PACE Capitolo 52

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Silenzio. Dafne si trovava in un posto completamente bianco, ogni cosa era candida, un ambiente che scaldava e tranquillizzava.

Era serena, fece un lungo respiro e si abbandonò a quella sensazione.

Aveva superato il limite e il corpo aveva ceduto ma aveva vinto la sua sfida, con il suo quirk, con le sue paure, con il dottor Kendo.

Il pensiero volò verso Katsuki, quanto gli sarebbe mancato! Scontrarsi con il dottor Kendo era stata la sua battaglia finale e in quel momento pur di salvare Katsuki si era spinta oltre. Il potere dentro di lei era stata una piena catastrofica, libero di uscire aveva travolto ogni cosa dentro di lei, decisa a manifestarlo completamente aveva sconquassato quella che incontrava. L'aveva sentito quell'incrinarsi di ossa e quell'esplosione degli organi interni. Non era stato doloroso in quel momento. Ma era stato come se da lei fosse fluita tutta la sua energia vitale e l'avesse scaricata completamente, lasciandola senza forze.

E ora che tutto era finito i suoi ricordi li avrebbe custoditi per sempre o sarebbero scomparsi nell'oblio?

Sapeva che la scelta di combattere fino allo stremo poteva dire morire ma era stata un'opzione ben accetta perché in quel momento si sentiva leggera, libera, in pace. Non aveva più la sensazione che dentro di lei ci fosse qualcosa che si muoveva come un flusso costante che le attraversava il corpo rendendola costantemente tesa. Poteva sembrare egoista perché non si stava preoccupando di chi aveva lasciato ma il suo disagio era stato troppo grande e aveva condizionato la sua vita fino a che , per grazia di qualcuno, le era stato concesso di conoscere cosa fosse l'amore di un padre, degli amici e di una persona che avrebbe contato più di tutti. E ne era felice. Non era stata una vita completamente solitaria.

In quel candore in cui si trovava era come essere in un posto ricoperto di neve, l'ambiente quasi luccicava come se il manto di neve fosse baciato dalla luce del sole. Una voce in lontananza chiamava il suo nome a ridestarla dai suoi pensieri. Usciva da un'immagine che tremolava davanti a lei, contorni sfumati di una figura che si faceva sempre più delineata, come quando si cerca di aprire gli occhi dopo una dormita e si prova a mettere a fuoco quello che si ha davanti.

"Mamma!"

Akiko si palesò davanti gli occhi di Dafne

"Tesoro mio, il tuo è stato un percorso tortuoso ma non volevo arrivassi a questo!"

"Va bene così mamma. Ora sono libera e quello che ho vissuto in questi ultimi anni è stata la migliore vita che potessi immaginare"

Dafne e la madre si abbracciarono. Le era mancata tanto e sentirsi al sicuro tra le braccia della madre ingigantiva la sua sensazione di tranquillità. Ma Dafne aveva ancora alcune domande a cui serviva una risposta. Si slacciò dall'abbraccio e con occhi bassi le rivolse quello che tarlava nella sua mente da quando aveva ricordato gli esperimenti

"Che cosa mi hanno fatto di preciso, mamma?"

"Di nascosto leggevo i risultati delle ricerche. Ti hanno impiantato diversi quirk per arrivare ad un composto ricavato dal tuo sangue che permettesse di avere un siero per fare in modo che i quirk non abbiano più effetti collaterali. In primis lo scopo era permettere al dottor Kendo di migliorare il suo ma l'obiettivo finale era quello di diffonderlo su vasta scala. Hanno sfruttato il tuo quirk di manipolazione dell'energia impiantando un quirk di tipo fuoco, senza le limitazioni che comporta un quirk di questo tipo. Non c'erano rischi di un surriscaldamento del corpo perché lo avresti alimentato in modo psichico. Ti cancellavo i ricordi ma le droghe che mi davano disturbavano il mio quirk, cominciavo a dimenticare anche io, interferivano con i miei neuroni. Per questo il mio quirk ha solo nascosto i ricordi, non potevo agire in modo più profondo, avevo paura di crearti problemi permanenti al cervello.

Per evitarti cicatrici sul corpo attivavano ogni volta il quirk di rinnovamento cellulare facendo in modo che incanalassi energia esterna, lo hanno sempre indotto quindi non puoi utilizzarlo a tuo piacimento"

Dafne era rimasta con lo sguardo rivolto verso il basso ad ascoltare le parole della madre che però aveva un tono tranquillizzante. Lei aveva assistito agli orrori a cui era stata sottoposta e non le aveva mai fatto pesare la condizione in cui si trovava.

"Tesoro mio, hai salvato tutti. Se non avessi manifestato quel potere da bambina ti avrebbero portato via"

"Ma ho ucciso delle persone"

"Ti sbagli Dafne, quelli che vennero a prenderti avevano fatto irruzione con un'altra squadra e ucciso tutti gli scienziati del laboratorio compresi i tuoi nonni. Hanno fatto sparire tutti quelli che potevano essere a conoscenza degli esperimenti. Non è stata colpa tua"

Un altro peso che scivolava via. Ora era tutto finito e stava...bene.

Il sorriso di Akiko era scintillante. Trasmise a Dafne tutto il suo amore per lei. Si presero per mano e attraversarono un tunnel bianco, una porta anch'essa bianca le separava da quello che c'era oltre. Dafne la spalancò e il sole le scaldò il viso. Il pensiero tornò su Katsuki gli augurò di andare avanti con la sua vita per far splendere la persona che era davvero.

Tre anni dopo

Katuki si era recato al conbini vicino casa per recuperare gli ingredienti per preparasi un katsudon. Odiava quelli precotti e quelli dei ristoranti quindi quando poteva preferiva prepararselo per conto suo. Aveva indossato il solito berretto nero calato fin quasi al naso e una felpa con cappuccio che lo faceva sembrare un delinquente ma almeno così la gente gli stava alla larga. 

Non era facile andare in giro senza che qualcuno lo fermasse ora che era diventato l'eroe Numero Uno. Aveva lavorato sodo e si era distinto in tante missioni. Sulla sua testa pesava il vessillo del sacrificio. In ogni impresa non si risparmiava, si immolava per la causa e gli era costato anche due dita della mano sinistra, un rene e una volta aveva rischiato anche un occhio: la cicatrice che gli attraversava mezza faccia ne era la prova. Aveva cambiato il suo obiettivo: non voleva essere il migliore per superare gli altri ma per salvare tutti. 

Non era riuscito a salvare la persona che aveva amato e questo lo aveva spronato a diventare un eroe migliore. Era diventato il Numero Uno l'anno prima e il nerd ne aveva approfittato per prendersi un periodo di riposo: pensare al marmocchio che era arrivato dopo il matrimonio era diventata la sua priorità. 

Alla fine anche il nerd lo aveva abbandonato al suo destino. Superare la morte di Dafne affogandosi nel lavoro era stata la scelta più sensata per lui anche se aveva voluto dire ridurre al minimo le interazioni sociali. Però la gente lo amava lo stesso. Dafne gli aveva insegnato ad esprimere le sue emozioni e anche se la rabbia era sempre quella dominante, si era lasciato andare anche ad altre tipi di sentimenti. La gente lo aveva visto preoccupato, fragile e sconvolto e questo aveva innescato nella folla la consapevolezza che lui fosse più umano di quanto immaginasse. Lo stuolo dei suoi sostenitori era aumentato quando avevano visto in lui il connubio tra l'eroe e l'uomo. Non aveva paura né dei nemici né delle debolezze umane.

Aveva pagato alla cassa e stava uscendo dal negozio con la busta della spesa in una mano quando un uomo gli sfrecciò davanti correndo. Aveva messo i piedi fuori dal locale e un movimento d'aria al lato sinistro lo fece mettere sull'attenti.

Girò il volto verso quel lato e due occhi marroni si piantarono nei suoi

"Merda, spostati".

Frangipane e spezieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora