Chapter 47: La comodità delle suite del Ritz

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[Paris di Sabrina Carpenter]
"So I took myself where I think I should be
Something told me that it's waiting here for me
Parisian nights, Parisian high, Parisian breeze
Feeding me like medicine, feeding me like medicine,"

[Paris di Sabrina Carpenter]"So I took myself where I think I should beSomething told me that it's waiting here for meParisian nights, Parisian high, Parisian breezeFeeding me like medicine, feeding me like medicine,"

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Chapter 47: La comodità delle suite del Ritz

Adele

Dopo aver respinto con una certa fermezza le avances di Theodore, mi allontanai, lasciandolo tornare al suo posto con quella sua aria di sfida e compiacimento, come se fosse abituato a sentirsi dire di no, ma senza mai prenderlo troppo sul serio. Naturalmente, non prima che, con quella sua insistenza quasi affettuosa, si fosse assicurato che avessi effettivamente mangiato quel Cinnamon Roll che mi aveva offerto. Era come se il suo gesto, apparentemente innocuo, avesse un sottotesto ben più profondo, qualcosa che non riuscivo a decifrare del tutto. Lo osservai con la coda dell'occhio, cercando di non dare troppo nell'occhio mentre, in una sincronia quasi comica, tirammo fuori dai nostri rispettivi bagagli due libri. La copertina del suo, anche solo a un rapido sguardo, mi risultò subito familiare. Sartre. Non c'era bisogno di essere troppo curiosa, ma in qualche modo, non potei fare a meno di notare quella scelta così deliberata. Mi sforzai di tornare alla mia lettura, anche se, mentre il tempo scorreva lento, il mio interesse vacillava, sfuggendo via come sabbia tra le dita.

Dopo meno di mezz'ora, i miei occhi si sollevarono ancora una volta, quasi spinti da una forza magnetica. Theodore era completamente immerso nel suo libro, come se il mondo attorno a lui fosse solo un fastidio lontano. Non era la prima volta che lo vedevo così, e c'era qualcosa di misteriosamente affascinante in quel gesto apparentemente ordinario. I suoi occhi, socchiusi con una certa grazia naturale, seguivano le righe con la lentezza di chi gusta ogni parola, mentre il libro sembrava quasi fluttuare tra le sue mani, sospeso in un equilibrio perfetto tra disinvoltura e consapevolezza. La sua postura rilassata tradiva un'attenzione nascosta, come se, pur essendo assorto, non avesse mai smesso di vigilare su ciò che accadeva intorno a lui.

Sentii il suo sguardo su di me ancor prima che si voltasse, cogliendomi in flagrante. Per un istante, il nostro sguardo si incrociò e un sorriso appena accennato piegò gli angoli delle sue labbra.

«Leggi Simone de Beauvoir, Adele?» domandò, con quella calma che sembrava sempre voler mettere alla prova la mia pazienza. Indicò il mio libro con un leggero movimento della testa, come se fosse stato un gesto del tutto naturale.

«E tu stai leggendo Jean-Paul Sartre,» risposi, non tanto per vanità, ma per ristabilire l'equilibrio. C'era un tono di sfida nella mia voce, anche se sotto la superficie sentivo una sottile complicità tra di noi. Notai, non senza una certa soddisfazione, che il suo libro era in lingua originale – proprio come mi aspettavo da lui.

Rêverie di Mezzanotte - 𝘽𝙇𝙐𝙀 𝙇𝙊𝙏𝙐𝙎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora