Capitolo 12

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La luce della luna penetrava dalla finestra con le tende deliberatamente lasciate aperte, un raggio illuminava il letto che aveva lenzuola bianche di seta, una libreria su tutto il lato sinistro della stanza denotava una passione per la lettura, una poltrona di un tessuto chiaro era posizionata in modo da avere le spalle alla finestra e un libro aperto era stato lasciato sopra, segno che stava leggendo. Un attrezzo di legno da esercitazione in un angolo faceva pensare che si allenasse anche nella sua stanza. Questo fece sorridere Katsuki. Dafne era una così fragile creatura ora che l'aveva tra le braccia e ripensare allo scontro del pomeriggio non riusciva a capire come un corpo così minuto e delicato potesse avere tutta quella forza.

Gli aveva raccontato che aveva passato la vita ad addestrarsi sin da quando ne aveva memoria: la meditazione e la pratica della respirazione erano state le sue compagne, gli attrezzi delle arti marziali i suoi giocattoli; aveva parlato di una madre che non c'era più e mai di un padre, per qualche strana ragione provò compassione per lei. Lui aveva avuto un'infanzia normale e felice, aveva una famiglia che lo supportava anche se il rapporto con la madre era tutto particolare, la trovava troppo invadente e una vera rompipalle. Lei invece doveva sentirsi molto sola!

L'adagiò sul letto e si ritrovò a guardarla con desiderio, stava riprendendo conoscenza, aveva aperto gli occhi un paio di volte. Voleva che quegli occhi lo guardassero, voleva poter assaporare quelle labbra che dal colore immaginava sapessero di lampone, voleva scivolare sulle sue curve in modo attento, voleva sentire le mani di lei sul suo corpo.

Si ritrasse agitato. Che cosa stava pensando? Era impazzito?

Lui era l'eroe Dynamight non poteva lasciarsi andare a quelle cose eppure non riuscì a detestare quei pensieri.


Dafne ebbe una fitta alla testa, le si annebbiò la vista ed ebbe un mancamento; immagini esplosero come spilli che penetravano nel cervello, facevano male. Sentì nella sua testa grida e nel cuore una fitta. La cicatrice bruciava. Perse i sensi.

Si sentì sollevare di peso e un calore l'avvolse. Un profumo speziatole invase le narici, era un aroma caldo con sentore di piccante ma non troppo pungente, sapeva di fresco, le ricordava l'odore dello zenzero; mani calde la sostenevano con forza eppure il tocco era così delicato. Si abbandonò a quel contatto, si sentiva al sicuro, protetta. Non era avvezza a quella sensazione di sicurezza e voleva che non finisse mai.

Si sentì adagiare su qualcosa di morbido, il mio letto. Riaprì gli occhi un paio di volte, non riusciva a mettere a fuoco era ancora stordita, ma intravide una sagoma china su di lei.

Katsuki!

Fu assalita dal panico, non voleva farsi vedere in quel modo, non voleva dargli l'idea di essere debole. La testa le esplodeva, non riusciva a riprendere piena coscienza, si sforzò di mantenere la calma e trovare l'energia per tornare in sé ma fu nuovamente assalita da quelle immagini di poco prima: un laboratorio, attrezzi medici, persone con camici bianchi, una luce al neon, le rimase un grido strozzato in gola, provò dolore. Cos'erano quelle immagini?

Cercò di riaprire gli occhi per l'ennesima volta, la luce della luna filtrava dalla finestra e le trasmise tranquillità, si sforzò di mettersi seduta e le mani calde di Katsuki l'aiutarono a farlo, lui le parlò con tono sarcastico

"Sei caduta come un sacco di patate! Hai avuto un infarto perché ti ho vista così svestita?"

Dafne arrossì e si ricordò di avere addosso una camicia da notte, in modo goffo cercò di coprirsi meglio, si aiutò con il lenzuolo e provò a ritrovare un contegno. Era imbarazzata, Katsuki era nella sua stanza e lei aveva addosso un misero abbigliamento che lasciava gran parte del corpo scoperto. In quell'edificio i riscaldamenti erano troppo alti e non riusciva a dormire con un pigiama intero.

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