23. More than words

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Weid


▶️  James Arthur - Car's outside

Riverso il contenuto del cassetto sulla scrivania, alla luce della lampada, nella speranza che quei dannati documenti saltino fuori. Non posso andare via senza di loro, sono i documenti riguardo il mio trasferimento, cazzo! Quindi no, non posso uscire da questa fottutissima casa senza di loro al mio seguito, anche se tempo fa per temperamento l'avrei fatto: il culo del vecchio Weid sarebbe già in macchina, fregandosene delle conseguenze.

<< cristo! >>

colpisco il tavolo con entrambe le mani per dar sfogo alla mia frustrazione. Abbandono la testa davanti a me, incassata nelle spalle. Sospiro, portando di fronte i miei occhi il quadrante dell'orologio: perfetto, ho solo altri dieci minuti e dopo sarò fottutamente in ritardo.
Al diavolo, controllerò un ultima volta nell'altra scrivania, dopodiché chiederò a Jean-Pierre di trovarli e mandarmeli, anche se così non darò una buona impressione come nuovo amministratore delegato.
Perdere i documenti riguardo il mio trasferimento... cristo, si può essere più idioti di così?

Con due falcate raggiungo la seconda scrivania al lato opposto della stanza, quando la porta alle mie spalle si apre. Perfetto, non ci avevo pensato: Jean-Pierre può aiutarmi adesso e salvarmi il culo, oltre che la faccia.

<< Jean-Pierre, potresti...? >>

Ma quella che mi si para davanti non è le sua faccia, ma quella di una persona che ha popolato i miei sogni e incubi nell'ultimo periodo e che pensavo di non rivedere mai più, se non per una fottuta e sfortunata coincidenza del destino.

<< che cazzo ci fai qui?! >>

Sono consapevole del mio linguaggio ma è la sorpresa, o per meglio dire lo shock, a parlare.

Una spaesata e confusa Ayden mi sta davanti, a pochi metri da me, ferma sulla soglia: sembra non abbia intenzione di entrare e gliene sono grato: al momento ho bisogno di averla il più lontano possibile da me.
Cerco di riprendere il controllo di me stesso ma soprattutto del mio cuore che, rivedendola così bellissima, si arresta per qualche secondo per poi riprendere a battere con tale vigore da temere di vederlo schizzare da questa prigione che dovrebbe essere la cassa toracica, e cadere ai suoi piedi. I miei ricordi non le danno giustizia. Mi maledico a questa reazione: fottuto cuore traditore.

<< io... >>

La sua voce, dio la sua voce: credevo di aver dimenticato che suono avesse. Ma proprio come il canto di una sirena mi strega, attirandomi sempre più verso lei. Sospiro, frustrato più che mai al potere che ancora esercita su di me: lo odio...

<< ho saputo che stavi partendo... >>

Davvero? Dopo tutti questi mesi in cui non ci siamo visti ha soltanto questo da dirmi?!

<< si, ho questioni di lavoro fuori di cui occuparmi >>

Si guarda intorno ( evitando accuratamente di posare lo sguardo su di me per più di qualche secondo ) come se questo posto fosse in grado di restituirle la parola che sembra aver perduto. E all'improvviso ho la sensazione di ritrovarmi in un museo e di star osservando un opera d'arte: sembra che acquisti ulteriore bellezza man mano che il tempo passa e la osservo, la studio.
Mi riscuoto dalla mia fantasia: "è solo passato molto tempo da quanto l'hai vista, tutto qui" mi ripeto, ma qualcosa dentro di me, e che vorrei decisamente mettere a tacere con un pugno, magari, la pensa diversamente.

Say yes to meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora