SVOLTA capitolo 20

19 1 0
                                    

In infermeria presto!"

Aizawa era preoccupato per le condizioni delle figlia, non si sarebbe perdonato se le fosse successo qualcosa. Akiko gli aveva raccontato della potenza che poteva sprigionare ma vederla e percepirla di persona non era stata la stessa cosa.

Non era stato capace di essere un degno sostegno per lei. Poteva solo immaginare quello che aveva provato nel ricordare un passato doloroso, come doveva essersi sentita? Sopraffatta dai ricordi strazianti, in balia di emozioni negative, il suo animo si era disintegrato, incapace di contenere la sua disperazione. In qualche modo però era stata in grado di arrestare quella potenza distruttiva, facendola implodere in lei per evitare altri danni. Non riusciva ad immaginare quello che aveva sentito nel suo corpo. I segni che aveva erano la prova che il potere dentro di lei fosse di un altro genere di quello con cui era nata.

Conosceva quirk del fuoco, ci si era anche scontrato in passato, ma quella gli era sembrata un altro tipo di fiamma. Perché avevano fatto esperimenti su di lei? Cosa volevano dimostrare i suoi nonni? E soprattutto chi era quell'organizzazione che aveva avuto accesso ai dati delle ricerche? Le domande si affollarono nella sua mente, in pensiero per lei, sua figlia. Mai avrebbe permesso le succedesse qualcosa!

Anche Katsuki, che la teneva in braccio, era preoccupato. Si stava convincendo che la causa di tutto fosse lui. Se non avesse avuto tutta quella confusione in testa, se non avesse provato quelle emozioni e l'avesse ascoltata, se per una volta si fosse fidato, non sarebbe accaduto nulla. Lei non avrebbe perso il controllo se non l'avesse esasperata, pur di non passare per fesso, per quello debole aveva, come sempre, calpestato gli altri. Non aveva dato peso ai sentimenti di Dafne.

Una volta portata in infermeria fu affidata alle cure di Recovery girl.

I due erano rimasti fuori l'ambulatorio nel corridoio antistante.

Katsuki non stava fermo, camminava su e giù come se volesse creare un solco nel pavimento, sbuffava impaziente. Aizawa era immobile, all'apparenza calmo, ma dentro lo attanagliava una paura mai provata prima nemmeno quando era un eroe e metteva in gioco la sua vita per salvare gli altri.

Voleva solo che la figlia stesse bene.

"Grazie Bakugo per aver agito in modo tempestivo"

"Sono abituato ad intervenire nelle situazioni critiche"

"Eri già lì prima che scattassero gli allarmi"

"Che vuoi che ti dica vecchio?"

"So che ti aveva chiesto un addestramento diverso e da come interagite avete stabilito un qualche legame"

"Tu parli di legami con Dafne? Mi ha detto che sei suo padre"

"Forse dovresti sapere anche tutto il resto se vuoi starle accanto"

Aizawa si accorse dello sguardo interrogativo di Katsuki e continuò

"Puoi essere la persona più forte del mondo ma se non condividi con qualcuno i tuoi successi ti sentirai sempre incompleto"

Katsuki non rispose, si limitò a guardarlo con occhi dubbiosi, cosa avrebbe dovuto sapere ancora di Dafne? Cosa voleva intendere nel dire starle accanto? Cosa aveva capito Aizawa? Possibile che dall'esterno era così chiaro quello che lui cercava di soffocare con tutte le sue forze?


Dafne si risvegliò dopo un giorno intero, aveva esaurito ogni briciolo di energia, le ferite erano guarite, ma quelle dell'animo e della mente non potevano essere sanate da un quirk.

Quando riprese conoscenza, il padre era vicino al letto e l'abbracciò visibilmente sollevato. Era bello guardare gli occhi di quel papà che l'amava, la sosteneva e la confortava.

Era difficile realizzare di aver un quirk distruttivo che se non controllato poteva uccidere, quello che aveva fatto in passato la inorridiva e accettarlo era un altro macigno da portarsi dietro. Era stata condannata ad avere un potere troppo devastante. Aveva considerato la decisione della madre di vivere nel controllo, come una punizione e invece era dettata solo dalla consapevolezza di quello che poteva scatenare. Era stata dura con lei, si era sempre ribellata alle limitazioni imposte in qualche modo, in nome di una presunzione di libertà che pensava le era di diritto. Ma un po' come gli eroi che avevano il dovere di difendere gli altri, mettendosi al servizio dei più deboli, lei aveva il dovere di non essere un pericolo per gli altri. 

Che sciocca! 

Sarebbe stato meglio che in quella devastazione che aveva scatenato da bambina fosse sparita anche lei. Avrebbe evitato tante altre sofferenze alla madre e al padre. Forse sua madre sarebbe ancora viva!

La mente cambiò repentinamente l'oggetto della riflessione. 

Katsuki!

Chissà se era preoccupato per lei! Il pensiero di lui la scosse da quelle assurdità che aveva concepito nella testa. Con lui si sentiva al sicuro, era riuscito a raggiungerla nonostante il disastro che aveva combinato e l'abbraccio in cui l'aveva avvolta l'aveva fatta sentire....amata?

Le aveva detto qualcosa tra le fiamme, era stato un bisbiglio, un mormorio 

persona speciale.

Era sicura di averlo immaginato perché era quello che avrebbe voluto sentire da lui.

Seppe dal padre che Katsuki si era informato sulle sue condizioni e lo aveva messo al corrente del suo passato. Dafne aveva il timore che Katsuki l'avrebbe guardata in un altro modo ora che sapeva quello che lei aveva passato e cosa aveva fatto da bambina. Lui era un eroe e loro non uccidevano, sapevano controllare i loro quirk. Erano di esempio agli altri, lei invece aveva rischiato di uccidere ancora altra gente. Doveva spiegargli quello che era successo, non voleva che le cose tra loro cambiassero.

"Tesoro concentrati sulla vita qui a scuola. Manca poco alla fine dell'anno scolastico, pensa a concludere l'anno. Al resto ci penseremo dopo"

Il padre aveva ragione, forse pensare troppo a quello che era accaduto in passato non serviva a nulla. Aveva bisogno di avere un periodo di normalità , ora che i ricordi erano tornati, avrebbe seguito il suo consiglio.

La cosa principale da fare, era parlare con Katsuki.

Lui però la evitava. Dafne pensava di essere riuscita ad avvicinarsi a lui, era convinta di aver avvertito che si fosse creato un legame tra loro, ma lui aveva eretto un muro, di silenzio e di indifferenza. Non le parlava, faceva in modo di non rimanere da solo con lei e cambiava strada se la incrociava. Perché si era spinto a tanto per salvarla se poi era come se fossero tornati degli estranei?

Andò avanti così per qualche giorno, poi Dafne si stancò del suo comportamento e decise di affrontarlo apertamente.

Bussò alla porta della sua stanza, lì non avrebbe potuto evitarla, al massimo poteva cacciarla ma avrebbe rischiato.

Frangipane e spezieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora