11. When you think of love, do you think of pain?

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Mary

<< finisci la tisana tesoro, poi possiamo andare a fare una passeggiata, se ti va... >>

la vedo annuire

Mi ritiro in camera prima che mi veda piangere. Mi trattengo anche quando mi chiudo la porta della camera padronale alle spalle, nonostante il senso di sicurezza che queste mura mi danno, nascondendomi alla sua vista. Non posso lasciarmi andare o lo capirà: quando piango mi si gonfiano gli occhi e il naso, il viso si arrossa leggermente, facendomi sembrare un pomodoro e non voglio farla preoccupare ulteriormente.

<< nonna, sono pronta! >>

mi do una rinfrescata e la raggiungo

<< che ci facevi lassù? >>

<< prendevo il cappotto >>

la sua fronte si corruga, alzando il braccio e mostrandomi qualcosa che stringe tra le mani

<< ma è qui >>

ecco, mi sono fatta beccare. Me lo porge

<< in effetti non lo trovavo, grazie tesoro >>

lo indosso e usciamo, sperando non abbia notato niente...

Ayden

Mia nonna mi tiene fuori per metà giornata, tra visite alle sue amiche, spesa al supermercato e alla sua merceria di fiducia, (dove mi sembra abbia acquistato materiali in quantità industriali) Per tutto il tempo ho l'impressione che eviti accuratamente di incontrare il mio sguardo. Mi rivolge la parola solo quando dobbiamo spostarci e anche allora lo fa senza prestarmi veramente attenzione.
Ripenso alla conversazione avuta prima di uscire: spero di non aver ferito i suoi sentimenti...

Quando mi sembra di aver percorso tutta la cittadina a piedi, finalmente prendiamo la via di casa ma a metà strada mi porge tutte le buste ( che non sono affatto leggere), si scusa per lasciare me a fare il lavoro pesante e mi dice di aspettarla a casa, perché ha dimenticato di sbrigare una commissione.
Si comporta in modo sempre più strano, la osservo: ha il viso leggermente arrossato, eppure è ben coperta e oggi non sembra essere una giornata particolarmente fredda.
Prima che possa fare qualche altra supposizione mi abbandona lì in mezzo alla strada, lasciandomi completamente sola.
La osservo per un po', chiedendomi dove stia andando, finché non diventa un minuscolo puntino all'orizzonte e sparisce.

Mary

Sento il cuore martellarmi nel petto a ogni passo che mi porta sempre più vicino a quel posto. Solo quando mi ritrovo davanti il mastodontico cancello in ferro battuto nero, mi rendo conto di quanto sia in ansia: quando alzo le mani per spingerlo le trovo umidicce e tremanti.

<< Mary! >>

Il custode mi viene incontro, togliendomi dall'impiccio di aprire il cancello.

<< Grant! Grazie >>

Lo conosco da anni: è un uomo gentile e spesso quando vengo qui mi tiene compagnia.

<< è da un po' che non ti vedo >>

<< si, sono stata occupata >>

Say yes to meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora