Chapter 8: Le feste di Gatsby (Parte I)

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[Mad About You (Orchestral Version) - Hooverphonic nei media]

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Chapter 8: Le feste di Gatsby (PARTE I)

Adele

Passare il pomeriggio a studiare al Mäuschen era una delle cose che più amavo. Quel luogo era un misto tra una libreria e una caffetteria, mettevano della buona musica in sottofondo e facevano i cinnamon roll più buoni di Oxford. Avevo il mio posto, vicino alla finestra. Mi mettevo le cuffie e mi isolavo completamente da tutto ciò che mi circondava, delle volte mettevo pure il cellulare in modalità studio così da non avere nessuna distrazione ma purtroppo per me, quel pomeriggio, me ne dimenticai. Ero già un po' scossa per aver rivisto Elliot, leggevo ma il mio cervello non riusciva ad apprendere nessuna parola dalle pagine sotto il mio mento. Avevo la sua immagine impressa, come un fantasma che si aggirava tra le righe del mio libro di filosofia. Sentivo il profumo del caffè mescolarsi con il ricordo della sua risata, e ogni volta che alzavo gli occhi dal testo, sembrava che il suo sguardo si riflettesse ovunque in quel luogo. La luce del tramonto filtrava attraverso le tende, tingendo la stanza di toni caldi e avvolgenti e il profumo della cannella si insinuava dolcemente nelle mie narici, tentando di distrarre la mia mente inquieta. Ma la trama del libro che giaceva sul tavolo davanti a me rimaneva sospesa nell'aria, incomprensibile, persa tra le pagine e i ricordi che quell'uomo aveva risvegliato in me. E improvvisamente, come un fulmine nel buio della memoria, ricordai tutto. Ogni singola cosa che era accaduta due anni prima, durante quel periodo che fu sia il più dolce che il più cruento della mia vita.

Il nostro primo incontro sorse nell'abbraccio di una calda serata d'agosto, a Saint-Tropez, tra i profumi avvolgenti di mandarini e l'aria carica di umidità. Quella sera indossavo un vestito leggero dai toni delicati della carta da zucchero, decorato con piccoli fiori di gelsomino sulla stoffa, mi trovavo seduta accanto a mia madre. Mentre lei e mio padre si perdevano in chiacchiere e gustavano del Pastis ghiacciato con gente facoltosa, io cercavo di seguirli, ma la mia attenzione era rapita da Elliot Beaumont. Il gusto della liquirizia si scioglieva dolcemente sotto la lingua mentre cercando di evitare i suoi occhi, ma era chiaro che anche lui faticava a distoglierli dai miei. Non voglio esagerare, ma il carisma di Elliot e la sua bellezza mi rapirono sin da subito e posso affermare di non aver mai visto nessun uomo indossare una modesta camicia di lino con tanta eleganza quanto lui.

Ricordo ancora la prima frase che mi rivolse. Mentre mi allontanavo dalla cena, sospiravo affinché ogni mio passo fosse un invito sussurrato, un "ti prego seguimi, ti prego alzati e vieni da me". La barriera dell'età tentava di frenarmi, non volevo illudermi troppo, ma desiderai ardentemente di veder crollare in quell'uomo ogni norma morale a causa mia.
Lo attesi per otto lunghi minuti, un'eternità avvertita in ogni mio battito del cuore, li contai uno per uno. Ferma, osservavo il mare dal cortile, già sospirando per la delusione imminente. Tuttavia, quando mi voltai, lo trovai proprio alle mie spalle, con un sorriso incantevole e le mani in tasca. Potrei affermare che forse era sempre stato lì, intenzionato a farmi assaporare ogni piccola goccia del nettare dell'incertezza. "Aspetti qualcuno?" mi disse semplicemente questo, affiancando una risatina.

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