Chapter 46: La disputa tra Horus & Seth

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[ Greek God di Conan Grey]
"Then why don't you go get your gun?
'Cause you don't really hate me
(You're a little baby)"

[ Greek God di Conan Grey]"Then why don't you go get your gun?'Cause you don't really hate me(You're a little baby)"

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Chapter 46: La disputa tra Horus & Seth

Adele

Il pranzo al Ritz si trascinò come un lento e sfinente martirio per la mia mente già esausta. Il menù, in quella sala ornata di specchi dorati e tovaglie bianche immacolate, cambiava raramente, e di conseguenza non variava nemmeno la mia ordinazione, sempre la stessa da almeno tre anni: consommé, sogliola alla meunière, e la solita tartina.

E come avevo fatto, senza perdere la calma, ad ascoltare mia madre mentre si immergeva con fervore nei dettagli più scabrosi su come la Signora Sarah Fannedy fosse stata scoperta dal marito nel bagno privato del Wing Club in compagnia di uno dei giovani e affascinanti camerieri? Davvero, non ne ho la più pallida idea. Forse perché, mentre lei si lanciava nell'ennesimo pettegolezzo, io mi ero rifugiata in una forma di autoconservazione: concentrandomi a contare, una a una, le minuscole foglioline di prezzemolo sulla mia tartina, come se il destino del mondo dipendesse da quel banale esercizio mentale. Era l'unico modo per non farmi sopraffare dalla ridicola ipocrisia che galleggiava nell'aria. Perché lei, mia madre, osava parlare così liberamente, quando la sera prima si era dileguata con il Signor Lancaster, con l'aria di una liceale ribelle, durante una festa in casa nostra.

La sedia rivestita di velluto rosso che mi stava di fronte, quella che avrebbe dovuto occupare Archie, era rimasta desolatamente vuota per tutto il pranzo. Non si era degnato di presentarsi, e i miei, come se nulla fosse, non avevano mostrato nemmeno una briciola di preoccupazione. Non una parola su di lui durante le estenuanti conversazioni che avevano riempito il tavolo, come un fiume incessante di parole prive di sostanza. Il gossip regnava sovrano, ma mio fratello, evidentemente, non rientrava nei temi caldi della giornata.

Con il telefono strategicamente nascosto sulle gambe, avevo dato una sbirciata rapida ai suoi profili social, nella speranza di trovarci almeno un indizio. E ovviamente, Archie non aveva mancato di far sapere a tutti i followers dove fosse: aveva postato una storia su Instagram del suo Mercedes Classe G, parcheggiato in solitaria davanti a una scogliera battuta dal vento, con una traccia di Frank Ocean in sottofondo e il testo che si susseguiva. Che gli era passato per la testa? Davvero aveva deciso di trascorrere la notte di Natale in un luogo sperduto, lontano da casa e completamente solo? Eppure, chi ero io per giudicare? Io avevo passato la mia in modo decisamente poco ortodosso, godendomi la compagnia di Theodore su ogni superficie possibile del suo appartamento.

Prima di fare ritorno a casa, avevo deciso che sarei passata a trovare Nicholas. Tra pochi giorni sarei partita per Parigi, maledizione, per quasi tre settimane, e non potevo andarmene senza prima parlare con lui. Avevo bisogno di un chiarimento, di una spiegazione. Era il mio migliore amico, eppure era sparito all'improvviso, senza una parola, come se tutto quello che avevamo condiviso non fosse mai esistito. Non avrei mollato. Dovevo parlargli, raccontargli cosa era successo con Theo, aggiornargli sugli ultimi sviluppi con i miei genitori, e, soprattutto, dirgli che Elliot mi aveva scritto quella stessa mattina.

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