REAZIONE capitolo 10

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Arrivarono le vacanze invernali, gli studenti così come tutto il corpo docenti avevano due settimane, le lezioni sarebbero riprese ad anno nuovo.

Dafne passò quel periodo dal padre così come il giorno di Natale e fu strano senza la madre, era il primo anno che avrebbe dovuto festeggiare quella ricorrenza senza di lei per il resto della sua vita.

I sogni si facevano sempre più incalzanti e disturbavano il suo sonno notturno. Aizawa si era accorto che era turbata per qualcosa, era molto distratta ultimamente negli addestramenti e si affaticava più facilmente.

L'ultimo giorno di vacanze lei decise di voler passare una giornata sola nel suo alloggio alla U.A., tanto l'indomani mattina sarebbero ripartitele lezioni ma ad Aizawa non gli era piaciuto il modo in cui se ne era andata. Gli aveva detto che aveva un forte mal di testa e voleva stare in un posto silenzioso dove non c'era nessuno. La ritrovò nella sala comune del terzo piano seduta sul divanetto, Aizawa le si accomodò accanto, voleva capire cosa le stesse succedendo, forse stava cominciando a ricordare come gli aveva detto Akiko.

Come avrebbe dovuto gestire i ricordi della figlia?

Già era difficile fare il padre figuriamoci affrontare una reazione di una ventenne ad una straziante verità. Decise di chiedere e basta.

"Tua madre mi disse che avresti potuto trovarti in una situazione di disagio. C'è qualche problema?"

Dafne si strinse in se stessa, non le piaceva essere confusa e sentirsi vulnerabile. Aveva sempre dovuto reprimere le sue emozioni, limitarsi, perché il suo quirk poteva essere ingestibile. La sua inquietudine non dipendeva solo da quei maledetti sogni che la disturbavano ma anche da quelle emozioni che provava quando era con Katsuki, ovviamente questo aspetto non lo confidò al padre, se ne vergognava troppo. Essere sopraffatta da tutte quelle sensazioni era seccante, non riusciva a ragionare in modo chiaro e rapido, si sentiva come in un mare in tempesta, una zattera sballottata di qua e di là dalla furia delle onde.

Percepì la nota preoccupata del padre e un po' la sollevò, sapere di quel padre che era in pensiero per lei e che le voleva bene la faceva sentire meno sola.

"Sento tante emozioni insieme e non so gestirle. E poi ho sprazzi di immagini, non capisco se sono ricordi. Mi esplode la testa. Cosa ho che non va?"

Il tono fortemente malinconico di Dafne fu un colpo per Aizawa, vederla così abbattuta era pesante perché non poteva fare nulla per aiutarla.

I ricordi stavano tornando e a quanto pare il processo era anche doloroso, gli venne spontaneo avvolgerla in un abbraccio di conforto carico di affetto, quella era sua figlia e il suo compito era quello di sostenerla e accompagnarla per affrontare insieme qualsiasi cosa sarebbe arrivata.


Katsuki da bravo diligente qual'era, decise di rientrare alla U.A. un giorno prima. In realtà era stato un modo per declinare l'ennesimo invito a casa della madre, il giorno di Natale non aveva fatto altro che rompere sul fatto che lavorasse troppo e che questo gli lasciava poco tempo per trovarsi una ragazza, non ne poteva più di quella cantilena. Erano anni che la sentiva sbraitare e lei, ogni volta, gli augurava di non morire da solo.

Che razza di madre!

Ne avrebbe approfittato per fare una seduta di allenamento, tanto in tutta la struttura non c'erano nessuno che gli avrebbe rotto le palle, salì nel suo alloggio per recuperare il borsone per la palestra e nella sala comune si ritrovò un siparietto sdolcinato.

Che cazzo stava succedendo?

Perché Aizawa o meglio un professore stava abbracciando una studentessa?

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