EQUIVOCO capitolo

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Il giorno dopo Dafne decise di parlare con il padre della lettera che gli aveva dato una settimana prima. Finalmente era tornato dal ritiro con la sua classe. Si incrociarono nei corridori dell'ala scolastica con uno sguardo d'intesa visto che non potevano manifestare alcuna reazione in quel contesto. Aizawa aveva visto il volto della figlia splendere di serenità e ne fu sollevato.

Dopo le lezioni decisero di fare una passeggiata nel cortile per parlare.

"Ti vedo serena, Dafne. La lettera ti è servita a quanto pare?"

"Diciamo che una serie di circostanze mi ha calmata"

Come poteva spiegare al padre che era stato Katsuki a darle serenità e che si sentiva legata a quell'Hero che inizialmente aveva odiato?

Ma cambiò subito umore e con tono preoccupato si rivolse a lui alludendo a quanto rivelato dalla madre nella lettera.

"Tu lo sapevi papà?" 

Quando Dafne lo chiamava in quel modo Aizawa sentiva dentro un forte senso di responsabilità nei confronti di quella figlia che non aveva potuto sostenere fino a quel momento. Non aveva avuto la possibilità di vederla crescere e guidare nei suoi primi passi, non era stato presente quando il suo quirk si era manifestato. Forse le cose sarebbero andate diversamente se Akiko gli avesse detto che aspettava un figlio da lui, non avrebbe permesso di farla andare via, non l'avrebbe lasciata nelle grinfie dei suoi folli genitori. Avrebbe risparmiato ad entrambe le sofferenze che avevano patito. Non riusciva a togliersi quei pensieri dalla testa, ma quello che era passato non poteva cambiarlo, doveva solo sostenere sua figlia, le avrebbe dato tutto il supporto di cui aveva bisogno. Ormai era grande non poteva più dirle come comportarsi ma avrebbe appoggiato ogni sua scelta, sciolto ogni suo dubbio e perfino asciugato ogni sua lacrima. Era stato un eroe per gli altri per tanto tempo adesso doveva esserlo solo per sua figlia.

"Tua madre mi ha raccontato tutto quel giorno quando ci siamo conosciuti. Non è stato facile neanche per me, mi ha messo difronte alle scelte che aveva fatto e ho dovuto solo accettare i fatti. Sei mia figlia Dafne ho già perso troppo di te. Io sono qui per aiutarti."

"Dimmi cosa dovrei ricordare allora! Questi ricordi cominciano a non piacermi ma non sono ancora completi"

"Non posso rivelarti quello che dovrai ricordare da sola, tua madre mi ha detto di non interferire con il processo"

Perché continuavano ad essere tutti così vaghi? Era infastidita e stanca, voleva sapere subito quello che era successo quando era bambina.

"Devi essere paziente, il quirk di tua madre poteva avere effetti devastanti, ha dovuto essere attenta per evitare danni permanenti. L'effetto sta svanendo, devi fare in modo che sia tutto più naturale possibile. Hai vissuto senza quei ricordi finora accetta che fanno parte del passato e basta"

"E perché ho la sensazione che quello che è successo non mi piacerà?"

"I tuoi nonni non erano sante persone, avevano la fissa dei quirk diversi e quando lo hanno ritrovato in te hanno voluto capire come si era generato. Non mi avevano mai visto di buon occhio, dicevano che ero inutile e che non meritavo la loro figlia"

"Quindi cosa hanno fatto?"

Dafne incalzava il padre a confessare quello che sapeva, non voleva più essere all'oscuro di tutto. In quel momento nel suo cervello si mosse qualcosa, un cassettino della memoria che si apre per lasciar fluire un ricordo. La scarica elettrica che l'attraversò fu più forte delle altre volte, la fece piegare in due. Poggiò le mani sulle tempie e la scena di anni prima si rivelò per intero.

"Abbiamo fatto ieri la puntura perché anche oggi?"  

Una Dafne bambina era in un laboratorio con un tizio in camice bianco, guanti e mascherina, si vedevano solo i suoi occhi. Occhi verdi inespressivi di un essere senza anima e lei ne aveva il terrore.

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