17. Say something

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Weid

<< va bene papà...>>

Il grazie mi muore in gola e non riesco a pronunciarlo prima che la chiamata finisca

<< ci vediamo a casa allora, così rifiniremo i dettagli. Oppure posso sempre venire io... >>

Non mi sembra il caso di affaticarlo per niente visto lo stato di salute in cui riversa.

<< no papà, va bene così. Vengo io >>

<< come preferisci figliolo, allora farò venire il signor Howard direttamente qui >>

Il signor Howard, l'avvocato di famiglia che ci segue ormai da anni. Mi chiedo quante volte mi abbia mandato al diavolo mentre cercava di mettere su carta questa situazione.

<< perfetto >>

Lo sento temporeggiare, probabilmente come sta facendo suo figlio che, come lui, non sa che dire. La situazione è ancora un po' strana tra noi: non sono arrabbiato con lui come prima ma, nel profondo immagino di esserlo ancora, altrimenti quel "grazie" lascerebbe le mie labbra senza problemi. Alla fine, dopo non aver trovato nient'altro da dire si congeda e così faccio anch'io, assicurandogli che ci saremmo visti a casa sua l'indomani per l'incontro.

***

Abbandono il cellulare nel borsone da palestra, in mezzo alle altre cose tra cui la borraccia e la tovaglia che recupero per asciugarmi il viso prima che mio padre interrompesse la mia lezione di boxe. Indosso nuovamente i guantoni, cercando di riportare l'attenzione sui colpi che il personal trainer mi sta lanciando. Domenica. Solitamente a quest'ora (l'unico giorno libero che ho in tutta la settimana) sarei ancora a letto, ma il pensiero che mio padre mi avrebbe chiamato per aggiornarmi riguardo questa situazione, mi ha tirato giù dal giaciglio prima del previsto.
Così, per scaricare un po' d'ansia, sono venuto in palestra. Ripenso alla telefonata, a quello che voglia dire e mi lascio trascinare... all'ultimo secondo schivo un colpo che avrebbe richiesto l'intervento del dentista.

<< avanti Weid, concentrati... >>

Grugnisco in risposta, pezzi di frasi sconnesse e sussurrate provenienti dalle mie spalle si aggiungono al casino che ho in testa, portandomi altrove e non facendomi vedere un colpo diretto che sta arrivando troppo velocemente verso il mio setto nasale.
E' troppo tardi per bloccarlo: mi preparo all'impatto, a incassare il colpo, al dolore... D'istinto serro gli occhi e il respiro mi si blocca per quattro, cinque secondi e... il colpo non arriva. Socchiudo un occhio, lentamente, l'unica cosa che vedo è un enorme macchia nera che occupa quasi interamente il mio campo visivo. Si ritira lentamente...

<< questo ti avrebbe spaccato il naso >>

L'allenatore ritrae del tutto il pugno destro e, guardando l'angolazione, il modo in cui era piegato e la velocità con la quale mi stava per arrivare in faccia, gli do completamente ragione: credo che il naso mi si sarebbe ritirato nel cranio.

<< dove cazzo hai la testa oggi, Weid?! >>

<< da nessuna parte >>

scuoto il capo, saltello sul posto e do qualche pugno in aria per riscaldarmi. Faccio sbattere i guantoni tra loro.

<< avanti, riprendiamo: sono pronto >>

Say yes to meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora