25. Otherside

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Julie

Lascio di corsa quella stanza, casa sua.
Prima di mettermi in macchina mi volto un'ultima volta ad osservare il disastro di cui sono responsabile

Mi dispiace Ayden, mi dispiace tanto. Volevo soltanto ricambiare il favore, essere il vostro cupido come voi lo siete stati per noi

Mi metto alla guida, la vista appannata... spero solamente che Matt sia ancora a casa mia.
Mi immetto nel traffico, le guance umide; do un occhiata veloce nello specchietto retrovisore: il mio trucco è un disastro, un panda avrebbe gli occhi meno neri.
Cerco di asciugarmi le guance con il dorso della mano, la macchina devia di qualche metro nella direzione opposta, verso l'altra corsia: per poco non vado a schiantarmi contro un'altro veicolo. Il guidatore mi riprende a colpi di clacson e con gesti tutt'altro che gentili: non posso biasimarlo. Fanculo al mio aspetto, sarà comunque evidente a tutti che ho pianto.

Mi concentro sulla guida per quei pochi chilometri rimasti. Prendo l'uscita che porta a casa mia e qualche minuto dopo la scorgo, distorta dalle mie lacrime, le luci ancora accese. Mentre parcheggio la porta si apre: Matt esce di corsa sugli scalini, una strana espressione in viso. Mi viene incontro e quando nota lo stato pietoso in cui riverso, la sua fronte si aggrotta

<< Julie, che cosa... >>

Mi getto tra le sua braccia, l'unico posto in cui volevo trovarmi da quando ho lasciato casa di Ayden

<< ei... >>

Matt mi stringe a sé, cullandomi e accarezzandomi i capelli.

<< che cosa è successo? >>

tiro su con il naso, tentando di visualizzare il suo viso ( e probabilmente tra poco la sua espressione compiaciuta) tra le numerose lacrime che mi offuscano la vista

<< ti ho già detto che ti odio? >>

sorride

<< certo, è per questo che ti sei messa con me >>

un debole sorriso increspa le mie labbra.
E' per questo che lo amo: riesce a farmi sorridere sempre, anche quando non ho motivo per farlo

<< perché devi sempre avere ragione? >>

mi lamento, con tono simile a quello di una bambina capricciosa

Non ribatte, nessun "te l'avevo detto" o "vedi? avevo ragione: avresti dovuto ascoltarmi"
Si limita a consolarmi e aspetta, come fa ogni qual volta, che sia pronta a parlare.

<< io... ero indecisa se dirglielo o meno, ma il tempo scorreva e alla fine l'ho fatto >>

confesso, il viso nascosto nell'incavo del suo collo: non ho il coraggio di dirgli com'è andata guardandolo in viso.
Matt, però, la pensa diversamente: sposta le mani sul mio collo e mi costringe a guardarlo. Tengo gli occhi chiusi, come se questo servisse a qualcosa, i suoi pollici ripuliscono le mie guance dalle lacrime che non ho nemmeno sentito arrivare. La sua fronte si poggia contro la mia, poi bacia le mie guance ancora umide.

A quel punto apro gli occhi

<< va tutto bene, tesoro. Puoi raccontarmi tutto: sai che non ti giudicherò, mai... >>

Mi lascio andare contro la sua guancia: lo so, so che non lo farebbe mai e il mio corpo che si rilassa e si sente sempre al sicuro in sua presenza, ne è la prova.

<< lei era... sotto shock: non sapeva che dire, fare. Faceva avanti e indietro e mi chiedeva perché glielo avessi detto. Alla fine è andata... >>

Matt mi copre le spalle nude con la sua giacca e solo in quel momento mi accorgo di star tremando, ma per qualcosa al di là del freddo. Tenta di scaldarmi passando più volte le sue possenti mani in corrispondenza delle mie braccia

<< sono rimasta ad aspettarla, l'ansia mi stava uccidendo. Ma quando è tornata... dio, il suo sguardo Matt: era devastata e io l'ho accolta con un sorriso tutto denti. Che stupida sono stata... >>

<< non dire così >>

Matt mi prende per mano, rompendo il contatto tra i nostri corpi

<< è una tua amica, hai fatto quel che ritenevi giusto: non hai nulla da rimproverarti >>

scuoto la testa

<< no, Matt. Avevi ragione: dovevo restarne fuori, non erano affari miei >>

sorride, prendendomi per la guancia

<< sei un'ottima amica: smettila di condannarti per questo... >>

vorrei tanto che fosse vero

<< poi cos'è successo? >>

<< lei mi ha cacciato, in malo modo, ma non posso di certo biasimarla... >>

Matt mi guarda con compassione e non con sguardo trionfante, come qualunque altro portatore del gene XY avrebbe fatto.
In momenti come questo mi chiedo cosa abbia fatta di buono per meritarlo.

<<... beh, ficcare il naso negli affari altrui mi è costato un amica. Se non imparerò da questa lezione non so da cos'altro potrò farlo... >>

Matt mi attira a sé in un lungo abbraccio e io mi aggrappo a lui come fosse la mia ancora di salvezza

<< grazie >> sussurro contro la sua spalla << grazie di essere qui >>

mi prende il viso tra le mani

<< come se potessi essere da qualsiasi altra parte >>

e mi bacia, trasmettendomi quella sensazione ogni qual volta che mi sta vicino, quella sensazione di essere nel posto giusto, nel posto a cui appartengo.

Say yes to meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora