RICORDI capitolo 3

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Shouta Aizawa era ancora nell'ufficio dei docenti a sistemare dei documenti per il giorno dopo, le nuove leve avrebbero fatto il loro ingresso al liceo U.A e sostenuto il loro esame di ammissione. La pioggia aveva smesso di cadere, imbruniva e il cielo già grigio si stava spegnendo del tutto.

La sua postura incurvata sulla sedia era aggravata anche dalla stanchezza visiva, ormai con un solo occhio funzionante era diventato più pesante terminare una normale giornata scolastica, aveva però sopperito alla visuale ridotta portando costantemente legati i lunghi capelli e chiesto un piccolo aiuto alla sezione supporti con un nuovo paio di occhiali che amplificava la visuale del suo occhio buono permettendogli di poter usare per brevissimi istanti il suo quirk. Ormai non poteva più usarlo in battaglia, si era ritirato da quelle cose, era diventato un docente a tempo pieno e il suo quirk tornava ancora utile quando aveva a che fare con qualche ragazzino fuori dalle righe.

Il cellulare dimenticato sotto la pila di documenti che stava preparando squillò ovattato, lo prese svogliatamente sperando non fosse Mic che lo invitava di nuovo ad una serata fuori, era un messaggio da un numero che non aveva in memoria, sicuramente qualcuno che aveva sbagliato destinatario. Quando lesse la prima riga rimase sbigottito

Ciao Shouta sono Akiko....lo so che non ci sentiamo da tempo ma è per una questione importante. Incontriamoci al bar all'angolo della U.a tra un'ora .

Che dannato scherzo di cattivo gusto! Akiko non la vedeva né sentiva da tempo, non poteva certo essere lei. Era andata via dal Giappone all'ultimo anno di liceo, circa vent'anni anni prima, e non l'aveva più rivista, non sapeva nemmeno dove fosse stata tutto quel tempo e ora si ripresentava dal nulla. Non era possibile!

Gli tornarono in mente i giorni della sua gioventù quando era uno studente in quella stessa scuola e nella sua classe c'era quella ragazza che gli fece perdere la testa. Akiko Horimoto era di una famiglia benestante, erano noti scienziati e non avevano accettato la scelta della figlia di voler diventare una eroina. Lei testarda com'era aveva fatto la domanda per l'ammissione di nascosto e passato il test d'ingresso, i genitori furono costretti ad approvare l'ammissione per non scatenare notizie sui giornali.

Akiko aveva lunghi capelli rossi, grandi occhi viola pieni di vitalità, era solare e vivace, testarda e decisa. Aveva un quirk quasi insolito, era una telepate: riusciva a manipolare la mente di una persona spingendolo a compiere azioni contro la sua volontà e modificarne i ricordi. Il suo utilizzo era molto estenuante, richiedeva una grande forza mentale e lo aveva sviluppato con tanto allenamento da quando si era manifestato all'età di quattro anni. I genitori che avevano sempre dei quirk di tipo psichico erano molto severi e nella famiglia vigeva il motto del controllo e della disciplina.

Lei però aveva uno spirito libero, forse proprio mosso dalla rigidità a cui era abituata, e divenne amica di tutti con facilità, in particolare le piaceva stuzzicarlo, lui sempre in disparte, un asociale nato, annoiato da quello che lo circondava.

Con i suoi modi gentili e delicati riuscì a fare breccia nella sua apatia e alla fine si innamorarono. Passarono gli anni del liceo insieme, fu un amore intenso e profondo, lei fu il motore della sua vita e lo affiancava nella sua ambizione di divenire un eroe insieme ai suoi migliori amici, era convinta sarebbe riuscito ad essere un eroe diverso da tutti gli altri.

I loro dolci incontri gli facevano provare emozioni fortissime, lui che era un apatico per natura ma Akiko lo portava verso sensazioni idilliache.

Poi un giorno fu costretta ad abbandonarlo, così, improvvisamente. I genitori avevano trovato il modo di stroncare la sua malsana idea di essere una eroina, si trasferirono in Europa dove avevano accettato un incarico di direzione in un laboratorio a Berna per lo studio dei quirk.

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