LIBERTA' capitolo 13

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Dafne si era svegliata meno riposata del solito; quella notte, come quelle delle ultime due settimane , fu disturbata da quei maledetti sogni che via via diventavano più concreti, non erano più solo immagini frastagliate e slegate ma si erano trasformate in vere e proprie sequenze di immagini vissute.

Erano i suoi ricordi ne era sicura.

I suoi nonni che la portavano in un laboratorio dove le facevano degli esami perché volevano scoprire la natura del suo quirk, la madre che la guardava preoccupata e la sentiva parlare con degli sconosciuti

'E' solo una bambina, non acconsentirò mai'

Erano ricordi di una bambina di sei anni che doveva solo giocare e divertirsi, invece le lasciavano un senso di angoscia e cominciò a pensare che quella cicatrice sul petto era stata causata da qualcos'altro. La madre le aveva sempre raccontato che fu perché aveva abusato del suo quirk per questo doveva imparare a controllarsi.

Tante domande si affollavano nella sua mente, il padre avrebbe potuto aiutarla? Anche se non era mai stato presente, la madre non aveva mai negato la sua esistenza. Lo aveva sempre descritto come una persona straordinaria e la pregò di non odiarlo perché la sua assenza non era una sua scelta, non sapeva di avere una figlia. Aveva sempre visto negli occhi di sua madre un amore sincero e profondo verso di lui e in qualche modo innescò in lei la possibilità di volergli bene.

Visto che suo padre non sapeva della sua esistenza, aveva immaginato che forse un eroe sarebbe arrivato per portarle via da quella casa-prigione ma non accadde mai. Per questo odiava gli eroi. Sentiva alla televisione le notizie su di loro che salvavano le persone in difficoltà ma nessuno andò a salvare lei e sua madre. La delusione di una bambina di sei anni si radicò tanto nel suo cuore e portò avanti il rancore verso il mondo degli eroi che a quanto pareva non salvavano tutti. Loro intervenivano nelle situazioni rese pubbliche, come se le persone da salvare fossero solo quelle che potevano essere riprese durante il salvataggio. Non aveva mai compreso perché l'eroe doveva essere colui che appariva in tv, che si palesava tra le strade, che si faceva vedere. A lei bastava chiunque esso fosse, la cosa importante era che migliorasse la vita di chi salvava. Per lei mai arrivò. Lei, invisibile al mondo, nemmeno suo padre sapeva della sua esistenza, avrebbe fatto a meno di un eroe. Si sarebbe salvata da sola. Non aveva bisogno di nessuno.

Si recò nell'ufficio del padre dopo le lezioni. Gli raccontò di quei sogni e lui con espressione afflitta le disse

"Sono ricordi Dafne, si stanno manifestando poco a poco, tua madre me lo aveva anticipato. Non possiamo accelerare il processo dovrai essere paziente. Quello che ricorderai appartiene al passato non condiziona quella che sei. Io ti sono vicino"

Lo vide recarsi verso la scrivania , aprire un cassetto e prendere una lettera indirizzata a lei, sulla busta c'era il suo nome con la calligrafia della madre.

"Questa l'ha lasciata tua madre, mi ha pregato di dartela quando saresti venuta a chiedere aiuto, penso che qui troverai la risposta ai tuoi dubbi"

Con mani tremanti Dafne prese la lettera, non era molto sicura di volerne conoscere il contenuto. Era aumentata la paura per quello che avrebbe scoperto del suo passato, anche le parole del padre le avevano lasciato una sensazione di amaro in bocca e la percezione tangibile che quello che avrebbe ricordato non era affatto piacevole.

Tornò nella sua stanza, la lettera giaceva sulla scrivania e le stava alla larga come fosse un cane rabbioso che l'avrebbe morsa se si fosse avvicinata. Era in preda all'ansia: si sedeva sul letto, poi riprendeva a camminare su e giù nella stanza, poi dava qualche colpo al muk yan chong ma non riusciva a concentrarsi.

Nella testa riecheggiavano le parole della madre in modo prepotente

'Devi imparare a controllarti....quello che hai dentro può essere pericoloso....devi capire come gestirlo...gli altri potranno non capire'

Frangipane e spezieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora