Chapter 21: La spilla

1.3K 124 62
                                    

[🎧 Miss Americana &
The Heartbreak Prince by Taylor Swift]

You play stupid games, you win stupid prizes
It's you and me, there's nothing like this
Miss Americana and The Heartbreak Prince
We're so sad, we paint the town blue

You play stupid games, you win stupid prizesIt's you and me, there's nothing like thisMiss Americana and The Heartbreak Prince We're so sad, we paint the town blue

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


❛ ━━・❪ ❁ ❫ ・━━ ❜

Chapter 21: La spilla

Adele

I dieci interminabili minuti trascorsi nel camerino del Wicked dopo quel presunto bacio con Theodore si sono rivelati un'eternità di imbarazzo. Eravamo agli opposti della stanza: io, impacciata vicino al divano, lui, imbronciato accanto all'armadio. L'aria intorno a noi sembrava carica di elettricità, come se un temporale di imbarazzo stesse per abbattersi sulla nostra testa. E in quel silenzio pesante, solo il ticchettio dell'orologio sembrava avere voce.

Bastarono soltanto tre minuti di quel silenzio imbarazzante prima che mi sentissi come se fossi in un romanzo di Jane Austen, e mi venne quasi voglia di dire qualcosa di spiritoso per rompere la tensione. Forse una frase ironica sarebbe stata perfetta per la situazione, del tipo "Beh, direi che siamo stati due imbecilli", ma le parole sembravano bloccate in gola, come se il mio cervello fosse troppo occupato a chiedersi cosa stesse pensando lui in quel momento.

«Le tue calze», mormorò Theodore, indicandomele con un cenno del mento. Erano strappate, per sua colpa, naturalmente, e per il suo essersi trasformato in un lupo mannaro davanti alla prima luna piena.

«Sì, le calze... giusto. Hai ragione.» La mia voce s'incrinò, come se cercasse di nascondere un segreto imbarazzante. Evitai lo sguardo di Theodore, conscia del mio volto che si colorava di un rosso involontario. Sembrava che ogni parola fosse un passo incerto su un terreno instabile.

Fui costretta a sedermi goffamente sul divano per togliermi le calze, come se quel gesto potesse distrarre da tutta la tensione nell'aria. Non avrei mai sopportato l'idea di uscire in uno stato del genere, soprattutto accompagnata da Theodore Lancaster.

«La tua camicia» risposi a malincuore, indicando le macchie di rossetto o blush, chissà, ma comunque glieli avevo lasciati io. Che stupida! Che errore! Mi morsi il labbro inferiore, cercando di nascondere la mia imbarazzante negligenza. Lo scrutai meglio: i piegheggi scomposti del tessuto e la sua cravatta Prada allentata. Forse potevo dire che lui era un casino quanto lo ero io.

In risposta, Theo aprì l'armadio alla ricerca di qualcosa. Doveva essere il suo camerino personale, pensai, considerando la varietà di capi che riuscii a intravedere all'interno: camicie impeccabili, felpe informali, polo eleganti. La mia mente divagò per un istante, immaginando le serate in cui Theodore non tornava a casa per restare qui. Avrei potuto facilmente immaginare, se non fossi stata consapevole dei suoi molteplici appartamenti a Londra, che questa stanza fosse un altro dei suoi rifugi, un luogo intimo in cui viveva parte della sua vita, lo dimostravano anche le coperte riposte sopra l'armadio.

Rêverie di Mezzanotte - 𝘽𝙇𝙐𝙀 𝙇𝙊𝙏𝙐𝙎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora