Chapter 4: L'angelo caduto di Cabanel

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[Nei media, Starboy di TheWeeknd]

❛ ━━・❪ ❁ ❫ ・━━ ❜Chapter 4: L'angelo caduto di Cabanel

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Chapter 4: L'angelo caduto di Cabanel

Adele

«Archie non c'entra nulla con tutto questo!» lo fermai, con la rabbia che ribolliva nel mio sangue e le mani che tremavano come foglie al vento. «Leva il suo nome dalla tua bocca, dannato drogato, chiaro!?»

Oh, quindi il Wicked apparteneva alla famiglia Lancaster. Sapevo che avevano il controllo su molti locali di Londra. Ma il Wicked, proprio quello? Un luogo così vizioso e corrotto, nelle mani di coloro che indossavano sempre anelli costosi e toccavano solo ciò che luccicava e che poteva conferire prestigio alla loro reputazione di perfetta famiglia perbene. Perché me lo stava dicendo? Voleva mettermi in guardia o intimidirmi? Non mi sarei stupita, dopotutto era il perfetto sosia di suo padre: stesso sguardo che riuscirebbe a trasformare un leone affamato in un micio impaurito. Volevano esercitare il loro potere su tutto e su tutti, e cominciavo a pensare che avrebbero preso possesso di ogni angolo di Londra, pur restando nell'ombra della loro sfarzosa gabbia d'oro.

Ancora ho impressi nella mente i pesanti passi di suo padre, che riecheggiavano nella mia casa, potenti e inesorabili, come se in quelle quattro mura egli fosse il sovrano indiscusso. Durante il periodo in cui i miei genitori frequentavano la sua famiglia, ero stata portata più volte nella Villa Lancaster in loro compagnia. In quei giorni, Theodore era solo un bambino, come me, ma la sua personalità era ben lontana dall'uomo che è oggi. Ricordo che non si univa mai a noi per giocare, né a me né a mio fratello. Preferiva starsene in un angolo del giardino a costruire con i mattoncini Lego o a immergersi nella lettura di qualcosa, sempre con uno sguardo basso e serio. Era un'espressione insolitamente matura per un bambino della sua età, oserei dire triste e che trasudava solitudine. Tuttavia, col tempo, cominciò ad aprirsi con noi, soprattutto con Archie, che, con la sua natura estroversa, riusciva a far emergere la socialità anche nei più riservati. Quando però suo padre, con voce autorevole, lo richiamava dalla cucina con un solenne "Theodore Louis!", il piccolo Theodore si trasformava istantaneamente in un fanciullo serio e composto. Eppure, anche quando si univa a noi nel gioco, quel bambino dai boccoli dorati custodiva sempre un angolo d'ombra, un lato in cui non batteva mai la luce del sole, un recesso inviolabile in cui poteva entrare solo lui.

Theo mi osservava, impassibile al mio tono di voce, come se avesse davanti a sé una fastidiosa mosca «Che tenera che sei... Adelaide. Ti preoccupi per il tuo fratellino mentre lui ti ha abbandonata qui, in balia dei lupi. E poi, non hai ancora risposto alla mia domanda, ma lutine, resti o torni a casa?»

Quel bambino, colui che mi aveva fatto dono di uno dei suoi preziosi Lego per il mio compleanno, era ormai un'immagine sbiadita nel passato. Giorno dopo giorno, nel corso del tempo, quel ricordo si era sfumato lentamente, finché si era completamente perso nella trama della mia memoria.

Rêverie di Mezzanotte - 𝘽𝙇𝙐𝙀 𝙇𝙊𝙏𝙐𝙎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora