrarmi a qualcosa prima di finire sul pavimento, purtroppo perdo la presa e finisco con il culo a terra.                                                           

Say yes to meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora