Chapter 19: La Nefertiti di Theodore Lancaster

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[🎧 Cry Me A River, cover by Tommee Profit]

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Chapter 19: La Nefertiti di Theodore Lancaster

Adele

In situazioni simili, avrei dato qualsiasi cosa pur di eludere la mia parte umana. Spegnerne ogni emozione e sensazione sarebbe stato un desiderio ardente. Avrei voluto immergermi in un sonno profondo, sfuggendo alla realtà e sganciandomi da ogni coinvolgimento. Oppure, riattivare la mia razionalità con un bottone, riportando alla mente l'uomo che ho sempre etichettato come uno spregevole figlio di papà, un manipolatore che si diletta nell'uso delle persone per contrastare la monotonia. Il mio giudizio su quel principe non è cambiato, è rimasto saldo. Tuttavia, il mio corpo persiste nel disobbedire, rifiutando di ascoltare la mia mente.

Era un dannatto déjà vu. Come quando mi aveva guidata nella stanza del loto. Le sue mani non avevano nemmeno sfiorato la mia pelle, eppure la mia mente si era immediatamente scagliata contro quel desiderio nascente, come se fosse in preallarme, pronta a respingere un pericolo imminente. Non sapevo se odiare di più il mio, di corpo, o il suo.

«Non sei in te» sussurrai all'inizio, ma poi, con voce più severa, sollevai il mento con fierezza. «E mi disgusti quando esprimi pensieri di questo genere. Sei volgare. Volgare e maleducato»

In quei momenti era come se Theodore non fosse più Theodore. Non ero abituata a restare in silenzio, né a cedere durante le nostre dispute; era sempre stata, per me, una questione di principio che mi perseguitava fin dai primi anni dell'Università. Eppure, accadeva questo: Theodore si trasformava, ed era come se diventasse la personificazione del Wicked e, pur mantenendo intatti i suoi lineamenti perfetti e distinti, i suoi occhi ambrati non portavano più con sé la sua storia né l'ombra della sua famiglia. Il principe che tutti conoscevano diventava ciò che era davvero: il sovrano di quel luogo, la voce suadente che guidava i dannati verso il peccato, il tentatore che sembrava desiderare trascinarmi con sé nell'abisso.

«Non sei te stesso, Theo. Mi disgusti. Sei volgare.» cercò di emulare il mio tono, ma il suo sorriso assunse una sfumatura oscura, come se stesse sorridendo in modo sinistro. «Non hai idea di chi io sia veramente, Adele. E non comportarti come una puritana che, dopo ciò che ho visto in quella galleria, non me la bevo»

«Lo vedo dai tuoi occhi» replicai, ignorando le sue assunzioni sulla mia vita privata. «Sei passato dall'Occhio prima di venire qui?»

Capì istantaneamente a cosa mi stessi riferendo: la droga. Sebbene non fossi del tutto certa, non c'erano alternative plausibili alla sua audacia. Era impensabile che desiderasse me, no, era impossibile. Io e lui non avevamo mai nutrito desideri reciproci, quindi doveva essere sotto l'effetto di qualcosa. La stessa deduzione potevo applicarla a me stessa, anche se sapevo che l'unico boccone che avevo preso prima di arrivare lì era un soufflé al cioccolato. Eppure, in quel momento, desideravo ardentemente che non si allontanasse e continuasse a toccarmi, un desiderio fuori dal mio controllo e alieno a tutto ciò in cui avevo creduto.

Rêverie di Mezzanotte - 𝘽𝙇𝙐𝙀 𝙇𝙊𝙏𝙐𝙎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora