Chapter 30: I riccioli degli Spencer

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[Haunted - Beyoncé]

"It's what you do
It's what you see
I know if I'm haunting you,
you must be haunting me"

"It's what you doIt's what you seeI know if I'm haunting you,you must be haunting me"

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Chapter 30: I riccioli degli Spencer

Adele

La sera avvolgeva la città con il suo manto di crepuscolo rosato, e io mi sentivo come se tutto quel rosso si abbinasse perfettamente a me, come se fossi una parte integrante di quel tramonto vibrante. Era come indossare il mio rossetto preferito di Dior, che comunque avevo messo prima di uscire. Il vestitino rosso che indossavo era uno dei miei preferiti, un tesoro trovato in un piccolo negozietto durante i miei viaggi a Havana per incontrare i miei parenti. Il tessuto aderente si adagiava sulle curve del mio corpo con eleganza ma anche con quel pizzico di ribellione che non osavo mai, mentre la rosa abbinata sul collo aggiungeva quel tocco distintivo che gridava il mio nome.

Mia madre mi ha cresciuta ripetendomi costantemente gli stessi concetti.
Fin da quando ero bambina, non lo esplicitava direttamente ma era un messaggio implicito che trasmetteva anche ai parenti e ai colleghi di lavoro: "Adele diventerà una donna incantevole, conquisterà i cuori degli uomini. Guardala, somiglia a me, non siamo simili?". Non ero una ragazza ossessionata dal trucco e dall'apparenza; mi piaceva sentirmi bella, certo, ma in modo ingenuo. Ero sempre stata più un maschiaccio, avendo trascorso gran parte della mia infanzia giocando con mio fratello e Theodore. Non negavo la mia femminilità, ma non ero quella bambina che si sarebbe adattata al modello di bambola di porcellana che mia madre tanto desiderava. Poi è arrivato il giorno del mio quattordicesimo compleanno e la questione dei miei capelli. I miei capelli ricci rappresentavano la mia firma distintiva, riccioli di un marrone caldo che adoravo nonostante la loro indisciplina. Era un tratto che condividevo con mia nonna, un legame che mi faceva sentire unica nel mondo. Mia madre, nell'incessante lotta per domarli, me li lisciava prima di andare a scuola, affidando poi il compito alla babysitter, che tentava invano di disciplinarli. Ogni pettinata era una battaglia persa, ogni ricciolo che perdeva la sua forma era una parte di me che si sgretolava. Ricordo di aver pianto di fronte allo specchio, vedendo i miei capelli ribellarsi a quella forzatura, e dovevo asciugare le lacrime in fretta quando sentivo i passi di mia madre avvicinarsi alla mia stanza per controllare che tutto in me fosse perfetto. Quale legame poteva esserci tra i miei capelli e il mio compleanno? Come accennavo prima, la risposta arrivò nella mattina del mio quattordicesimo compleanno, il nove aprile, quando mia madre mi svegliò annunciandomi una sorpresa. Indossando una felpa e le Converse, mi accomodai in macchina accanto a lei, ansiosa di scoprire cosa nascondesse quel luogo misterioso che mia madre aveva scelto per il mio compleanno. Ma la sorpresa si trasformò rapidamente in un'amara delusione quando ci trovammo davanti a uno dei parrucchieri più rinomati di Londra.

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