❝Sotto la maschera perfetta, si nasconde sempre un desiderio proibito: benvenuti al Wicked.❞
Trama:
Adelaide Spencer e Theodore Lancaster sono i due migliori studenti del corso PPE a Oxford e acerrimi rivali accademici. Adelaide, di una prestigiosa...
"But it's a special death you saved For me, the brown-eyed daughter"
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Chapter 29: La maledizione delle due rose
Adele
«Vuoi togliermi il ruolo del figlio ribelle con queste tue scappatelle notturne?»
«Oh, non ci tengo proprio, grazie»
Archie mi rivolse un sorriso stanco mentre sistemava la sua chitarra al suo posto. Il suo volto, solitamente luminoso, ora era opaco e segnato dalla fatica. La felpa nera Balenciaga che indossava, una delle sue preferite, sembrava aderire al suo corpo, evidenziando le ombre sotto gli occhi che raccontavano di notti insonni e giorni trascorsi troppo veloci. Nonostante le sue radici cubane, la sua pelle non rifletteva alcun calore, ma solo un pallore spento che contrastava con il tessuto scuro. Era chiaro che continuava ad allenarsi duramente, forse troppo, tra le pareti di una palestra o durante le sue sessioni di boxe. Non ricordavo esattamente quanti impegni sportivi avesse preso, ma la sua condizione fisica trasmetteva un senso di sacrificio e disciplina eccessivi. Il suo viso sembrava aver subito una trasformazione evidente, con le linee della mascella ora più affilate e pronunciate. E le nocche delle dita, che stringevano con forza l'asta della Gibson Les Paul, erano arrossate e ricoperte di piccoli cerotti, testimonianza delle lunghe ore passate a suonare e a lottare.
Mi domandai se tutto quel turbamento che lo attanagliava fosse dovuto a ciò che era accaduto con Theodore quella mattina alla scuderia. Non potevo più tacere, dovevo dirglielo.
«Archie, ti ho visto, quella mattina in scuderia, con Theo» confessai, sentendo la preoccupazione montare dentro di me nel vederlo in quello stato, senza avere alcuna idea di cosa stesse accadendo nella sua vita e se riguardasse me. «Che sta succedendo?»
Il suo sguardo si alzò su di me, i movimenti si arrestarono per alcuni secondi. «Non so di che stai parlando», rispose, cercando di mantenere la calma nonostante il tono accusatorio delle mie parole.
«Sto parlando che stavate per arrivare alle mani», ribattei, poggiando un braccio sulla sua scrivania «Di nuovo»
Il caos circostante colpì immediatamente i miei occhi: un posacenere quasi traboccante di cicche, una birra vuota abbandonata su un tavolino, plettri sparsi qua e là, e fogli con appunti disordinati, probabilmente le bozze di qualche nuova canzone. Era evidente che Archie aveva vietato l'accesso a chiunque alla sua stanza da tempo, nonostante avessimo un team dedicato a mantenere l'ordine nella nostra dimora quasi ogni giorno. Mi domandai se quella scelta fosse motivata dal desiderio di nascondere qualcosa, se ci fosse qualcosa che lui non voleva che nessun altro scoprisse.
