40. Turning page

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Ayden

Qualche giorno dopo, mentre sto correndo al parco, mi arriva un messaggio di Trent: la cena è stata fissata per stasera, chiede se siamo disponibili.
Mi fermo con il fiatone, il cuore che batte ritmicamente contro il petto: mi chiedo se sia una buona idea visto i nostri trascorsi...
Non sono riuscita a guardarlo in viso per più di cinque minuti l'ultima volta che ci siamo visti, mi chiedo come farò ad affrontare un'intera cena.
Penso di darmi malata, ma mio zio potrebbe smascherarmi, lo farebbe di certo.
Quindi sospiro e digito la risposta...

***

Più tardi, nel pomeriggio, informo mio zio dell'invito, incrociando le dita dietro la schiena e sperando che salti fuori uno dei suoi famosi impegni dell'ultimo minuto.
Occhiali sulla punta del naso, penna alla mano, mentre lo vedo compilare dei fogli, il tavolo sommerso, sovrappensiero risponde

"certo, ne sarei felice. Conferma pure la nostra presenza"

mi maledico tra me e me. Frustrata afferro il cellulare e avverto Trent...

Mettiamo piede nell'ascensore, mio zio si specchia aggiustandosi la cravatta, anche per una cena così informale ha preferito un completo elegante: ha mai indossato altro nella sua vita quest'uomo?

Fisso il mio riflesso nello specchio: non mi sono data da fare come lui ma sono presentabile: indosso una camicia, una gonna e delle scarpe che voglio già togliere.
Aggiusto l'orecchino a cerchio che si è sganciato e mi liscio la gonna.

<< sembra che dobbiamo ringraziare te per questa cena >>

mio zio mi guarda con la coda dell'occhio, aggrottando la fronte

<< cosa vuoi dire? >>

<< Trent mi ha detto che i suoi genitori sono tornati a rivolgergli la parola per merito tuo, quindi qualcosa avrai pur fatto... >>

alza le spalle << gli ho solo parlato >>

alzo un sopracciglio << davvero... >>

<< non so cosa passi nella mente della mia diabolica nipote...>> mi picchietta la fronte con una nocca << ma non è niente di ciò che pensi, ho solo fatto capire loro l'enorme errore che stavano commettendo... >>

<< cristo... >> si prende la base del naso tra pollice e indice << se penso che non hanno parlato con loro figlio, il loro unico figlio per due mesi... >>

scuote il capo, la luce gialla illumina il piano prima dell'attico: siamo quasi arrivati.
Gli sfioro un braccio

<< adesso però si, posso dire che è per merito tuo >>

accenna un sorriso e gli do una pacca sul braccio

<< avanti, siamo arrivati >>

Le porte dell'ascensore si aprono ma nessuno viene ad accoglierci come accade di solito. Strano. Mio zio chiama i suoi amici per nome. Alla fine compare il signor Anderson, i capelli spettinati, un bicchiere alla mano.

<< buonasera >>

ci saluta con un sorriso triste e di circostanza, che non arriva però a contagiare gli occhi

Say yes to meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora