Capitolo 51

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L I A M

Un fuoco che brucia a fiamma bassa, senza mai spegnersi del tutto.

Ecco come descriverei il tipo di rabbia che da anni si è annidata sotto la mia pelle, facendomi marcire le ossa.

Una rabbia costante, un'emozione complessa e stratificata. Un intreccio di sentimenti che va ben oltre la semplice irritazione.

Spesso, la rabbia è legata alla frustrazione che nasce quando ci si trova bloccati tra ciò che si desidera e la realtà che, in un modo o nell'altro, lo impedisce.

A volte il mondo sembra proprio ostile e inaccessibile: si vorrebbe reagire, agire, ma non si sa come, o ci si sente incapaci di farlo.

La rabbia, allora, diventa una sorta di difesa.

Anche se dolorosa, è comunque un modo di sentirsi vivi, di avere una reazione.

Dopotutto, provare rabbia è meglio di non provare niente. Adam, che ne sa più di me, me lo ripete sempre.

Alcune persone, compreso me stesso, sperimentano un po' di sollievo solo quando sono con qualcuno che li fa sentire compresi, coloro che rappresentano una sorta di "pausa" dal loro malessere quotidiano.

È per questo che la rabbia sembra affievolirsi in certe situazioni: con certe persone, si ha l'impressione di poter finalmente abbassare la guardia, di lasciare andare un po' di quel peso che normalmente si porta dentro.

Ma, per l'appunto, è solo una tregua. Una parentesi fragile.

Perché la rabbia non se ne va mai del tutto.

Rimane lì, come un fuoco latente che aspetta solo di essere risvegliato. La sua fiamma torna ad ardere nel momento esatto in cui rimango solo, come un loop interminabile che non mi concede pause, che ingoia ogni mio tentativo di andare avanti.

Non importa quante cose belle mi accadano, quanto supporto io riceva, o quante persone come Alexa, Brooke o Cayden cerchino di aiutarmi. Rimango sempre quel bambino arrabbiato, pronto a esplodere per la più piccola sciocchezza.

Il figlio di mio padre. L'irrecuperabile.

A volte penso che chiunque si sforzi di aiutarmi stia solo sprecando il proprio tempo, che in fondo non posso cambiare, perché, anche se provo a disintossicarmi, a migliorare, è come se fossi destinato a ricadere in continuazione.

Non faccio che ripercorrere lo stesso sentiero, scavando un solco sempre più profondo.

Il rumore dei bicchieri che si toccano e l'aroma di alcol mi colpiscono come uno schiaffo in pieno viso.

Uno dei ragazzi al tavolo accanto ride forte, buttando indietro la testa, e noto i suoi occhi velati, le guance arrossate.

Si gode la sua dose di oblio, e per un istante desidero fare lo stesso.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 10 hours ago ⏰

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