29. Raindrops keep falling on my head

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<< va bene Ayden, sei pronta ad andare >>

<< adesso tirerò fuori gli aghi, piano >>

Deglutisco rumorosamente, guardando altrove. Sento Trent tentare di camuffare una risata con un colpo di tosse. Lo fulmino con lo sguardo: ha una mano chiusa a pugno davanti la bocca, si dà un contegno, l'ombra di un sorriso ancora sul volto.

Torno a studiare le infisse delle finestre, a guardare gli uccelli spostarsi da un albero all'altro

<< Ayden, abbiamo finito >>

Mi volto, un occhio ancora chiuso, nel caso stessero pensando di farmi uno scherzo di pessimo gusto: sembra non sia così.

<< ti aiuto ad alzarti >>

L'infermiera scosta le coperte e mi prende per le braccia, offrendomi sostegno.

<< ti porto a fare una doccia, vorrai... >>

<<... levarmi questo odore d'ospedale di dosso. Decisamente >>

L'infermiera mi fissa per un attimo: io e la mia boccaccia

<< non volevo... >>

gli angoli della sua bocca s'incurvano all'insù >>

<< no no, capisco >>

<< allora, vogliamo andare? >>

<< ce la faccio >> protesto

<< certo, volevo soltanto accompagnarti >>

sorride debolmente: non sembra affatto offesa dal mio commento sul singolare odore dell'ospedale.

Mi lascia dentro il bagno, accanto alla stanza nella quale ero ricoverata e si allontana.
Mi libero dal lungo camice bianco davanti uno specchio a figura intera, sembra che ce l'abbia ancora addosso: la mia pelle è bianca, pallida, le uniche cose a risaltare sono delle piccole punture rosse, lì dove fino a pochi minuti fa si trovavano gli aghi. Al solo pensiero lo stomaco si contrae. Riesco a vedere dei segni violacei, lì dove quell'uomo mi aveva afferrato: le caviglie, la gola... Allontano le immagini legate a lui e mi metto sotto il getto dell'acqua calda, strofinando con foga in quei punti, come se potessi cancellarli...

Esco dalla doccia, avvolgendomi in un morbido accappatoio di cotone bianco come il mio viso. Sento dei rumori provenire dalla camera opposta la mia. Mi avvicino al muro in punta di piedi, come se davvero potessero sentirmi: poggio l'orecchio contro il ruvido muro che mi graffia leggermente il viso.

<< Trent, ti ricordi cosa ti ho detto prima, vero? >>

lo sento sospirare << si >>

<< fisicamente sta bene, tutti i parametri sono nella norma. Quello che mi preoccupa è l'aspetto psicologico, non sta reagendo come tutte le vittime: invece di riviverlo continuamente è come se il suo cervello avesse creato un muro, bloccandolo in un angolo remoto della sua mente. Si comporta come se non fosse accaduto niente, potrebbe andare avanti così per anni ma inevitabilmente verrà fuori e allora crollerà, come ieri ma ovviamente in modo più violento per averlo represso per tutto questo tempo. Per questo è importante che ti assicuri che abbia un adeguato supporto psicologico >>

<< lo farò >>

<< va bene, vado a portarle questa >>

dei passi che si allontanano, poi che si avvicinano. Mi stacco dal muro, dei colpi alla porta mi fanno trasalire.

<< si, un attimo >>

mi controllo allo specchio: gli occhi sono gonfi di pianto, così come il naso che si è arrossato. Mi sciacquo il viso prima di aprire la porta

Say yes to meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora