Chapter 44: Il dualismo sacro

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[Il Cielo In Una Stanza di Gino Paoli]

"Quando sei qui con me
Questa stanza non ha più pareti
Ma alberi, alberi infiniti"

"Quando sei qui con meQuesta stanza non ha più paretiMa alberi, alberi infiniti"

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[QUESTO CAPITOLO È AMBIENTATO NEL PASSATO E NON NELLA LINEA TEMPORALE
DEL PRESENTE DI RÊVERIE ]

Chapter 44: Il dualismo sacro

Theo.

Non ho mai pensato che il Wicked fosse un luogo minaccioso, pericoloso o in qualche modo dannoso per chi lo frequenta. Specialmente per chi si dedica al gioco, che poi è il vero cuore pulsante di tutto. Il gioco è liberatorio, un rituale di emancipazione delle proprie ombre e dei propri desideri. Anche se io non ne ho mai preso parte in prima persona, l'ho sempre percepito come una porta aperta su un mondo interiore, un mondo dove puoi essere ciò che vuoi, dare forma ai tuoi sogni più segreti senza ferire nessuno. È un modo per esplorare se stessi, per scoprire ciò che si cela dietro le maschere che indossiamo ogni giorno.

Quando io e Archie abbiamo deciso di prendere in mano questo locale, convincendo mio padre a darci la possibilità di trasformarlo in qualcosa che avrebbe attratto gli inglesi perversi come lui, come noi, ci siamo sentiti invincibili. C'era un senso di potere nelle nostre vene, la sensazione di essere intoccabili, di poter finalmente controllare il nostro destino. Era come se fossimo riusciti a dare uno schiaffo al passato, a prendersi gioco di lui, degli Spencer, e di tutto ciò che rappresentavano. La nostra intenzione iniziale era proprio questa: vendicarci simbolicamente di ciò che ci avevano fatto, di quel tradimento.

Abbiamo preso un luogo vecchio, stanco, e lo abbiamo trasformato, dandogli nuove stanze e nuove regole. Regole che tracciavano i confini del gioco, che definivano chiaramente i limiti del piacere, circoscrivendolo a due sole persone. Perché nel gioco del Re e della Regina non c'è posto per altri sovrani. Non ci sono orgie, niente threesome, nessuna concessione alla condivisione dei corpi. Puoi osservare, certo, puoi perfino invidiare, ma non puoi interferire, non puoi insinuarti tra un uomo e una donna che hanno scelto di giocare. Nel nostro mondo, il gioco è a due, sempre e solo a due. Diversamente da loro: il loro gioco era stato un gioco a tre.

Per quanto la scuola pitagorica possa osannare il tre come il numero perfetto, noi non l'abbiamo mai visto così. Per noi, il tre non rappresentava nessuna Trinità divina; era il numero dell'intruso, dell'elemento dissonante che rompe l'equilibrio. Tre era il preludio all'inganno, un numero che portava con sé il seme della discordia. Era un numero scomodo, maledetto. Tre è il numero che, quando lo moltiplichi, conduce al sei, al sei, al sei... al male.

Il tre, per noi, era caos. Era un'armonia corrotta, un disordine mascherato da perfezione. Un numero che portava con sé il germe della rovina, un triangolo in cui il terzo lato è sempre di troppo, sempre fuori posto. E noi abbiamo deciso di distruggerlo, di creare un luogo dove il due era l'unica via possibile, l'unica forma di purezza ammessa. Nel nostro spazio, il tre non aveva posto. Nel nostro regno, esisteva solo il dualismo sacro del corpo e della mente, dell'uno che si unisce all'altro in un gioco esclusivo e inviolabile.

Rêverie di Mezzanotte - 𝘽𝙇𝙐𝙀 𝙇𝙊𝙏𝙐𝙎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora